martedì 17 ottobre 2023

Sul conflitto arabo israeliano. Di Vincenzo M. D'Ascanio.


 

L’Accordo di Balfurd non fu l’unica dichiarazione effettuata dagli inglesi a favore di uno Stato Ebraico. L’accordo “Sykes Picot” era un accordo segreto tra francesi e inglesi dove di sottolineava che alla fine della guerra proprio francesi e inglesi si sarebbero divisi il Medio Oriente (inglesi e francesi, i grandi colonizzatori anche della nostra epoca, come dimostrano le pilotate guerre civili in Africa).

In sostanza, inglesi e francesi si divisero l’impero ottomano decaduto alla fine della guerra. Con una serie di accordi, alla Palestina spettò di essere dominata dall’Inghilterra, che propose un protettorato inglese su un territorio che in seguito sarebbe spettato agli ebrei.

Ad ogni modo il processo doveva essere lento, ma gli ebrei cominciarono a spostarsi verso Gerusalemme ancor prima che fosse dichiata l’esistenza dello Stato Ebraico. Naturalmente da questo atteggiamento gli arabi si accorsero che gli inglesi non avrebbero mai mantenuto le loro promesse (un grande Stato ebraico), ma era troppo importante avere un “avamposto occidentale,” se così lo possiamo chiamare, che vegliasse sui territori in questione.

Dunque gli ebrei, anche sollecitati dalla dottrina “Sionista” cominarono a spostarsi. Inizialmente nell’area erano presenti 60.000 ebrei e 700.000 arabi (1918).

Nel 1922 gli ebrei arrivarono presto a 84.000. L’incremento fu supportato anche da una politica cher permettesse agli ebrei di costruirsi fabbriche e diverse attività commerciali nella zona oppure le aziende agricole, chiamate Kibbuz.

L’immigrazione degli ebrei verso la Palestina fu controllata dai britannici, e gli stessi inglesi furono coloro che  collaborarono con gli inglesi per la costituzione dell’Hachanà, ovvero l’organizzazione militare che aveva il compito di difendere le proprietà dei coloni ebrei (è bene sottolineare che la crisi del 29’ arrivò a colpire anche i palestinesi, che vendettero i loro territori agli ebrei che, anche supportati dall’esterno, non avevano mancanza di liquidità.)

Tuttavia gli arabi si resero conto che gli ebrei stavano per diventare un numero sempre maggiore, per questo cominciarono i primi dissidi, alimentati anche dal fatto che l’Inghilterra non inviò delle truppe a difendere i coloni. Questo fatto portò gli ebrei ad autodifendersi andando a formare due gruppi distinti per fronteggiare gli arabi: “Irgun” e la “banda Stern,” che si sarebbe occupata nello specifico delle azioni terroristiche sia contro gli arabi, ma anche contro gli inglesi.

Nel frattempo la radicalizzazione politica ci fu anche da parte degli arabi, con la creazione della “Mano Nera,” che oltre agli atti terroristici invitò gli arabi a scioperare contro i datori di lavoro ebraici, e invitando alla “Guerra Santa,” che doveva essere condotta sia verso gli ebrei, sia verso gli inglesi. La radicalizzazione continuò sino al 1939, anno in cui il primo ministro inglese, Chamberlain, emanò “Il libro bianco”:  al posto di dividere la Palestina il paese sarebbe stato unificato, con la presenza equanime di ebrei e palestinesi e con la supervisione del governo inglese.

Tuttavia limitare l’immigrazione ebrea non fu una decisione particolarmente saggia, anche perché nel 1939 il nazismo era al massimo della sua espansione, e proprio nel 1939 i nazisti avevano invaso la Cecoslovacchia, spedendo migliaia di persone nei campi di concentramento dell’Europa Orientale.

Inoltre i palestinesi si trovarono coinvolti nella seconda guerra mondiale “dalla parte sbagliata”, perché Italia e Germania promisero ai Palestinesi che non ci sarebbe mai stato l’avvallo di uno Stato Ebreo, ovvero quello che in seguito sarebbe diventato Israele.

Quando la guerra finì la questione della Shoah portò con sé un senso di colpa callettiva verso il popolo ebraico. Questo indusse il governo inglese ad abbandonare la questione dell’immigrazione del popolo ebraico verso la “Terra Santa,” e la stessa Inghilterra passò il problema alla neonata organizzazione mondiale, ovvero l’ONU.

Questa varò la risoluzione 181, che in sostanza separò il neonato Israele, o meglio, la sua area in due Stati: agli ebrei sarebbe spettato il 55% del territorio, mentre il 44% sarebbe spettato agli arabi. L’1% sarebbe riventata una zona franca.

Gli arabi non considerarono equa la distribuzione delle terre, e dal quel momento cominciarono i dissidi che continuano ancora oggi. Naturalmente, tra il passato e l’attuale presente sono avvenute delle guerre, come quella dei “6 gioni,” senza contare le guerriglie denominate “intifade”.

Quando gli inglesi si ritirarono dalla Palestina, gli israeliani si dichiararono indipendenti il 14 Maggio 1948. Immediatamente 5 nazioni: Egitto, Libano, Giordania, Siria e Iraq invasero Israele. Tuttavia questi eserciti non si unirono mai sotto un unico commando, e la Giornania e quello iracheno si limitarono a occupare la Cisgiordania e la Transgiordania.

Gli arabi furono sbaragliati dal piccolo esercito israeliano, tuttavia i veri sconfitti furono i palestinesi: oltre 750.000 furono costretti ad abbandonate la terra esraeliana,

e furono reinsediati in Cisgiordania e soprattutto nella striscia di Gaza. Al termine della guerra la superfice d’Israele aumentò dal 55% al 78%, riducendo la quantità dei palestinesi al 22%. A oggi e in seguito alle diverse guerre quel 22% si è ridotto all’11%, tra l’altro formate da una sorta di isole separate le une dalle altre


Vincenzo M. D'Ascanio.

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