domenica 27 marzo 2022

“Giù le mani da Capo Caccia!” (Di Libe.r.u.)


 


Stamattina a Sassari, si è tenuta una conferenza stampa di Liberu per denunciare irregolarità nell’area intorno all’hotel Capo Caccia, la cui proprietà - una cordata di imprenditori veneti - si rese protagonista poco più di un anno fa, esattamente a dicembre 2020, di un disboscamento non autorizzato di macchia mediterranea mista con ginepri.

 

Qualche giorno dopo Liberu aveva organizzato una partecipata manifestazione di protesta dall’altra parte della baia fronte all’hotel.

In conseguenza di ciò il Comune di Alghero appurato che il disboscamento era abusivo, con ordinanza dirigenziale del 12/03/2021 ordina alla proprietà il ripristino dei luoghi a proprie spese e cura.

 

Abbiamo documentato con un piccolo video che i lavori in corso da tempo non sono finalizzati al ripristino del bosco ma probabilmente sono solo di tipo edilizio. Sebbene sia obbligatorio esporlo, non esiste lungo tutta la recinzione un cartello che indichi cosa si sta facendo, chi è il responsabile lavori, quando iniziano e quando finiscono, il numero dell’autorizzazione. Se esiste.

 

La recinzione, contro ogni obbligo di lasciare liberi gli accessi al mare, impedisce l’utilizzo dei due sentieri che portano dall’altro lato della costa verso Cala Vergine e Cala Dolce, altrimenti irraggiungibili via terra e, dulcis in fundo, in alcuni punti è legata con le cinghie che si usano per gli avvolgibili, direttamente agli alberi. Tutto questo succede in un parco naturale, in una zona protetta.

 

Qualificammo come coloniale l’atteggiamento tenuto allora dalla proprietà, una maniera sfacciata e padronale di agire senza rispetto per la comunità che la ospita, né per l’ambiente, il paesaggio e le rigide norme e le leggi che ne regolano l’utilizzo. Confermiamo nostro malgrado ancora adesso quel giudizio, e confermiamo che non siamo disposti ad accettare simili comportamenti.

 

Inoltre continuiamo a chiederci se chi ha la responsabilità del controllo svolge interamente il suo ruolo, visto che a distanza di un anno dalla ordinanza comunale niente è cambiato, e per quale motivo in questo parco si possa fare ciò che altrove non passerebbe inosservato e non sarebbero consentito. Noi continueremo a mobilitarci e a denunciare gli abusi, le irregolarità e ogni gesto di arroganza nei confronti della nostra terra.

 

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales

#Liberu

 

venerdì 25 marzo 2022

Lunedì l'esame di garanzia per il consigliere accusato di tentata truffa, corruzione e voto di scambio e gli altri due arrestati. Nelle chat tutti i segreti di De Giorgi


 

 

«Scrivi: sono orgoglioso che della Pro Loco di Cagliari facciano parte anche dei miei amici e conoscenti. Il fine dell'associazione è nobile e tutti possono farne parte»: il messaggio whatsapp è di Valerio De Giorgi, che una volta uscita grazie a un'interrogazione del consigliere comunale Matteo Massa la vicenda opaca della Pro Loco fondata per «raspare» fondi ovunque, detta al portaborse Marco Pili le risposte da trasmettere ai giornalisti che chiedono spiegazioni.

 

La conversazione del dicembre 2020, allegata agli atti dell'inchiesta della Procura di Cagliari - che ha condotto all'arresto del consigliere di Sardegna Forte, di Pili e del costruttore Corrado Deiana con altri dodici indagati per voto di scambio - sembra estratta da un manuale di supercazzole e almeno in apparenza non tiene conto delle possibili conseguenze giudiziarie. De Giorgi non lesina suggerimenti: «Mi auguro di vederla partecipare a tutti gli eventi futuri di cui si occuperà la Pro Loco di Cagliari – è la frase da somministrare ai cronisti - io compatibilmente con gli impegni istituzionali ci sarò». Il seguito della conversazione è esilarante: «Siamo nell'era globale del copia-incolla - è la risposta numero tre, a chi chiedeva come mai il progetto storico-ambientale per il quale la Pro Loco attendeva 650 mila euro dalla Regione fosse uguale ad altri raccattati sul web - non si scandalizzerà per questo e comunque il fine è nobile, non vorrà proprio lei sminuire il progetto».

 

Pili risponde con uno stringatissimo "ok" ma De Giorgi è un fiume in piena e vuole chiarire anche la questione dei parenti arruolati nella Pro Loco fatta in casa: «Nessun parente, solo amici e di quelli con la A maiuscola. Tutte persone perbene, non schierate politicamente (fanno parte del suo giro elettorale, ndr) e disposte a impegnarsi per gli altri. Non c'è fine di lucro, non ci sono emolumenti per l'attività sociale». Pili prende atto e replica laconicamente: «Ok, ti contesteranno me, posto che io lavoro con te ma non faccio anche politica».

 

De Giorgi: «La risposta è questa, Pili è la persona più impegnata sotto il profilo umanitario, sociale e di promozione del territorio e fa volontariato da quando è nato. Cagliari, che l'ha adottato, deve fargli un monumento per tutto l'impegno e il cuore che ci mette». Nel messaggio successivo De Giorgi aggiunge: «Tu non fai politica, pirla». E Pili: «Infatti, non faccio politica e sono anche discretamente pirla».

 

De Giorgi chiude così la chat: «Poi ricordati, nessuno è mio parente! Rita amica! Antonietta amica! Walter amico, Valerio amico, pensionato e amico e che le malelingue si sciolgano nella merda!». In quello stesso giorno - il 16 dicembre 2020 alle 22.40 - il nome De Giorgi sparisce dalla chat whatsapp chiamata "Cda Pro Loco Cagliari", il gruppo di cui il consigliere regionale faceva parte fin dal 14 aprile 2020. E' il segnale che la nave affonda.

 

Malgrado le risposte, nelle intenzioni rassicuranti, la vicenda viene raccontata su diversi media ma De Giorgi non si scompone: «Non farlo girare - raccomanda il fido Pili all'onorevole finanziere - facciamo finta di niente, non parlarne con nessuno». Sarà l'interrogazione del consigliere Massa, saranno i servizi sui giornali, sarà che quel contributo appariva inopportuno ed esagerato, fatto sta che il regalo da 650 mila euro a quel punto era già sfumato: la proposta firmata dal referendario Fabrizio Contu e inviata alla terza commissione regionale programmazione, bilancio, contabilità, credito, finanza e tributi e altro - presieduta proprio da De Giorgi - il 23 novembre aveva bocciato il lucroso comma mirato sulla Pro Loco nel corso dell'esame della manovra di assestamento di bilancio legata al Covid. Dai verbali risulta il disaccordo dell'assessore al turismo Gianni Chessa, si esprimono per l'eliminazione del comma sulla Pro Loco anche Cesare Moriconi, Massimo Zedda e Christian Solinas, che chiede attenzione sui beneficiari del contributo.

 

Solo De Giorgi, presidente della commissione, glissa sull'interesse personale e raccomanda di licenziare in fretta il disegno di legge, che però passa senza il comma sollecitato indirettamente dal finanziere. L'operazione è fallita. Il tentativo di accaparrare denaro destinato alla lotta anti Covid, per quanto sfacciato, sarebbe forse passato senza conseguenze giudiziarie se De Giorgi non si fosse rivolto ai commilitoni della Guardia di Finanza per denunciare presunte minacce ricevute via web e sui muri di Quartucciu: i testimoni sentiti dai finanzieri mettono in luce le promesse elettorali di cui De Giorgi era prodigo in cambio del consenso elettorale.

 

Parte l'indagine per voto di scambio, lo smartphone dell'onorevole di Sardegna Forte finisce sotto sequestro e arrivano i guai. Il contenuto della memoria è tutto negli atti dell'inchiesta che lo vede indagato per tentata truffa, corruzione e voto di scambio. I messaggi aprono il sipario anche sulle inimicizie che dividono la Guardia di Finanza di Cagliari, quelle che avrebbero portato al trasferimento - virtuale, c'è il congedo elettorale - di De Giorgi dal capoluogo a Oristano.

 

Emergono interventi dell'onorevole sui colleghi, richieste improprie di informazioni e un quadro d'insieme che potrebbe contenere altri elementi d'interesse giudiziario. Per ora De Giorgi è sotto procedimento disciplinare, ma una volta conclusa la custodia domiciliare potrebbe tornare in consiglio regionale. Lunedì l'esame di garanzia per lui e gli altri due arrestati.

 

Mauro Lissa

 

giovedì 24 marzo 2022

De Giorgi, L’inchiesta si allarga.


 


Da una parte il consigliere regionale Valerio De Giorgi e il suo collaboratore Marco Pili, arrestati su ordine di custodia cautelare ai domiciliari del Gip Giorgio Altieri per tentata truffa nell'ambito di un progetto che avrebbe finanziato con 650mila euro alla Pro Loco Città di Cagliari, riconducibile per la Procura al politico e ai suoi familiari. Dall'altra, l'onorevole eletto con Fortza Paris e l'imprenditore di Quartucciu Corrado Deiana, accusati di corruzione per un emendamento sul "Piano Casa", presentato e fatto approvare dal Consiglio – sempre secondo la tesi dell'accusa – in cambio di quattro appartamenti. In mezzo altre dodici persone indagate per voto di scambio: si sarebbero accordate con De Giorgi con la promessa di un posto di lavoro o altri benefici, dimostrando poi di aver indicato la preferenza per le Regionali con una fotografia della scheda inviata via whatsapp direttamente dal seggio.

 

Gli indagati. Nel registro degli indagati, nell'inchiesta del pubblico ministero Giangiacomo Pilia, c'è anche la cagliaritana Rita Floris (presidente della Pro Loco), ma è la costola dell'inchiesta sul voto di scambio ad aver fatto registrare il maggior numero di indagati. Si tratta di Samuel Atzeni (43 anni di Cagliari), Fabrizio Filippini, Emanuele Mattana (50, di Quartucciu), Enrico Ibba (47 di Quartu), Antonio Mostallino (48 di Assemini), Marianna Sperindeo (44 di Cagliari), Giuseppe Casu (54 di Quartucciu), Valentino Mulas (49 di Monastir), Martina Foddis (33 di Quarticciu), Michele Sandokan Ortodosso (45 di Cagliari), Giovanni Pistidda (49 di Quartucciu) e Anna Carla Fortini (63 anni di Villamassargia).

 

Per molti, la promessa che ha fatto scattare l'accusa di voto di scambio nelle consultazioni regionali (ma anche in altre tornate elettorali dov'erano candidate persone sostenute da De Giorgi) sarebbe stata di un posto di lavoro per loro o per familiari stretti, mentre per Anna Carla Fortini sarebbe stata una progressione in carriera all'interno della Regione. A molti degli indagati il pm Pilia contesta anche di aver introdotto all'interno della cabina elettorale un telefono cellulare, così da scattare immagini poi inviate al consigliere regionale per dimostrare di aver tenuto fede all'accordo.

 

Le indagini. Ma dalle carte delle indagini del Nucleo di Polizia economica e tributaria della Guardia di Finanza emergono anche altri dettagli, ora al vaglio della Procura. Il consigliere regionale, già ispettore delle Fiamme Gialle, si sarebbe prodigato nell'ambito di altre tornate elettorali, cercando di sostenere altri candidati a lui vicini. Tra questi spicca il nome di Marcello Polastri, risultato eletto nel Consiglio comunale di Cagliari con 304 preferenze. Dal telefonino di De Giorgi gli investigatori hanno estrapolato conversazioni legate al tentativo di far recuperare ai propri referenti dei fondi dai vari

bandi proposti dalla Regione. Il 24 luglio, ad esempio, il collaboratore Marco Pili informa l'onorevole di aver individuato il progetto per la "Giornata sulla fotografia", ma di aver rilevato che il bando scadrà l'indomani.

 

A quel punto De Giorgi avrebbe spronato il suo assistente a attivarsi per individuare nuove partnership. «Chiama Polastri», si legge in un messaggio, «Chiama la Piroddi e presenta qualcosa! Fai un progetto su Sant'Efisio! Un giornale online da distribuire ai circoli sardi nel mondo! Muoviti tira fuori idee! La manifestazione di Ferragosto sotto le stelle a Cagliari!». Ma Pili avrebbe risposto che non c'era tempo per organizzare, mostrandosi poi scettico su un eventuale collaborazione con Polastri. «Se Polastri avesse la minima intenzione di lavorare con noi e condividere ci avrebbe chiamato lui Ecco a cosa pensa Polastri Il suo problema grattare 10.000 euro». Su queste conversazioni, in ogni caso, la Procura non ha evidenziato contestazioni.

 

L'interrogatorio. Il Gip Giorgio Altieri ha fissato per lunedì gli interrogatori dei tre indagati ai domiciliari, difesi dagli avvocati Massimiliano Ravenna (De Giorgi), Renato Chiesa e Pier Andrea Setzu (Pili), Franco Villa (Deiana). Ieri, le difese hanno ricevuto l'ingente materiale d'indagine, così da studiarlo in vista degli interrogatori.

 
Francesco Pinna

 

Articolo Unione Sarda del 24.03.2022

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Federico Marini

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skype: federico1970ca

mercoledì 23 marzo 2022

Stato francese assassinu! (Di Libe.r.u., Lìberos Rispetados Uguales)


 

Yvan Colonna è morto. Yvan Colonna è stato ucciso dallo Stato. Finisce cosi la lunga tortura perpetrata dalla repressione francese nei confronti di uno delle più conosciute personalità dell’indipendentismo corso. Sin da giovane attivamente impegnato nella lotta per l’indipendenza della Corsica, Yvan Colonna venne arrestato e condannato per l’omicidio del prefetto Érignac, avvenuto ad Ajaccio nel 1998.

 

Sostenuto da tutto il movimento indipendentista con imponenti manifestazioni, Colonna rivendicò sempre la sua innocenza ma a seguito di un processo farsa venne condannato all’ergastolo. Ma lo Stato, anche non avendo individuato il responsabile, non poteva permettersi di lasciare impunito l’omicidio di un suo prefetto, ad ogni costo. Perciò la vendetta contro Yvan Colonna diviene un modo per la Francia per dimostrare la forza repressiva nei confronti di chiunque osi rivendicare i diritti del proprio popolo, primo fra tutti quello all’autodeterminazione.

 

Una vendetta di Stato pianificata e portata a termine fino alle estreme conseguenze. Sin da subito deportato in Francia, viene sottoposto ad un regime carcerario durissimo: pochissime visite di parenti, ostacolati anche dalla distanza geografica, nessuna possibilità di ricevere pacchi, limiti nella disponibilità di denaro, nessuna possibilità di accedere a strumenti di comunicazione digitale. Tutte le richiesta di trasferimento per l’avvicinamento alla propria terra sono state sistematicamente negate in tutti questi anni.

 

La vendetta si è consumata con l’attentato del 2 marzo. Lo Stato ha pianificato con freddezza l’omicidio di Yvan Colonna, utilizzando per l’attentato la manovalanza di un estremista islamico camerunense, per cercare di nascondere la propria responsabilità e sviarla magari cercando di innescare uno scontro etnico religioso. L’intero movimento indipendentista e la migliore gioventù corsa hanno risposto con grande coraggio e determinazione a questa provocazione, difendendo con tutta la loro forza Yvan Colonna ed accusando apertamente la Francia dell’omicidio.

 

La morte di Yvan è la lotta del popolo corso rilanciano le ragioni che sono alla base di un conflitto che può risolversi solo con una trattativa politica su prigionieri politici, lingua e cultura, difesa dell’ambiente e dei diritti economici, sociali e nazionali del popolo corso, fino al diritto all’indipendenza.

 

Davanti all’ingiustizia di questo omicidio di Stato condanniamo con forza la repressione francese e ci stringiamo fraternamente al fianco del popolo corso, incoraggiandolo a proseguire con determinazione, anche nel nome di Yvan, la strada verso la libertà e la giustizia.

 

Yvan vive!

 

À pòpulu fattu, bisogna à marchjà !

 

Liberu - Lìberos Rispetados Uguales

#Liberu

 

martedì 22 marzo 2022

7 Aprile 2022 alle ore 18:00, “Corso di Lettura Espressiva”


 

 

Organizzata da Accademia d’Arte di Cagliari

Pubblico chiunque su facebook o fuori facebook  

Sono aperte le iscrizioni al corso di Lettura Espressiva dell'Accademia d'Arte di Cagliari, tenute dall'attrice Laura Fortuna. Dal 7 aprile al 30 giugno, per 12 appuntamenti, ogni giovedì dalle ore 18:00 alle ore 20:00.


Il corso è aperto a tutte le persone che per motivi personali o professionali vorrebbero essere consapevoli delle proprie potenzialità vocali e acquisire le tecniche per leggere in maniera espressiva, per migliorare le proprie capacità comunicative e di relazione.


All’interno di un percorso collettivo e individuale si andrà alla scoperta della propria espressività e peculiarità vocale attraverso tipologie di brani differenti, per restituire in maniera espressiva e personale i contenuti e i mondi evocati da ogni testo.
Posti limitati.


Info: info@accademiadartedicagliari.com

Mobilitazione degli agricoltori «Ci sono troppe speculazioni»


 

Lasciano l'Aula consiliare dopo un'assemblea popolare affollata e un intenso botta e risposta con l'assessora regionale all'Agricoltura. Agricoltori, commercianti, camionisti e artigiani si ritrovano davanti al Municipio di Serramanna, un paese che accoglie Gabriella Murgia con il 90 per cento delle saracinesche abbassate per protesta contro il caro prezzi. Efisio Lai, agricoltore di 52 anni, saluta la rappresentante della Giunta Solinas e rompe subito gli indugi: «Non c'è solo la questione del costo del gasolio, ci sono tantissimi problemi che ci trasciniamo da anni. Le chiediamo interventi urgenti, ma non solo. La Regione deve alzare la voce con il Governo».

 

«Sono qui per ascoltarvi e per parlare di quanto abbiamo fatto per venire incontro alle richieste delle categorie produttive», replica l'assessora nella piazza invasa dai trattori che presidiano da una settimana il Municipio. «Viviamo tutti gli stessi disagi. Bisogna superare tutte le incomprensioni tra lavoratori. Se non siamo uniti non andiamo da nessuna parte», commenta Ignazio Racis, operaio 57enne di Villasor. «La nostra è una protesta pacifica. Non possiamo vivere eternamente nell'incertezza. Non vogliamo sentire promesse, ma soltanto risposte», sottolinea Davide Lilliu, commerciante di 31 anni dopo aver guidato il corteo che ha attraversato le via del paese.

 

Il caro prezzi. Poco dopo le 11 nell'Aula consiliare dopo i saluti degli amministratori fioccano gli interventi. Tiene banco il prezzo dei carburanti. Gli agricoltori ricordano che il gasolio agricolo ha toccato quota 1,60 euro a litro. Un "male" che accomuna tutto il mondo delle campagne, rappresentato dai coltivatori arrivati da Samassi, Villasor, Villacidro, Serrenti e Sanluri. «Qualcosa si è mosso», esordisce l'assessora all'Agricoltura illustrando rapidamente le novità previste nell'ultimo decreto-energia e ricordando che il sistema economico sardo è stato messo a dura prova da pandemia, alluvioni, siccità e adesso dalle conseguenze della guerra in Ucraina. «Gli eventi di questi ultimi tempi – ha detto Gabriella Murgia – ci impongono di pensare alla sovranità alimentare, alla produzione di energia abbattendo i costi».

 

Gli agricoltori presenti in aula chiedono conto degli indennizzi per la siccità del 2017 non ancora pagati. L'assessora, dopo aver ricordato che la Regione ha destinato 44 milioni di euro alla zootecnia, risponde che si è trattato un pasticcio amministrativo al quale si ponendo rimedio. Una agricoltore ricorda che «è impossibile chiedere chiarimenti sulle motivazioni relative alle pratiche non ammesse». Pioggia di domande anche sul caro-carburanti e sui parchi eolici e fotovoltaici. «Stiamo diventando mercanti di corrente», ha detto Silvio Piras, 36enne, rappresentante del Movimento Pastori Sardi. «Si tratta di una speculazione – ha ribadito Murgia – non dipende certo dalla Regione. Ci sono indagini in corso».

 

«Andate a Roma» «Consiglieri e assessori regionali vadano a Roma a protestare», urla la titolare di un panificio di Serramanna. «Questi aumenti sconsiderati sono iniziati molto prima della guerra in Ucraina – conclude – la gente non riesce più a comprare il pane».

 

Francesco Pintore. Inviato a Serramanna.

 

Articolo Unione Sarda del 22.03.2022

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Federico Marini

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lunedì 21 marzo 2022

La pace non può essere slegata dalla giustizia, altrimenti non è vera pace. Di Giovanni (Mimia) Fresu.


 

Sono da sempre un pacifista e combatto le guerre e le prepotenze dai tempi del Vietnam, fino allo Yemen, passando per la Praga di Dubcek, il Cile di Allende e Sabra e Chatila, ma sono sempre stato coerente con il pensiero gramsciano quando ci ricorda che: “vivere vuol dire essere partigiani” e che “l’indifferenza è il peso morto della storia”.

 

Perché non basta dire di essere per la pace confondendola con la fine degli spari, appagandosi della sola cessazione del conflitto; per essere pace, nell’accezione piena del termine, occorre che all’assenza di combattimento sia in opera anche la giustizia, altrimenti non è pace.

 

Ad esempio, ogni volta che Israele (sotto protezione USA) con la sua politica imperialista, colonizzatrice, di strapotere bellico, ha aggredito i territori palestinesi, ammazzando migliaia di persone, distruggendo città e, da 70 anni, sottraendo ogni volta un pezzo della loro terra; la cessazione del conflitto di volta in volta imposta dall’ONU, il fatto che abbiano cessato di tuonare i cannoni non è mai stata pace, perché Israele non solo non ha mai riconosciuto ai palestinesi il diritto ad avere un loro Stato indipendente, ma non li ha mai risarciti delle perdite umane e materiali, non ha restituito i territori occupati. Quindi, ogni volta, è cessato il conflitto ma non è stata data giustizia. Quindi non è pace.

 

Volevo anche dire alle anime belle (quelle che si appagano con “l’aggressore è stato provocato dalla Nato”, che è un po’ la via di mezzo tra il vetero anti-atlantismo e la sindrome di Stoccolma; quelle che, essendo Nato e Usa storicamente sterminatori, ciò in qualche modo giustifichi o attenui l’attuale sterminio da parte di Putin) che, era il 1976, quando Berlinguer, sì, quell’Enrico Berlinguer da tanti riesumato ogni volta che sentono il bisogno di significare identità e purezza rivoluzionaria, beh, nel 1976, intervistato da Gianpaolo Pansa, alla domanda: “il Patto Atlantico può essere anche uno scudo utile per costruire il socialismo nella libertà? Berlinguer rispose: “Io voglio che l’Italia non esca dal Patto Atlantico «anche» per questo, e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua…”.

 

Ieri è stata pure la volta dell’ex presidente dell’ANPI, Carlo Smuraglia, che afferma: “quella dell’Ucraina è Resistenza e va aiutata anche con le armi”; che, come dice il giornalista Sebastiano Messina, Smuraglia il partigiano lo ha fatto davvero, non è uno che ha solo preso la tessera dell’ANPI. “La differenza è tutta qui”, scrive.

Che non vuol dire avere voglia di fare la guerra, ma di "odiare l'indifferenza".

 

Io so dove aspettare le anime belle, mi troveranno ad attenderle al prossimo fatto di cronaca, alla prossima aggressione e violenza verso una donna indifesa da parte del bruto o del branco, quando sentenzieranno contro quelli che hanno fatto finta di non sentire le invocazioni di aiuto di una vittima indifesa, aggredita in un parco in pieno giorno o nella sua casa, e che per non trovarsi coinvolti in un “allargamento della violenza” si saranno voltati dall’altra parte, e altri faranno notare che, però, l’aggressore era stato provocato dalla gonna troppo corta della vittima, che per giunta faceva gli occhi dolci a un altro e non a lui, insomma, un po’ se l’era andata a cercare.

 

Si, sarò lì a ricordare a molti la loro ipocrisia e il pacifismo di maniera, edulcorato con manifestazioni postume di solidarietà alle vittime, prima di passare ad un’altra finestra su cui affacciarsi. Chiedo a questi ipocriti di non smettere di starmi alla larga!

 

Di Giovanni (Mimia) Fresu

giornalista pubblicista presso Politiche sociali e immigrazione

Genova è libera!

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