Decisione
dell’Amministrazione “bocciata” dal Prefetto ma contestata dall’Amministrazione
stessa e ora affidata alla valutazione del TAR, da cui a Bonorva attendono
l’esito del ricorso. Queste le motivazioni, espresse dal soprintendente di
Sassari, cui il Prefetto si era rivolto per un parere, in base a un Decreto
monarchico fascista ma ancora in vigore (Regio Decreto n° 1158 del 1923) :”Si
stravolgerebbe un presunto equilibrio toponomastico e urbanistico basato sul
fatto che la via è situata nel centro storico di Bonorva, nei pressi della
chiesa parrocchiale e della Piazza Santa Maria; al capo opposto della piazza,
rispetto alla via Regina Margherita, si pone Corso Umberto I, che prosegue poi con
Corso Vittorio Emanuele III.
È
evidente che tale rispondenza non è casuale dal momento che Umberto I e
Margherita di Savoia regnarono insieme sino al 1900, anno in
cui Umberto venne assassinato, e prese il suo posto appunto il figlio Vittorio
Emanuele III. La disposizione delle due vie alle estremità opposte della piazza
sulla quale si affaccia la Parrocchiale – prosegue la nota – dimostra la chiara
volontà di rappresentare, in concreto sul piano urbanistico, i due poteri di
riferimento, quello politico e quello religioso, lo Stato e la Chiesa”.
Dopo queste
precisazioni, dal Soprintendente arriva anche una difesa d’ufficio dei Savoia
stessi: “Non va trascurato che, fermo restando il giudizio storico sulla
famiglia reale italiana, Margherita di Savoia fu tuttavia una figura
particolarmente cara alle popolazioni locali, nonché un personaggio che ebbe
con la Sardegna particolare legame, dal momento che fu in stretti rapporti di
affettuosa amicizia con la nobile famiglia Pes di Villamarina”.
Bene
dico io. Ma chi può riferire a Bruno Billeci e al Prefetto che siamo in uno
Stato repubblicano, fin dal 1946? E per di più laico? E quindi parlare di
equilibrio urbanistico, fra Monarchia e Chiesa è per lo meno fuori luogo e
fuori tempo massimo?
E ancora: chi può rammentare a Billeci che siamo nel 2021 e «il potere» di
opporsi alla volontà popolare degli abitanti di Bonorva gli deriva dal Regio
Decreto n° 1158 del 1923, firmato da Vittorio Emanuele III. (alias
Sciaboletta), figlio della Margherita di Savoia di cui si chiede la rimozione
della Via a lei dedicata?
In
merito poi a Margherita di Savoia non si tocca perché “particolarmente cara
alle popolazioni locali”. C’è da chiedersi: in virtù di quali azioni e
comportamenti? Da quali misteriosi archivi ha tratto questo suo giudizio? La storia
ci dice ben altro: fu un personaggio nefasto per la Sardegna (e l’Italia
tutta): profondamente reazionaria, fu una nazionalista convinta e sostenne la
politica imperialista e coloniale delirante di Francesco Crispi. Come sostenne
la repressione delle rivolte popolari, specie quelle avvenute nei moti di
Milano del 1898 (8 e 9 maggio), quando le truppe del
generale Fiorenzo Bava Beccaris, con i cannoni, spararono sulla folla inerme
uccidendo 80 dimostranti e ferendone più di 400.
Il re Umberto
I (suo marito), ribattezzato dagli anarchici Re mitraglia, forse per premiare
il generale stragista per la portentosa «impresa» non solo lo insignì della
croce dell’Ordine militare di Savoia ma in seguito lo nominerà senatore! Ma non
basta. Sosterrà le scelte più nefaste e infami del
figlio Sciaboletta (alias Vittorio Emanuele III) e fu una convinta sostenitrice
del Fascismo. Per l’esimio soprintendente fu “cara alle popolazioni
locali”! Un altro grande merito della Regina Margherita, sarebbe stato, sempre
a parere del Soprintendente, quello di essere stata “in stretti rapporti di
affettuosa amicizia con la nobile famiglia Pes di
Villamarina”.
Capperi!
Bel merito! Si tratta di una delle famiglie «nobili» sarde più ascare, più
corrive e complici con tutte le politiche di sfruttamento e di repressione dei
tiranni sabaudi.
Dei ricchissimi Marchesi di Villamarina, baroni di Quartu e signori dell’Isola
Piana, ricordo un famigerato discendente,Giacomo Pes di Villamarina, vissuto
fra il 1750 e il 1827. Fu colonnello, comandante della Piazza militare di
Cagliari, intimo amico di Carlo Felice e capo riconosciuto della reazione ai
moti antifeudali e antipiemontesi, che volle reprimere con inaudita e
burocratica ferocia.
Francesco Casula
Storico e saggista della cultura sarda.
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