mercoledì 11 maggio 2022

Perdas Pintas de Perda longas/Desedula, Orgosolo (Nu). Di Natalia Guiso (Naty Nuraviganne)


 

 

Qualche settimana fa, approfittando di una bella domenica primaverile di sole, abbiano visitato alcuni luoghi del periodo prenuragico. Il sito di cui vorrei parlarvi è davvero misterioso ed enigmatico, conosciuto con il nome Perdas Pintas de Perdas Longas o Desedula in territorio di Orgosolo, "definite pietre istoriate con cerchi concentrici e coppelle, divisa in due tronconi".

 

Avendo avuto la possibilità di poterne ammirare alcuni/e in giro per la Sardegna con simboli, coppellone, coppelle, qualcuna riutilizzata in tomba dei giganti, suscitano in me davvero emozioni indescrivibili. Erano degli altari votivi? Ma cosa si celebrava? Riti della fertilità? Di guarigione? Come si svolgevano? Attraverso balli, canti o sacrifici? In un periodo dell’anno particolare?

 

L'incisione dei cerchi concentrici nel duro granito mi fa pensare a quanta cura e lavoro, a quanto mistero si celasse in quelle giornate o notti magiche. Cerco di immaginare come dovesse essere stata in principio tutta l'area sacra. É davvero coinvolgente cercare di capire questi luoghi enigmatici che si perdono nel tempo. Unico neo, i simboli rispetto a qualche hanno fa sono meno visibili, vorrei si potesse fare qualcosa per salvaguardarli.

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lunedì 9 maggio 2022

Lavoro, imprenditori e polemiche «Molti giovani non sanno sacrificarsi»


 

 

Basta con le calunnie. Gli imprenditori sardi del turismo non ci stanno e a chi li accusa di "sfruttamento" dei dipendenti replicano con i numeri: «Altro che stipendi bassi, sono i giovani d'oggi che non hanno più voglia di sacrificarsi – mette subito in chiaro Emanuele Frongia, titolare di numerosi locali a Cagliari e presidente della Fipe Confcommercio Sud Sardegna –, le retribuzioni che offriamo, imposte rigorosamente dai contratti nazionali di settore, partono dai 1.100 euro al mese, con una media di 1.300 euro, per lavorare cinque giorni a settimana. Certo, non mancano le mele marce che mettono di fronte a salari da fame e orari senza fine, ma non sono la regola e non possono rovinare la reputazione di migliaia di imprese che cercano di lavorare al meglio».

 

Corto circuito L'estate si avvicina e il divario tra datori di lavoro e aspiranti dipendenti si allarga. «In questo mondo se uno sa fare il proprio mestiere viene pagato bene, molto bene, in confronto ad altre professioni. Ma la giornata di chi lavora in sala o dietro i fornelli di una cucina non è semplice e in molti sembrano non capire che non si tratti di un lavoro d'ufficio», prosegue Frongia. «Me ne accorgo ogni volta che faccio un colloquio per una potenziale assunzione. C'è chi non vuole lavorare a Ferragosto, chi chiede la domenica libera o chi rifiuta di restare fino a notte tarda. Pretese assurde per un comparto che vive attorno al rapporto con il pubblico e all'elasticità negli orari. Coloro che vogliono entrare in questo mondo devono quindi avere una minima attitudine al sacrificio e alla disponibilità verso il cliente».

 

Lo Stato nemico Nicola Napolitano, presidente regionale della Faita, l'associazione che riunisce nell'Isola i gestori di campeggi, è tra quelli che ogni giorno deve affrontare una sfida quasi invincibile per trovare nuovi dipendenti. «I nostri stipendi medi possono arrivare anche a 1.300 euro al mese, con tanto di ferie, malattie, contributi e trattamento di fine rapporto. Eppure c'è chi ci ha detto no perché tra sostegni di disoccupazione e Reddito di cittadinanza riesce a racimolare fino a 900 euro per restare a casa. Con questi presupposti è inevitabile rivolgersi all'estero e oltre Tirreno dove aumentano le possibilità di trovare personale idoneo».

 

Rischi e falsi miti. L'arringa difensiva degli imprenditori contro chi li incolpa di sfruttamento è corale e non conosce confini nell'Isola. «Anche nei campeggi le retribuzioni medie sono di tutto rispetto, ma non tutti le ritengono sufficienti», ripete il rappresentante della Faita. «E a chi non mi crede posso rispondere che ogni anno riceviamo fino a sette controlli da parte delle autorità, rischiando multe che sarebbero ben più pesanti di una busta paga regolare».

 

Il rappresentante dei campeggi ritorna sul tasto dolente del comparto: «Le nuove generazioni non accettano i sacrifici di questa professione – conclude Napolitano – , non vogliono rinunciare alle vacanze estive e lavorare quando tutti si divertono e fanno festa. Ma non solo, molti tra coloro che accettano di entrare nei nostri organici non hanno poi le capacità umane indispensabili per interagire con la clientela. Lacune che evidenziano una carenza degli istituti professionali, forse troppo impegnati a insegnare i tecnicismi dell'accoglienza tralasciando però le regole base della cortesia».

 

Frongia invece ribalta le parti: «Vorrei chiedere a un disoccupato a cui non bastano 1.300 al mese per lavorare 35-40 ore settimanali, quale sarebbe la cifra giusta per convincerlo a lasciare il proprio divano. È ingiusto prendere di mira un intero settore per colpa di pochi imprenditori scorretti, ed è altrettanto irrispettoso pensare che il lavoro dell'accoglienza sia l'ultima spiaggia per chi non sa fare nulla. Ci servono persone serie, pronte a fare un lavoro duro, ma che può dare molte soddisfazioni se lo si affronta con passione. Proprio come qualsiasi altra carriera».

 

Luca Mascia

 

Articolo “L’Unione Sarda” del 09.05.2022

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Federico Marini

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lunedì 2 maggio 2022

1 de maju, Die Internatzionale de su Traballu. Di Libe.r.u.


Nel mondo in cui viviamo oggi l’1% della popolazione possiede più ricchezza del restante 99%. Un mondo fatto di sfruttamento, di mancanza di diritti nel lavoro, regredito in pochi decenni alle condizioni terribili di fine Ottocento. Oggi miliardi di esseri umani lavorano senza alcun diritto, solo per un tozzo di pane, nei campi e nelle fabbriche di tutto il pianeta, per arricchire un pugno di avidi sfruttatori.

 

Oggi, come nell’Ottocento, lavorano i bambini, la donna è pagata meno dell’uomo, diritti e garanzie del lavoratore regrediscono di giorno in giorno. Alle proteste per le condizioni disumane si risponde con la repressione poliziesca e con la sostituzione dei contestatori con elementi più mansueti, reclutati nell’inesauribile esercito della disoccupazione.

 

Ma a differenza di un secolo fa oggi i lavoratori vivono nella disperazione e non nella speranza. Nei loro occhi c’è lo smarrimento di chi non sa più quale mondo vuole costruire, bombardato da potentissimi mezzi di comunicazione che li hanno convinti che tutto ciò che parla di socialismo è male, è fame, è mancanza di libertà. Hanno convinto miliardi di persone che il trionfo planetario del Capitalismo avrebbe rappresentato il regno del benessere e della libertà.

 

La propaganda capitalista ha presentato i difetti avvenuti nella costruzione del socialismo come se fossero una naturale normalità del socialismo, mentre ha nascosto le evidenze della natura crudele e disumana del capitalismo come se fossero rari incidenti di percorso.

Ma nel mondo capitalista in cui viviamo i diritti dei lavoratori vengono negati ogni giorno, i lavoratori ogni giorno muoiono e restano feriti sul posto di lavoro come se fossero in scenari di guerra.

Nel capitalismo che prometteva pace e prosperità troviamo un mondo devastato dalle guerre e dalla miseria più nera, con milioni di persone che muoiono per fame e altri milioni che attraversano il deserto e il mare per tentare di sopravvivere. Nel capitalismo che ci incantava con i suoi valori di libertà oggi tutto è controllato, spiato, schedato, trasformato in merce informativa per aziende e per apparati di polizia politica.

 

Questo per i lavoratori è il peggior mondo possibile. Davanti alla strenua lotta del capitalismo internazionale per strappare ogni diritto ai lavoratori, oggi più che mai è necessario rilanciare la lotta, rivendicare per tutti il diritto ad un lavoro garantito, ad un mondo basato sulla giustizia sociale, sull’uguaglianza e sulla libertà.

 

Oggi come ieri: “Lavoratori di tutto il mondo: unitevi!”

 

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales

#Liberu

 

 

il genio simbolico di Eugenio Montale.


 L'uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi. Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione sine qua non di piccole e intermittenti felicità.” Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981)

 

(12 Ottobre 1896) Nasce a Genova Eugenio Montale, considerato tra i più importanti poeti del novecento italiano. Autodidatta, nel 1925 pubblica la raccolta di liriche, “Ossi di seppia”. Antifascista, sottoscrive nel 1925 “Il Manifesto degli intellettuali antifascisti” di Benedetto Croce. Al termine della seconda guerra mondiale si avvicina al Partito d’Azione e inizia a collaborare col “Corriere della Sera.” Nominato senatore a vita nel 1967, riceve il riconoscimento più importante nel 1975: il premio Nobel per la letteratura. Muore a Milano il 12 settembre 1981.

 

Chiamato alle armi (1917-19), prese parte alla prima guerra mondiale come sottotenente di fanteria. Legato ai circoli intellettuali genovesi, dal 1920 strinse rapporti anche con gli ambienti torinesi, collaborando al “Baretti” di P. Gobetti. Trasferitosi a Firenze (1927), frequentò il caffè delle Giubbe Rosse e fu vicino agli intellettuali di Solaria, dal 1929 fu direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux, incarico da cui fu rimosso nel 1938 perché non iscritto al Partito fascista.

 

Con “Ossi di Seppia” Montale fissò i termini, che sarebbero divenuti popolari, di una filosofia scettica e pessimista in cui il "male di vivere" discende infallibilmente dalla inaccessibilità di ogni trascendenza. In riferimento al titolo, gli “ossi di seppia” sono residui calcarei di molluschi che il mare deposita sulla spiaggia, dunque Montale probabilmente allude a una condizione vitale impoverita, ridotta all'aridità e all'inconsistenza

 

Nelle due raccolte successive che probabilmente costituiscono il risultato più alto della sua poesia (“Le occasioni”, il cui primo nucleo è costituito da “La casa dei doganieri e altri versi,” 1932; “La bufera e altro,” 1956, che include anche i versi di “Finisterre,” 1943), a un approfondirsi della crisi personale, cui non furono estranei i drammatici avvenimenti dell'epoca, corrispondeva la ricerca di una densità simbolica e di un'evidenza nuove del linguaggio, con la rinuncia a quanto di impressionistico e ingenuamente comunicativo sopravviveva nella sua precedente raccolta.

 

Prendeva forma così quella peculiare interpretazione montaliana della lezione simbolista (per la quale si è parlato di "correlativo oggettivo" e il suo nome è stato accostato a quello di T. S. Eliot), che è altresì all'origine dello stile illustre novecentesco proprio da Montale portato a perfezione: una sorta di classicismo virtuale, in cui il poeta riesce a far convivere l'aulico e il prosaico in un processo di scambio delle rispettive funzioni, dove i termini rari o preziosi naturalmente si adeguano a esprimere l'irripetibile singolarità dell'esperienza così come le parole del linguaggio quotidiano e "parlato" si caricano di un più inquieto rapporto con le semplici cose da esse designate.

 

L'ultimo tempo della poesia montaliana, inaspettatamente fecondo e cordiale, prende l'avvio da Satura (1971), in cui confluiscono anche, con altre successive, le liriche del volumetto Xenia (1966), scritte per la morte della moglie Drusilla Tanzi, e prosegue, come un'ininterrotta rivelazione, attraverso Diario del '71 e del '72 (1973), Quaderno di quattro anni (1977) e Altri versi (1981), una raccolta quest'ultima già anticipata nell'edizione critica complessiva. L'opera in versi (a cura di M. Bettarini e G. Contini, 1980), che comprende anche il Quaderno di traduzioni (1948; ed. accr. 1975), con versioni poetiche da Shakespeare, Hopkins, Joyce, Eliot, ecc., e offre una sezione di Poesie disperse, edite e inedite.


Alcune poesie di Montale, conosciute al grande pubblico.

 

"Spesso il male di vivere ho incontrato"
di Eugenio Montale.

Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

***

"Meriggiare pallido e assorto"
di Eugenio Montale.

"Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia"

***

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

(di Eugenio Montale)

Ho sceso, dandoti il braccio,
almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
Le trappole, gli scorni di chi crede
Che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr'occhi
forse si vede di più.
Con te le ho scese
perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
Erano le tue.

«Lavoro, la Sardegna è la regione che ha stanziato più risorse»


 

Negli ultimi due anni la Regione sarda «ha dimostrato un'attenzione crescente alle dinamiche del mercato del lavoro», stanziando «una quantità di risorse mai vista prima per l'occupazione e sostenendo le aziende più gravate dalla crisi». Lo ha detto il presidente della Regione Christian Solinas, riassumendo le misure per la ripresa dell'economia e dell'occupazione.

 

Circa 300 milioni di euro, è il calcolo della Giunta, sono stati predisposti tra interventi per il taglio del costo del lavoro, agevolazioni una tantum per mancato reddito, fondi in favore dei lavoratori più interessati dalla crisi con contributi a fondo perduto per investimenti nei comparti strategici, fondi per cooperative e dei consorzi di cooperative, sostegno alle categorie imprenditoriali più svantaggiate e stabilizzazioni. Nessun'altra regione, secondo l'esecutivo, ha fatto meglio.

 

Di questi fondi, come ha spiegato l'assessora al Lavoro Alessandra Zedda, a oggi solo per il fondo Resisto sono stanziati 182 milioni che hanno coperto tutte le grandi imprese, i lavoratori autonomi e il 70% delle micro, piccole e medie imprese, che hanno partecipato al bando (nel 2022 l'impegno e quello di stanziare l'importo per il restante 30% andando a coprire tutte le istanze anche delle micro, piccole e medie imprese).

 

I ristori hanno riguardato soprattutto le categorie più penalizzate come quelle legate al turismo, cultura, lavoratori titolari di partita Iva e senza reddito. «A queste forme di agevolazione finalizzate anche a evitare i licenziamenti, si aggiunge un fatto rilevante», spiega Zedda: «Oggi la Regione sta realizzando una nuova strategia di concorsi pubblici e assunzioni, in numero non riscontrabile negli ultimi decenni, a cui si aggiungono iniziative volte a favorire la formazione per immettere nel mercato figure professionali sempre più qualificate, col fondamentale contributo dell'Agenzia per lo sviluppo delle politiche attive del lavoro».

 

Articolo “L’Unione Sarda” del 30.04.2022

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Federico Marini

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