Le tensioni tra l’Ucraina e la
Russia non nascono oggi, ma hanno una storia antica. L’Ucraina è stata
riconosciuto come Stato Indipendente e Sovrano nel 1991, dopo la caduta della “cortina
di ferro.” In precedenza è sempre stata territorio russo, ben prima della
formazione dell’URSS ma anche durante la lunga storia dell’impero russo. A
conferma di ciò, occorre ricordare che il termine “okraina” in russo
significherebbe zona esterna, confine o bordo, ovvero “periferia” dello stato
centrale (anche se agli albori dell’impero russo, Kiev era la capitale di un
popolo composto da slavi e un altro popolo arrivato dalla Scandinavia: i rus).
I primi grossi problemi tra russi e ucraini avvenne durante gli anni ’30, quando il politburo e il suo capo indiscusso Stalin decisero che le terre dovevano essere collettivizzate, formando i cosiddetti kolchoz, le fattorie collettive di Stato i contadini benestanti, i Kulakj si opposero a questo esproprio arrivando a nascondere le derrate alimentari eccedenti che dovevano essere sequestrate dai commissari di zona. L’Ucraina fu in modo particolare colpita da questo provvedimento, perché al suo interno vivevano numerosi Kulakj e la sua economia era agricola (a quei tempi l’Ucraina era chiamata “Il granaio d’Europa").
In Ucraina ci fu una ribellione che Stalin decise di schiacciare con una
ferocia inaudita. I Kulakj scomparvero come classe sociale per finire nei gulag siberiani, e nella
regione ci furono delle carestie dovute a diverse ragioni. L’odio per i russi fu talmente profondo che gli ucraini consideravano
i tedeschi come del liberatori (1942), ma si accorsero preso che i
nazisti li trattavano come una razza inferiore: in Ucraina le SS compirono degli abomini tra i più infami di tutta la seconda guerra mondiale.
Ritornando ai giorni nostri, dopo la caduta della Cortina di ferro l’Ucraina fu dichiarata Nazione indipendente, democratica e sovrana, ma alle elezioni vincevano presidenti filo occidentali oppure più prossimi alla politica di Mosca. La situazione ha cominciato a precipitare nel 2014, quando fu cacciato dall’Ucraina l’allora presidente filorusso Viktor Yanukovych, legittimamente eletto. Da parte della Russia questo è stato considerato come un colpo di stato organizzato dall’occidente e in particolare dalla CIA (il nuovo presidente, Petro Poroshenko, era apertamente schierato su posizioni filo atlantiste).
La risposta di Putin fu l’occupazione della Crimea, ma si riuscì a evitare l’escalation militare grazie all’intervento della diplomazia internazionale e soprattutto grazie alla stipulazione del trattato di Minsk. Il trattato prevedeva il cessate il fuoco e il ritiro delle armi da entrambe le parti, discussioni sulla possibile autonomia per il Donbass, grazie e amnistia per i prigionieri di guerra, lo scambio degli ostaggi militari. Da allora le tensioni sono rimaste sempre presenti, senza però esplodere. Appunto, fino ad oggi.
In questi giorni Putin ha deciso di riconoscere l'indipendenza delle
repubbliche separatiste ucraine, Lugansk e Donetsk, e come sappiamo
stanotte le forze armate russe hanno varcato i confini dell’Ucraina, e le
notizie si rincorrono, sempre più allarmanti. Quali
sono i motivi per cui Putin ha deciso d’invadere l’Ucraina proprio in questo
momento?
In primo luogo
dobbiamo ricordare che in questo periodo l’Ucraina, con alcune manovre
politiche, si è avvicinata all’Unione europea e persino alla Nato, la formazione
atlantista composta dai paesi occidentali prima nemici dell’Unione Sovietica,
ora della Russia. Secondo le valutazioni di Putin, se questo fosse accaduto la
Russia avrebbe avuto alle porte il suo nemico giurato, gli Stati Uniti d’America.
Inoltre Putin potrebbe voler misurare lo stato dell’Alleanza che potrebbe non
essere più così salda, considerati anche i conflitti interni tra Germania e
Francia sulle questioni energetiche, e soprattutto tra L’Europa e gli USA.
In secondo luogo Vladimir
Putin, nell’ultimo anno, ha perso il 7% nell’indice di gradimento dei russi, e
le manovre contro l’Ucraina sarebbero un modo per accattivarsi l’elettorato, da sempre fortemente nazionalista e imperialista. Inoltre i
rischi della Russia in questa guerra potrebbero essere calcolati. Come
sappiamo sono pronte delle sanzioni economiche a danno del paese invasore, ma
queste non sarebbero tali da incidere sull’economia di Mosca. Essendo una grande
esportatrice di gas, se l’Europa decidesse di privarsene la stessa Russia
potrebbe rivendere il gas eccedente alla Cina, che ne ha un fabbisogno immenso.
Inoltre le stesse sanzioni porterebbero all’aumento dei prezzi, e considerato
che L’Europa non può privarsi del tutto del gas russo, alla fin fine l’inflazione
determinerebbe un pareggio economico.
Per questo la
strada delle sanzioni economiche non sarebbe produttiva.
Potrebbero esserlo di più delle soluzioni diplomatiche,
oppure un tempestivo intervento dell’ONU (non di singoli Stati), che respinga le
forze russe al di là del Don o riescano a incentivare un rapido cessate il fuoco. In seguito le
regioni che chiedono la separazioni potrebbero indire un referendum per essere
annesse alla Russia, formando così stati cuscinetto da opporre a una possibile
entrata dell’Ucraina prima nella Nato, e se le condizioni lo consentono nell’Unione
Europea.
Vincenzo Maria D’Ascanio
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