mercoledì 9 marzo 2022

09 Marzo 1994. A San Pedro muore Henry Charles Bukowski. Di Vincenzo Maria D'Ascanio.


 

 “Tutto si riduce all’ultima persona a cui pensi la notte, è lì che si trova il cuore.” Charles Bukowski (Andernach, 16 agosto 1920 – San Pedro, 9 marzo 1994)

 

(09 Marzo 1994) Muore a San Pedro lo scrittore Henry Charles "Hank" Bukowski Jr. Accostato spesso alla beat generation per il suo atteggiamento anticonformista e per lo stile sobrio, Bukowski ha sempre rifiutato ogni etichetta e dichiarato apertamente d’ispirarsi solo alla sua città. Bukowski scrive moltissimo: centinaia di poesie, racconti e sei romanzi. Tra i suoi lavori più famosi “Factotum”, “Storie di ordinaria follia”, “Post office” (se proprio lo si vuole collocare in una corrente letteraria, il dirty realisim  sembra quella più appropriata. Questa era un movimento culturale americano nato tra gli anni ’70 e ’80, che aveva come obbiettivo quello di riportare la scrittura ai suoi fondamentali).

 

Nato il 16 agosto 1920 ad Andernach (una piccola cittadina tedesca nei pressi di Colonia), era figlio di un ex artigliere delle truppe americane, che maltrattava fisicamente e psicologicamente il piccolo “Buk”. Charles ha solo tre anni quando la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti, a Los Angeles.  Qui trascorre l'infanzia costretto dai genitori a un quasi totale isolamento dal mondo esterno. A sei anni era un bambino con un carattere già ben definito: schivo e impaurito, escluso dalle partite di baseball giocate sotto casa, irriso per il suo tenue accento teutonico, manifestava già quelle difficoltà d’inserimento che caratterizzeranno la sua esistenza e la sua arte, infatti le sue opere sono spesso tratte dalla sua vita alienata e caotica.

 

Al raggiungimento dell'adolescenza, Charles soffrì di acne, che portò al rifiuto delle ragazze della sua scuola. Per queste ragioni, non sorprende che all'età di 13 anni abbia iniziato a curare i suoi dolori con bevande alcoliche. Quell'abitudine divenne il suo "rito" per la scrittura. "È stato magico, come uccidersi e rinascere ogni giorno." Affermò a proposito del vizio, che non lo abbandonerà mai (nelle foto che lo ritraggono durante gli incontri letterari, una bottiglia è sempre presente. Intanto a vent'anni abbandona la casa paterna. Inizia così un periodo di vagabondaggio segnato dall'alcol e da una sequenza infinita di lavori saltuari.

 

In quegli anni trovare un lavoro non era un problema, gli americani erano in guerra e c’era una forte domanda di manodopera maschile. Bukowski in seguito si trasferisce a New Orleans, a San Francisco, a St. Louis, soggiorna spesso e volentieri in pensioni-bordello dove incontra un’umanità variegata e ai margini della società. Fa il lavapiatti, il posteggiatore, il postino e il facchino, si sveglia sulle panchine dei parchi pubblici in compagnia delle sue inseparabili bottiglie, per qualche tempo finisce perfino in galera.

 

Proprio in quel periodo scrive le prime poesie e i primi racconti, e lo scrittore ha problemi con la legge per renitenza al servizio di leva. Viene arrestato nel 1944 e dopo qualche giorno di prigione sarà sottoposto ad alcuni esami che lo riterranno inidoneo al servizio militare. Nel 1956 viene assunto come postino a Los Angeles e da tale esperienza, durata appena tre anni, trae ispirazione per il suo primo romanzo, “Post Office”, pubblicato nel 1971, dove appare per la prima volta quello che sarà il protagonista principale delle sue opere, Henry Chinasky, l’alter ego usato dallo scrittore in molti suoi racconti e romanzi. Incapace di relazionarsi positivamente con gli esseri umani, uno delle sue battute più frequenti è «Umanità mi stai sul cazzo».

 

Nei suoi scritti ritrae una numerosa schiera di personaggi: prostitute, alcolisti, individui disadattati, vagabondi, alienati e giocatori spregiudicati. Uomini e donna che si aggirano come fantasmi in un mondo che li rigetta. La sua produzione rappresenta in modo realista la depravazione della vita urbana e la faticosa esistenza degli oppressi nella società americana. Il suo linguaggio crudo e le immagini violente che compaiono nelle sue pagine dividono tutt’oggi i critici ed è raro, se non impossibile, trovare un suo scritto in un libro di letteratura. Non pochi sono ancora i critici che reputano volgare e offensivo lo stile di Charles Bukowski. La loro alterigia li ha resi incapaci di cogliere i messaggi sociali racchiusi in quelle opere, che intanto cominciano ad essere pubblicati dal leggendario editore "Pressa del passero nero."

 

Charles visse in concubinato con Frances Smith nella prima metà degli anni '60, dalla quale ebbe una figlia (1964), Marina Louise Bukowski. Quell'anno scrisse una composizione innovativa di micro poesia in litografie e opuscoli dal titolo "Bara 1". Era una compilation di piccolo formato che includeva poesie famose come "Il documento sul Pavimento" e "Rifiuto Cestino." Alla fine della sua relazione con Smith, vive una serie di relazioni amorose informali. Tra questi, quello che ha avuto con Linda King, poetessa e scultrice resta forse il più importante anche per la sua produzione poetica. Ad ogni modo questo periodo di promiscuità sessuale hanno alimentato il nucleo di tanti, tantissimi racconti e poesie elaborati da Bukowski tra gli anni '60 e '70. Proprio per questi scritti l'autore tedesco-americano è stato bollato come "sessista"

 

 

Nel 1988 si ammala di tubercolosi, ma continua a scrivere e pubblicare libri fino a quando, il 9 marzo 1994, all'età di 73 anni, muore stroncato da una leucemia fulminante, a San Pedro, poco dopo aver completato il suo ultimo romanzo, “Pulp.” I funerali furono officiati da monaci buddisti, alla cui disciplina spirituale si era avvicinato negli ultimi anni. La sua lapide recita: "Henry Charles Bukowski - Hank - Don't Try - 1920-1994", e sotto la data appare un’incisione raffigurante un pugile.

 

Queste due semplici parole – don’t try – frase che usa spesso in una delle sue poesie più ispirate, dove dà consigli sulla creatività e sul metodo agli aspiranti scrittori, si riferiscono però al suo approccio alla scrittura. In una lettera del ’63 scrive: «Qualcuno in uno di questi posti... mi chiese: “Cosa fai? Come scrivi, come crei?” Non lo fai, gli dissi. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l’immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po’. È come un insetto in cima al muro. Aspetti che venga verso di te. abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico.»

 

Vincenzo Maria D’Ascanio

 

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