Nei Media, ma
anche nei grandi Giornali, continuano imperterrite le contumelie, le offese e,
persino le ingiurie e gli insulti, nei confronti di Papa Francesco:
apostrofato con epiteti innominabili, tra cui, i più lievi sono massone,
antipapa e via via elencando simili mostruosità e scempiaggini. Per lo più
vengono, tali improperi, da una certa parte culturale e politica, più che
conservatrice, reazionaria e retriva. Che non accetta il cambio di rotta che
Papa Bergoglio ha voluto imprimere alla Chiesa cattolica. Di qui lo “scontro”
sotterraneo (ma non troppo) con sorde ampie e corpose resistenze alla sua
“rivoluzione”, anche all’interno stesso della Chiesa.
Schematizzando (e
necessariamente semplificando) a confrontarsi (o combattersi?) sono due Chiese
contrapposte: quella di Bergoglio e quella rappresentata emblematicamente dai
“bertoniani”.
Insomma la Chiesa dei poveri e la Chiesa
“costantiniana”: una dialettica, un confronto, uno scontro che ha
attraversato la sua storia millenaria. E che nella storia, carsicamente, emerge
in alcuni periodi, per inabissarsi in altri. Da quando con l’imperatore
Costantino appunto, inizia a mutare “pelle”, DNA: trasformandosi gradatamente,
da Chiesa come Comunità di base, povera e solidale, perseguitata e
martirizzata, in Chiesa gerarchica, di potere e di dominio: di potere economico
e politico. Di strumento oppiaceo invece che di liberazione.
Nel Medioevo al fine di
giustificare e “legittimare”, tale potere “temporale”, dei papi e della Chiesa
– evidentemente hanno la coda di paglia – gli storici
“cristiani” fra l’altro “inventarono” un documento secondo cui l’imperatore
Costantino con un decreto avrebbe donato a Papa Silvestro i territori di Roma e
del Lazio. Ci avrebbe poi pensato Lorenzo Valla, umanista brillante e colto, a
demistificare e sbugiardare tale falso, tale documento apocrifo, con le
armi finissime e scientifiche della filologia, della paleografia e
dell’archeologia, con un celebre opuscolo ” De falso credita et ementita
Constantini donatione” del 1440. Ma non solo su questo versante muta la Chiesa:
nata per annunziare il messaggio evangelico, diventa “altro”: si dota e
costruisce un apparato dottrinale e teologico, di norme, precetti, divieti,
dogmi, riti, culti: che di fatto tendono a “sostituire” il messaggio originale
cristiano o, comunque, lo “declassano” e, talvolta, lo stravolgono. Il “fedele” è tale più per l’osservanza della “pratica
religiosa” e cultuale o della lettera della dottrina, quasi fosse un’ideologia
astratta, che per la “pratica etica” e i comportamenti morali. Il Papa gesuita
invece si ispira al messaggio evangelico primigenio: dandone l’esempio e
iniziando a praticarla, la povertà.
Così ai sontuosi
appartamenti papali preferisce la modesta foresteria di Santa Marta, dove
consuma i pasti insieme agli altri. Di contro la Chiesa “costantiniana”
rappresentata in modo esemplarmente paradigmatico da Bertone che – già potente
Segretario di Stato – abita in un sontuoso e lussuoso e superaccessoriato
attico. Papa Francesco non riduce la communio e la vita stessa della Chiesa
alla struttura ecclesiastica e all’estabilishement: anzi. Il suo servizio non è
un mestiere e, ancor meno una carriera, con privilegi ed emolumenti principeschi,
come troppo spesso lo è stato nel passato (e lo è ancora) per molti
ecclesiastici: che Bergoglio denuncia con reprimende severe.
Per lui è un ministero
evangelico e profetico di salvezza che si dispiega nella situazione storica
concreta in cui vive e opera, accettando e incrociando il frastuono
dell’esistenza, occupandosi degli uomini e delle donne, quali sono, e non solo
delle loro anime. Egli non è il capo di una setta
religiosa: è il fratello e il padre di tutti, ma soprattutto dei
diseredati, dei dannati della terra: anche se, formalmente, non appartengono
alla Chiesa. Papa Francesco tali dannati della terra li incrocia, percorrendo
le strade del Pianeta, sostando nelle Piazze, stringendo mani, osservando i
loro sguardi, leggendo nei loro cuori, ascoltando le loro storie. Ma non solo. Papa Francesco – il cui Dio “ha rovesciato i potenti dai
troni e innalzato gli umili” – mostra simpatia, apertura e sostegno deciso e
convinto alle problematiche ambientali (penso alla recente enciclica Laudato
si’) e ai nuovi processi di liberazione, in sintonia con i soggetti emergenti
delle trasformazioni sociali: alle donne che pur continuando ad essere
discriminate, iniziano ad acquisire potere e ruoli; alle culture e lingue
native, che una globalizzazione nefasta vorrebbe distruggere; alle comunità
indigene che rivendicano le loro visioni del mondo autoctone non soggette alla
colonizzazione occidentale; alle comunità contadine che si mobilitano contro il
capitalismo selvaggio.
A tali aperture si
oppone la Chiesa “costantiniana”, di fatto preconciliare, più legata alla
religio superstiziosa, che alla religiosità liberante e liberatrice, e non
disposta a rinunciare ai privilegi di casta e al potere. Chiesa “costantiniana”
che la parte più retriva della cultura e della società (non solo italiana) non
si rassegna ad abbandonare.
Francesco Casula
Storico e saggista della cultura sarda.
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