L’Accordo di Balfurd non fu
l’unica dichiarazione effettuata dagli inglesi a favore di uno Stato Ebraico.
L’accordo “Sykes Picot” era
un accordo segreto tra francesi e inglesi dove di sottolineava che alla fine
della guerra proprio francesi e inglesi si sarebbero divisi il Medio Oriente
(inglesi e francesi, i grandi colonizzatori anche della nostra epoca, come
dimostrano le pilotate guerre civili in Africa).
In sostanza,
inglesi e francesi si divisero l’impero ottomano decaduto alla fine della
guerra.
Con una serie di accordi, alla Palestina spettò di essere dominata
dall’Inghilterra, che propose un protettorato inglese su un territorio che in
seguito sarebbe spettato agli ebrei.
Ad ogni modo il processo
doveva essere lento, ma gli ebrei cominciarono a spostarsi verso Gerusalemme
ancor prima che fosse dichiata l’esistenza dello Stato Ebraico. Naturalmente da
questo atteggiamento gli arabi si accorsero che gli inglesi non avrebbero mai
mantenuto le loro promesse (un grande Stato ebraico), ma era troppo importante
avere un “avamposto occidentale,” se così lo possiamo chiamare, che vegliasse
sui territori in questione.
Dunque gli ebrei, anche
sollecitati dalla dottrina “Sionista” cominarono a spostarsi. Inizialmente
nell’area erano presenti 60.000 ebrei e 700.000 arabi (1918).
Nel 1922 gli ebrei
arrivarono presto a 84.000. L’incremento fu supportato anche da una politica
cher permettesse agli ebrei di costruirsi fabbriche e diverse attività
commerciali nella zona oppure le aziende agricole, chiamate Kibbuz.
L’immigrazione degli ebrei
verso la Palestina fu controllata dai britannici, e gli stessi inglesi furono
coloro che collaborarono con gli inglesi
per la costituzione dell’Hachanà,
ovvero l’organizzazione militare che aveva il compito di difendere le proprietà
dei coloni ebrei (è bene sottolineare che la crisi del 29’ arrivò a colpire
anche i palestinesi, che vendettero i loro territori agli ebrei che, anche
supportati dall’esterno, non avevano mancanza di liquidità.)
Tuttavia gli arabi si resero
conto che gli ebrei stavano per diventare un numero sempre maggiore, per questo
cominciarono i primi dissidi, alimentati anche dal fatto che
l’Inghilterra non inviò delle truppe a difendere i coloni. Questo
fatto portò gli ebrei ad autodifendersi andando a formare due gruppi distinti
per fronteggiare gli arabi: “Irgun” e la “banda Stern,” che si sarebbe occupata
nello specifico delle azioni terroristiche sia contro gli arabi, ma anche
contro gli inglesi.
Nel frattempo la
radicalizzazione politica ci fu anche da parte degli arabi, con la creazione
della “Mano Nera,”
che oltre agli atti terroristici invitò gli arabi a scioperare contro i datori
di lavoro ebraici, e invitando alla “Guerra Santa,” che doveva essere condotta
sia verso gli ebrei, sia verso gli inglesi. La radicalizzazione continuò sino
al 1939, anno in cui il primo ministro inglese, Chamberlain, emanò “Il
libro bianco”: al posto di dividere la Palestina il paese
sarebbe stato unificato, con la presenza equanime di ebrei e palestinesi e con
la supervisione del governo inglese.
Tuttavia limitare
l’immigrazione ebrea non fu una decisione particolarmente saggia, anche perché
nel 1939 il nazismo era al massimo della sua espansione, e proprio nel 1939 i
nazisti avevano invaso la Cecoslovacchia, spedendo migliaia di persone nei campi
di concentramento dell’Europa Orientale.
Inoltre i
palestinesi si trovarono coinvolti nella seconda guerra mondiale “dalla
parte sbagliata”, perché Italia e Germania promisero ai Palestinesi che non ci
sarebbe mai stato l’avvallo di uno Stato Ebreo, ovvero quello che in seguito
sarebbe diventato Israele.
Quando la guerra
finì la questione della Shoah portò con sé un senso di colpa callettiva verso
il popolo ebraico.
Questo indusse il governo inglese ad abbandonare la questione dell’immigrazione
del popolo ebraico verso la “Terra Santa,” e la stessa Inghilterra passò il
problema alla neonata organizzazione mondiale, ovvero l’ONU.
Questa varò la
risoluzione 181,
che in sostanza separò il neonato Israele, o meglio, la sua area in due Stati:
agli ebrei sarebbe spettato il 55% del territorio, mentre il 44% sarebbe
spettato agli arabi. L’1% sarebbe riventata una zona franca.
Gli arabi non considerarono
equa la distribuzione delle terre, e dal quel momento cominciarono i dissidi
che continuano ancora oggi. Naturalmente, tra il passato e l’attuale presente
sono avvenute delle guerre, come quella dei “6 gioni,” senza contare le guerriglie
denominate “intifade”.
Quando gli inglesi
si ritirarono dalla Palestina, gli israeliani si dichiararono indipendenti il
14 Maggio 1948.
Immediatamente 5 nazioni: Egitto, Libano, Giordania, Siria e Iraq
invasero Israele.
Tuttavia questi eserciti non si unirono mai sotto un unico commando, e la
Giornania e quello iracheno si limitarono a occupare la Cisgiordania e la
Transgiordania.
Gli arabi furono
sbaragliati dal piccolo esercito israeliano, tuttavia i veri sconfitti furono
i palestinesi: oltre 750.000 furono costretti ad abbandonate la terra
esraeliana,
e furono reinsediati in
Cisgiordania e soprattutto nella striscia di Gaza. Al termine della guerra la
superfice d’Israele aumentò dal 55% al 78%, riducendo la quantità dei
palestinesi al 22%. A oggi e in seguito alle diverse guerre quel 22% si è
ridotto all’11%, tra l’altro formate da una sorta di isole separate le une
dalle altre
Vincenzo M. D'Ascanio.