"La Costituzione è un buon documento; ma spetta ancora a noi fare
in modo che certi articoli non rimangano lettera morta, inchiostro sulla carta.
In questo senso la Resistenza continua." (Sandro Pertini)
(24
febbraio 1990) Muore a Roma Sandro Pertini uno dei presidenti della Repubblica
più amati dagli italiani, aveva novantatre anni. Politico,
partigiano e giornalista è stato il settimo presidente della Repubblica
Italiana, dal 1978 al 1985. Alessandro
Pertini è nato a Stella in provincia di Savona il 25 settembre 1896. La famiglia è benestante, poiché il padre è
proprietario terriero, ha 4 fratelli: Luigi, Mario, Giuseppe e Eugenio,
quest'ultimo scompare tragicamente il 25 aprile 1954 nel carcere di
Flossenburg. Dopo aver frequentato il collegio dei Salesiani a Varazze, Sandro
Pertini frequenta il liceo "Chiabrera" di Savona, e diviene
collaboratore di "Critica Sociale" di Filippo Turati, il che
contribuisce sicuramente ad avvicinarlo all'ambiente e all'ideologia
socialista.
Laureatosi in giurisprudenza e poi in scienze politiche e sociali, dopo
aver preso parte alla prima guerra mondiale inizia ad esercitare la professione
forense ma già dal 1918 indirizza le sue forze alla militanza politica, iscrivendosi al Partito Socialista Italiano. Per
effetto delle leggi speciali varate dalla dittatura fascista, nel 1925 è
condannato al confino di cinque anni a cui sfugge trovando
ricovero presso Carlo Rosselli a Milano e poi in Francia grazie all'asilo
politico.
Aveva,
infatti, distribuito il foglio clandestino "Sotto il barbaro dominio
fascista" nel quale rivendica la paternità di
alcuni scritti antifascisti e individua la responsabilità della monarchia nel
perdurare del regime fascista. Rientra in Italia nel 1929 e crea
un'organizzazione clandestina socialista per la quale viene condannato a 11
anni di reclusione.
Tornato in libertà alla caduta del fascismo nell'agosto del 1943 è
impegnato nel primo esecutivo del Partito Socialista, e due mesi dopo
nuovamente in carcere dopo la cattura da parte dei nazisti che lo condanneranno
a morte, sentenza che riesce a eludere grazie a un'evasione dal Regina Coeli
nella primavera del 1944.
Nel 1945 diventa segretario del P.S.l., l'anno seguente è deputato
dell'Assemblea Costituente, presidente del gruppo socialista al Senato nel
1948. Nelle consultazioni politiche del 1953
viene eletto alla Camera dei Deputati dove rimane per tutta la legislatura successiva, divenendone
vicepresidente nel 1963 e presidente nel 1968.
L'8
luglio 1978 viene designato Presidente della Repubblica con l'ampio consenso di
832 voti su 995 votanti, espletando il mandato con una forte
impronta personale che gli vale il titolo di presidente più amato dagli
italiani. Uomo autorevole e intransigente, nessun capo di Stato o uomo politico
italiano ha conosciuto all'estero una popolarità paragonabile a quella da lui
acquistata, grazie ad atteggiamenti di apertura ed eccezionale schiettezza nei
suoi incontri diplomatici.
Sandro Pertini riesce inoltre, nei lunghi anni in cui è presidente
della Repubblica, a riaccendere negli italiani la fiducia nelle istituzioni e a mettere in atto un'aperta denuncia della criminalità organizzata,
della corruzione politica e del terrorismo.
Il
29 giugno 1985 dieci giorni prima della naturale scadenza del mandato decide di
dimettersi per consentire l'insediamento immediato del suo successore Francesco
Cossiga. Sebbene si fosse in più occasioni
dichiarato ateo, negli anni ha stretto una profonda amicizia con il pontefice
Giovanni Paolo II che accorre a trovarlo in ospedale nel 1987 quando Pertini fu
colto da malore durante i funerali del generale Giorgieri ucciso dalle Brigate
Rosse. Si spegne nel suo appartamento a Roma il
24 febbraio 1990 per complicazioni dopo una caduta di cui era stato vittima
alcuni giorni prima.
Vincenzo Maria D’Ascanio
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