mercoledì 29 dicembre 2021

Pochi seguono i protocolli, difficile rintracciare i contatti dei nuovi positivi. Isolamenti e test fai da te. salta anche il tracciamento.


 

C'è chi aspetta da giorni la visita dell'Ats, c'è chi invece ha fatto tutto da solo utilizzando test rapidi di autodiagnosi o prenotando i tamponi molecolari da strutture pubbliche o private, c'è chi è stato contattato per il primo test e dimenticato per il secondo ma c'è chi fa finta di nulla in attesa di essere tracciato dall'Ats. Le lamentele arrivano a pioggia, come se fossero dispensate da un irrigatore. Molti improvvisano, altri si smarriscono davanti alla profilassi ma tutti si lamentano. E con un altissimo numero giornaliero di contagi, c'è anche un fisiologico ritardo nei protocolli di tracciamento. Una seccatura che, in molti casi, potrebbe risolversi semplicemente seguendo le regole.

 

L'appello di Ats. Con quasi 600mila positivi in tutto il Paese, e un numero imprecisato di quarantene attualmente attive, seguire le regole è l'unico modo per essere tracciati e, dunque, per ridurre la diffusione del contagio. Eppure, ultimamente sembrano saltate anche le regole che prima si seguivano passo dopo passo: «Sono stupito, ad un anno e mezzo di distanza sono pochi quelli che seguono la procedura corretta - spiega Massimo Temussi, commissario dell'Ats -. Molti mi hanno chiesto spiegazioni, spesso dopo aver effettuati esami in strutture pubbliche o private, come le farmacie. Il problema è che il tracciamento dei contatti parte dopo la segnalazione al medico di famiglia. Senza questo passaggio, Ats non può essere informata delle positività. Chiaramente, con 500 contagi al giorno la procedura diventa più complessa, sicuramente più lenta ma comunque resta attiva. Se qualcuno buca la procedura, come sta accadendo in troppi casi in questi giorni, diventa tutto impossibile».

 

Tra i contagi, o tra i contatti stretti dei positivi, ci sono molti sardi emigrati all'estero e rientrati nell'isola per trascorrere le feste in famiglia. Tutta gente che non ha il medico di famiglia: «In quel caso si comunica la positività, o il contatto stretto con un positivo, direttamente all'Igiene pubblica e si attende l'arrivo dell'Usca», conclude Temussi.

 

Positivi abbandonati. Quando il sistema non funziona, c'è il rischio di finire nel limbo delle attese infinite. È il caso di uno dei tanti sardi che vive le festività natalizie in quarantena. Lui, un emigrato, che preferisce restare anonimo, arrivato nel cagliaritano dal nord Europa per le feste di fine anno, il protocollo l'ha seguito, è stato contattato da Ats per il primo tampone molecolare, sfortunatamente positivo, e poi è finito nel limbo delle attese.

 

Ma non solo: «Trascorsa una settimana dal primo test, nonostante le diverse segnalazioni che ho effettuato tramite il centralone Ats e via mail, nessun operatore, ad oggi, si è premurato di chiamare né per consigliare una profilassi né per effettuare il tracciamento dei contatti stretti, inclusi i passeggeri dei voli sui quali ho viaggiato, né per riprogrammare il prossimo tampone. Ironia della sorte, proprio mentre i sintomi fortunatamente scemano, ho ricevuto la chiamata di un impiegato del comune del cagliaritano presso cui ho il domicilio per interrompere la raccolta differenziata, come da protocollo Covid».

 

Ospedali in affanno. Molti avevano sperato di non vedere mai più le ambulanze in fila davanti agli ospedali. Lunedì notte, invece, la lista d'attesa davanti al Pronto soccorso del Brotzu di Cagliari, l'ultimo reparto dell'emergenza-urgenza destinato ai pazienti non Covid della città, ha raggiunto quota 24 mezzi in attesa. E se gli ospedali già rischiano di non riuscire a soddisfare la domanda, in strada si dribblano anche le regole più semplici. Sempre a Cagliari, sono pochi quelli che la indossano nonostante l'obbligo sia ritornato nelle regioni "bianche" anche all'aperto. Diverso il discorso per chi utilizza i mezzi pubblici, dove è obbligatoria la Ffp2. Forse per i controlli più efficaci, forse per il rischio di contagio più alto, sostanzialmente tutti utilizzano correttamente i dispositivi di protezione individuale imposti dalla legge.

 

Claudio Zoccheddu

 

Articolo “La Nuova Sardegna,” 29.12.2021

Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

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