Berlusconi
non può essere “nemmeno proposto” come Presidente della Repubblica, perché
durante i suoi governi sono stati cancellati i diritti dei lavoratori, ha creato
decine di tipologie contrattuali che hanno come fine unico il continuo ricatto
del lavoratore, ha sminuito la forza dei sindacati nella contrattazione
collettiva, facendo credere ai lavoratori di essere “imprenditori di se stessi.”
Tutto questo, senza creare nessun posto di lavoro, anzi.
Berlusconi
non può essere “nemmeno proposto” come Presidente della Repubblica, perché sempre
durante il suo secondo governo, iniziato nel 2001, ha appoggiato una guerra
criminale nel Medio Oriente, rendendo quell’area una polveriera i cui effetti
si mostrano tutt’oggi, costringendo migliaia di persone a fuggire da paesi dove dominano instabilità e violenze, dove i popoli vivono in uno stato di guerra che sembra non
vedere una fine. È stato oggettivamente responsabile dei fatti accaduti durante
il G8 di Genova, dove cittadini innocenti sono stati picchiati, umiliati, vessati
da forze dell’ordine incentivate anche dai suoi violenti e avventati discorsi.
Durante il
Governo Prodi bis è stata accertata la compravendita di politici per passare
nel suo schieramento. Nel suo terzo Governo iniziato nel 2008 ha utilizzato i
suoi mass media per distruggere moralmente e politicamente i suoi avversari
politici (su tutti il caso Boffo), è arrivato a baciare le mani a un
sanguinario dittatore davanti a tutto il mondo, ha tentato d’inserire (fortunatamente
riuscendoci solo in parte) delle vallette in organismi politici.
Soprattutto,
attraverso i suoi mass media, ma anche grazie all’utilizzo irresponsabile del
servizio pubblico, ha introdotto nel tessuto sociale italiano un sistema di disvalori
fatto di consumismo, individualismo, carrierismo esasperato, materialismo. Di
fatto, ha legittimato l’evasione fiscale e delegittimato la giustizia.
Questi sono
tra i motivi per cui Berlusconi non può essere nemmeno proposto come Presidente
della Repubblica: soprattutto il messaggio verso le nuove generazioni sarebbe
devastante. In tutto questo non è tollerabile l’atteggiamento di quegli organi
d’informazione, non solo di destra, che stanno spostando il dibattito non tanto
sulle sue responsabilità politiche, quanto piuttosto sulla sua condotta morale.
Com’è accaduto anche nel passato, il centro sinistra sta pericolosamente
cadendo nella trappola, dove i comportamenti individuali di Silvio
Berlusconi si travestono in discussioni sulle libertà individuali del singolo
cittadino. Com’è già accaduto il dibattito passa dalla
politica a un referendum nazionale sulla persona di Berlusconi, scadendo così
in secondo o terzo piano le sue responsabilità politiche, i suoi drammatici
errori in politica estera e nel suo atteggiamento accondiscendente verso quei
poteri “oscuri” da sempre presenti nel nostro tessuto sociale, politico,
economico.
Spero che
la sinistra non cada in questo ennesimo errore. Silvio Berlusconi deve essere
considerato per la sua storia politica, non per la sua storia personale. Il dibattito
sul futuro Presidente della Repubblica non può diventare una questione di
Gossip.
Vincenzo Maria D’Ascanio
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