In una giornata che ha fatto registrare il
numero record di positivi nell'isola
la riapertura delle scuole dopo le vacanze natalizie fa paura. Così
diversi sindaci hanno deciso di non aspettare la decisione del Governo
(previste per oggi) rinviando al 10 gennaio il ritorno degli studenti sui
banchi. Le giornate di venerdì, sabato e
domenica saranno
utilizzate per eseguire - dove possibile - uno screening volontario sulla popolazione scolastica
con tamponi forniti dall'Ats.
A spingere i primi cittadini a rinviare il
ritorno in classe i dati sempre più allarmanti sulla diffusione del virus e il
timore di una nuova accelerazione dei contagi. I primi a firmare l'ordinanza
sono stati i sindaci di Usini, Uri, Tissi, Muros e Chiaramonti, nel Sassarese,
imitati dai loro colleghi di Arzachena, Tempio, Alà dei Sardi e Desulo. Ancora più drastiche le scelte fatte dai primi cittadini di Ghilarza e Sedilo che hanno
rinviato il ritorno a scuola il 17.
Scelta che starebbero per fare anche gli
amministratori di Norbello, Abbasanta e Paulilatino. Lo stesso assessore
regionale alla Sanità Mario Nieddu aveva fatto sapere di condividere l'idea di posticipare
di qualche giorno la riapertura delle scuole considerato che il 7 è venerdì e
il ponte del fine settimana sarà utile per capire come riorganizzarsi e come gestire
le eventuali (molto probabili) emergenze. L'assessore ha preso parte alla conferenza
delle Regioni e ha confermato che i suoi uffici sono al lavoro «per prevedere
uno screening su base volontaria».
Presumibilmente, come ha ipotizzato anche
l'assessore all'Istruzione, Andrea Biancareddu, si
avvierà una campagna
di tamponamenti a campione, su base volontaria. Il
sindaco di Uri, Matteo Dettori, ha battuto tutti sul tempo e ha già organizzato
una tensostruttura capace di accogliere gli oltre 200 bambini che frequentano
l'asilo nido, la scuola dell'infanzia, le scuole elementari e le medie del
paese. Lo screening si svolgerà nella giornata di venerdì.
Ieri nel vertice in videoconferenza con le
Regioni il ministro dell'Istruzione ha confermato che sarà necessario rimettere
mano ai protocolli sulla didattica a distanza,
eliminando la distinzione
tra vaccinati e non vaccinati e aumentando la soglia di casi positivi oltre la quale si finisce a
casa. La decisione sarà ratificata
oggi dal Cdm, anche se resta ancora in piedi la proposta di alcune Regioni - Campania in primis - di
far slittare la riapertura delle scuole addiritura di un mese. Dirimente,
secondo i governatori, sarà il parere del Comitato Tecnico Scientifico.
Sul rientro esprimono «preoccupazione»
anche i presidi che sposano la proposta delle Regioni di rivedere i protocolli
sulle quarantene. La fascia che tiene più in apprensione sia palazzo Chigi che i
governatori è quella tra i 5 e gli 11 anni, quella cioè che per ultima è entrata
nella campagna vaccinale. E così - è la proposta delle Regioni - alle scuole dell'infanzia
si finirebbe in quarantena per sette giorni con un solo caso, mentre per le
elementari e la prima media la quarantena e l'interruzione della frequenza si
avrebbero se ci sono almeno due contagiati.
Nel caso di un solo positivo si attiva
l'autosorveglianza, con la raccomandazione di astenersi dalla frequentazione di
ambienti differenti dalla scuola, senza testing. Per le scuole secondarie di primo e secondo grado, lo stop alla frequenza e
la quarantena scatterebbero con un minimo di 3 casi. L'ultima parola, ribadiscono i governatori, dovrà però essere quella del Cts che in qualche modo dovrà garantire sulla stabilità sanitaria
di tali decisioni. Ieri sia premier Mario Draghi sia i ministri della Salute, Roberto Speranza, e dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, hanno
ribadito la volontà di preservare
quanto più possibile le lezioni in presenza. Posizione condivisa dai presidenti delle Regioni ma
non da tutti i sindacati.
(a.l.)
Articolo “La Nuova Sardegna,” 05.01.2022
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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