I venti di guerra in Europa soffiano
sempre più forti e i timori di un conflitto tra Russia e Ucraina avanzano anche
in Sardegna, che non sarà immune da ricadute economiche. Per una regione
cresciuta all'ombra del turismo e che ora, con la pandemia un po' ai margini, tenta
con affanno di rifarsi con l'estate 2022, le conseguenze, tanto per cominciare,
si vedrebbero subito negli alberghi dove i clienti russi sono praticamente di
casa.
Ma, in generale, una possibile guerra farebbe male a tutta l'Italia, in termini di
perdite economiche. A partire
dallo scenario di uno «shock energetico», già prefigurato dagli analisti, se Mosca, dal quale dipende la fornitura di
gas per il 40% del fabbisogno nazionale,
decidesse di chiudere i suoi rubinetti: tra i grandi Paesi dell'Ue, l'Italia è
infatti quello più dipendente dalla Russia, secondo la mappa pubblicata
dall'Istituto per gli studi di politica internazionale.
Prezzi gonfiati A soffrire sarebbero un po' tutti i settori produttivi, con ricadute sui
prezzi delle materie prime, che già rendono insostenibili – assieme al
caro-energia – i costi in tutti i comparti economici. Rincari che, nell'Isola, stanno già mettendo a dura prova l'agricoltura, con aumenti record sui mangime (di circa il 40%) a cui si
aggiungono gli incrementi dell'energia
del 400%, il costo del gasolio agricolo (più 60%) e l'aumento dell'urea (più 250%).
Da considerare anche gli scambi commerciali
delle merci italiane con Mosca che valgono «20 miliardi di euro»:
l'Osservatorio economico del ministero degli Affari esteri evidenzia che
l'export russo rappresenta una buona fetta di fatturato per diverse imprese
italiane, con la conseguenza che, in caso di attacco all'Ucraina, sarebbero le
prime a perderci. Tutto ciò in un periodo in cui la crescita economica è già in
affanno per rincari, inflazione alle stelle e una pandemia che ha lasciato in
crisi e con una valanga di debiti tanti settori.
Turismo
L'escalation delle tensioni, in questi giorni, allarma anche gli imprenditori
sardi. «Siamo molto preoccupati», dice Lorenzo Giannuzzi, ad e dg del Forte Village,
«è una situazione che comprometterà almeno parzialmente il flusso dei turisti
nell'Isola, una vera doccia fredda per noi: è prematuro fare previsioni,
bisognerà vedere anche l'effetto delle sanzioni sulla Russia, ma sicuramente quest'altra mazzata, ora che ancora non siamo usciti dalla crisi del Covid, avrà riflessi sul nostro business».
La situazione Marco Siddi, ricercatore nel
dipartimento di Scienze politiche a Cagliari, esperto di relazioni internazionali
formatosi a Oxford e in Finlandia, segue con attenzione gli sviluppi, fino
all'ultima mossa di Putin per il riconoscimento dell'indipendenza delle due
regioni ucraine del Donbass. «Un'escalation militare andrebbe a complicare il
quadro economico dell'Italia», premette Siddi, «se la situazione si congela
allo stato attuale e non si arriva a un conflitto armato, in realtà, non
vedremo grandi cambiamenti rispetto all'approvvigionamento di gas, le sanzioni dell'Ue
colpirebbero solo il Donbass. Il
problema potrebbe verificarsi in caso di guerra se venisse danneggiato il gasdotto attraverso cui il gas arriva nel nord-est di Italia ma, allo
stato attuale, ritengo più probabile che resti lo scenario attuale.
Tuttavia è difficile pronosticare un miglioramento sul fronte dei prezzi che
resteranno alti per settimane o mesi».
Embargo sull'Italia. Le esportazioni agroalimentari made in Italy
in Russia hanno perso 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo a causa
dell'embargo deciso dalla Russia e tuttora vigente, in risposta alla sanzioni decise dall'Ue, dagli Usa e altri Paesi già nel 2014, all'inizio del
conflitto. Vietato l'ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce: un embargo che ha penalizzato le aziende di
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che intrattenevano con Mosca il 70 per cento di interscambi commerciali.
Carla Raggio
Articolo “Unione Sarda” del 23.02.2022
Federico Marini
skype: federico1970ca
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