«Con Pnrr occasione unica: servono 10
milioni per un progetto sui borghi» «Fermare lo spopolamento delle zone interne
dell'isola» Nel 1961 la popolazione localizzata nei comuni
dell'interno dell'isola era pari al 47% del totale regionale, nel 2020 è scesa
al 33%, un terzo degli abitanti della Sardegna: secondo
un report realizzato dalla Cna, di questo passo nel 2050 potrebbe scendere al
29,7%. È uno dei dati più eloquenti e preoccupanti che l'associazione artigiana
ha inserito in una lettera aperta diretta al governatore Christan Solinas e
all'assessore a Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio
Giuseppe Fasolino.
Dal rapporto emerge «l'immagine di
un'isola - dicono il presidente Cna Sardegna Luigi Tomasi e il segretario
Francesco Porcu - che tende ad arroccarsi sempre più sulla
costa, anche a causa di un'idea e
di una politica di sviluppo economico e turistico che per anni ha puntato tutto sulle aree litoranee (anche dal punto di vista infrastrutturale) e quasi mai ha spostato
l'attenzione verso la valorizzazione e la tutela delle aree dell'interno. Qui l'impoverimento
demografico è accompagnato da un declino economico difficile da fermare».
Secondo la Cna, rispetto agli anni 60 il
calo demografico dell'interno è arrivato nel 2020 a più di 137 mila persone (-21%),
mentre la crescita delle fasce costiere ammonta a +303 mila persone (+40%). Degli oltre 60 mila residenti in meno dell'interno, il 35% deriva da effettivi movimenti
migratori (oltre -20 mila), il resto dalla componente di movimento naturale (nati-morti). Tra il 2012 e il 2019 il reddito complessivo prodotto dai residenti è
diminuito del 42% per l'interno (persi 230 miliardi di euro in 7 anni), mentre si
è ridotto molto meno sulla costa (-1,8%): questo
perché i minori investimenti
dedicati significano minore dinamismo del territorio, minore sviluppo economico, minore
attrattiva demografica e imprenditoriale.
«Le condivisibili misure contenute nella
legge di stabilità volte a frenare il calo demografico e la denatalità – dice allora
l'associazione artigiana - vanno accompagnate da seri e concreti progetti di
sviluppo locale. La proposta: destinare 10 milioni di euro per individuare 2 o 3
borghi, comuni o aree territoriali
dell'interno della Sardegna su cui sperimentare la costruzione di un modello di sviluppo che
parta dai propri tratti distintivi,
delle vocazioni, dai punti di forza».
Tomasi e Porcu affermano che «un sistema
di aiuti e di incentivi per quanto importanti, rischiano di produrre effetti
effimeri e limitati nel tempo se non sono sostenibili nel lungo periodo, perché
non accompagnati da seri e concreti progetti di sviluppo. Occorre guardare in via
prioritaria ai comuni dell'entroterra, valorizzando i punti di forza e la vocazione delle aree territoriali
coinvolte promuovendo il turismo
culturale naturalistico, esperienziale, religioso, sportivo, enogastronomico, promuovendo la cultura,
l'economia, le tradizioni e l'artigianato locale».
L'obiettivo: costruire un prototipo
replicabile in altre aree dove è più elevato lo stato di disagio
socioeconomico. Un progetto nel quale coinvolgere le migliori competenze
(università, urbanisti, sociologi, economisti) con l'allestimento di
"unità di specialisti" dedicata a definire le procedure per
intercettare le tante risorse che la legislazione nazionale e comunitaria a cui
si aggiungono quelle apposite previste sul tema dal Pnrr. Se davvero si vuole
dare attrattività a questi territori agli occhi dei giovani portandoli a
investire e formare una famiglia, la Cna
pensa che debba essere
proprio la Regione a guidare i nuovi processi di trasformazione economica programmando e orientando
l'allocazione delle risorse del Prrr e dei fondi strutturali: l'occasione è «unica e irripetibile».
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