L’Unione sarda.
«Non ci muoviamo da qui» L'assedio ai
porti dell'Isola
Il camion frigo di prodotti alimentari
freschi no, non l'hanno bloccato: «Sono destinati agli ospedali», spiegano gli autotrasportatori
che presidiano il varco Dogana del porto in via Roma, «deve passare subito». Gli altri appena usciti dal cargo Grimaldi proveniente da Napoli, invece,
hanno dovuto attendere a lungo:
i manifestanti li hanno trattenuti per alcune ore, consentendo l'uscita di un mezzo ogni tanto. Gli autisti non hanno fatto molte storie davanti ai colleghi che bloccavano
l'uscita, anzi: alcuni hanno anche aderito al presidio, di cui ignoravano l'esistenza perché gli autotrasportatori sardi si sono mossi prima rispetto alla mobilitazione nazionale della categoria
contro la stangata sui carburanti.
Peraltro, hanno anche incassato la solidarietà del Movimento pastori sardi: una
rappresentanza è andata a trovarli al
porto.
Protesta regionale. Presidi anche negli altri scali portuali sardi,
rallentamenti sulla Carlo Felice (uno dei quali a Villamar), ma nessun
disordine: è stato finora il "marchio di
fabbrica" di questa protesta
spontanea, senza sigle, iniziata lunedì.
Incontro in Prefettura. Il prefetto di Cagliari, Gianfranco Tomao, ha ricevuto ieri una
delegazione degli autotrasportatori che presidiano i due scali del Capoluogo
(via Roma e Porto canale). Immancabile, per via del ruolo, uno "State
buoni, se potete": il prefetto ha chiesto agli
autotrasportatori di continuare la loro
protesta a oltranza nei modi più civili possibili, com'è
stato finora. Tomao ha anche assicurato che avrebbe trasmesso al Governo centrale le rimostranze di padroncini
e autisti, alle prese con gli aumenti che
lo stesso prefetto (peraltro, l'aveva già detto anche il mistro Cingolani) ha
definito «ingiustificati»: non
esiste infatti alcun legame tra il prezzo di benzina e gasolio e il conflitto in Ucraina.
Posizione comune. Al rappresentante del Governo nazionale, è stato consegnato anche un documento
del Coordinamento trasporto sardo del quale fanno parte sia gli autotrasportatori sia le imprese del settore, che sono schierati insieme: il gasolio a una media di 2,35 euro
al litro rende impossibile
ottenere un margine di guadagno agli uni e agli altri. Per questo, si sono fermati. Nella nota letta al porto dall'imprenditore Pietro
Saiu e indirizzata al prefetto, al presidente della Regione, Christian Solinas,
e all'assessore ai Trasporti, Giorgio Todde, il Coordinamento scrive che «gli abnormi rincari del carburante non consentono più alle aziende dell'autotrasporto di onorare gli impegni assunti con i committenti».
Prezzo calmierato. La rivendicazione principale è però la
nostalgia di novembre, quando il gasolio costava un euro e mezzo al litro: a quel prezzo, gli autotrasportatori "padroncini" e gli autisti (assieme alle aziende per cui
lavorano) chiedono
di tornare per poter avere una remunerazione che, dopo l'impennata dei prezzi del carburante, si
è data alla latitanza. Tra le rivendicazioni, anche la riduzione
dei "costi minimi di sicurezza" richiesti al settore
dell'autotrasporto.
Il presidio. È
intanto trascorsa la seconda, fredda notte di presidi nei principali porti sardi.
In quella tra lunedì e ieri, gli autotrasportatori impegnati nella protesta
hanno acceso un fuoco e cucinato salsiccia,
accompagnata da un bicchiere di vino:
«Niente dolce», sospira Andrea Mancosu di Monserrato, «abbiamo finito i soldi».
E Simone Spiga, padroncino, aggiunge: «Tutti combattiamo una battaglia di
tutti». Poi alcuni hanno dormito nelle cabine delle loro motrici, quelle che
con un litro di gasolio (quando trainano un rimorchio) percorrono meno di tre
chilometri, mentre gli altri hanno tenuto vivo il presidio davanti al varco del
porto di via Roma. A metà nottata si sono dati il cambio, con la ferma
convinzione di andare avanti a oltranza, rinnovando i permessi notte dopo
notte. Finché il carburante sarà alle stelle, è sotto di loro che continueranno
a dormire. Luigi Almiento
***
mano, non faccio io le liste»
«Nessuna operazione di neo colonizzazione
del partito, semmai un
intervento sussidiario». Enrico Borghi – deputato, membro del Copasir
e della segreteria nazionale del Pd - da quasi
quattro mesi è
commissario per i congressi dem in
Sardegna.
Ieri ha spiegato perché
la sua gestione rimarrà ad acta,
nonostante il termine per la
celebrazione delle primarie sia slittato a
fine estate. Tre settimane
fa ha detto che avrebbe fatto il commissario ancora per poco e venerdì
scorso la segreteria nazionale ha deciso
per la proroga. Cos'è
successo? «Ci sono due aspetti da
considerare, uno politico e l'altro
legato alle procedure organizzative del
Pd. Sul piano politico,
nonostante ci sia stata la disponibilità a
una soluzione unitaria,
tuttavia questo punto di convergenza non è
stato trovato. Ora,
inevitabilmente, bisogna mettere in campo
quanto previsto dal nostro Statuto».
Cioè? «Per assicurare lo svolgimento dei
congressi
regionale, provinciale e dei circoli serve
un'anagrafe degli iscritti
funzionale alla selezione dei gruppi dirigenti,
occorre dunque
allineare il tesseramento 2022 rispetto
alle nuove modalità online
stabilite dalla direzione nazionale». Ci
vuole così tanto per
regolarizzare i tesseramenti? «A livello
nazionale si considera questa
fase quale momento di preparazione del
partito alle elezioni politiche del 2023.
L'ho fatto presente anche in occasione
della mia ultima
visita a Cagliari: utilizzeremo il
tesseramento 2022 per un ampio
coinvolgimento e apertura sui temi, in
modo che ci sia una
partecipazione larga e diffusa al processo
di selezione del gruppo
dirigente sardo che sarà chiamato agli
appuntamenti elettorali». La
sua competenza si estenderà fino alla
formazione delle liste per le
comunali? «Io non faccio le liste, non le
faccio a Oristano, né a
Selargius, né da nessun'altra parte. Non
esiste alcun commissariamento
politico».
Nella comunicazione che ha ricevuto dalla
segreteria c'è
però un riferimento preciso alle liste…
«Ma nelle ultime righe. Cioè,
è evidente che c'è un membro della
segreteria nazionale che fa il
commissario, questo significa che il
partito nazionale aiuta,
sostiene, coopera a un percorso di
rafforzamento, noi intendiamo le
liste come strumenti per poter vincere le
elezioni e allargare il più
possibile il consenso». Non è un
commissariamento politico, ma con lo
slittamento dei termini i suoi compiti si
sono moltiplicati. «Gli
obiettivi che abbiamo davanti sono molto
più complessi, considerati
anche i tempi che ci siamo dati rispetto
al nuovo sistema delle regole
– l'introduzione della tessera online -
che va nella direzione di un
partito aperto, trasparente, partecipato.
Sottolineo anche che ho
nominato sub commissari i segretari
provinciali, mi sembra di poter
dire che è stata una dimostrazione di
attenzione e rispetto».
Quando è arrivato ha detto di aver trovato un buon gruppo dirigente.
La pensa ancora così? «Sì. Il punto è cogliere la nuova fase che
attraversiamo e rendersi conto che gli appuntamenti che costruiamo
ora sono propedeutici al momento più importante che abbiamo di
fronte: le elezioni politiche. Siamo negli spogliatoi della finale di
Champions
e non possiamo sbagliare».
Si insiste così tanto sulle candidature
condivise: ma se sono previste le
primarie, che male c'è se due si
affrontano? «Nessun male, laddove non ci
sono le condizioni per un
candidato unitario ci si conta perché in democrazia è normale. La cosa
fondamentale è avere un quadro di regole chiaro e garantiste». Nei
congressi regionali dell'Anci la ricerca di un nome condiviso
tra i
sindaci è auspicabile; lei però si è
esposto con l'uscente Emiliano
Deiana. «È un nome di alto profilo, del
centrosinistra e del Pd, ha
lavorato bene in questi anni.
Poi, certo, esiste un sistema di regole
e siamo assolutamente rispettosi del voto
dei sindaci e degli
amministratori. Ma se c'è l'indicazione di
un uomo o una donna del
partito dobbiamo essere pronti
solidalmente a sostenerli. Vale per
l'Anci, per le regionali, per le
politiche, altrimenti viene meno la
solidarietà del gruppo dirigente,
altrimenti non siamo più un partito
ma un'associazione di liberi pensatori».
Il Pd sardo non è stato solidale con
Deiana?
«Direi proprio di no, altrimenti sarebbe
stato
eletto al primo colpo» Quindi ritiene che
debba ripresentarsi alla
prossima votazione? «Questo lo deve
decidere lui, penso che Deiana
abbia le caratteristiche per far bene ma
non mi sostituisco a
valutazioni che spettano ai sindaci e al
centrosinistra» Le imputano
il fatto di essere stato in Sardegna
soltanto due volte. «Chi mi
accusa di questo son gli stessi che mi
accusano di ingerire troppo
nelle vicende della Sardegna, facessero un
po' pace con se stessi»
Roberto Murgia
«Solinas e le forze della maggioranza non
hanno centrato nessun obiettivo»
«Mentre la Sardegna brucia dalle montagne
al mare; mentre i pastori e
gli autotrasportatori occupano strade e
porti e le categorie
produttive e le organizzazioni sindacali e
sociali scendono in piazza
per difendere l'occupazione, il presidente
della Regione Christian
Solinas avvia la cosiddetta
"verifica" con i partiti che restano della
maggioranza, pensando solo a spartirsi il
potere e le poltrone che
contano». Così l'ex presidente della
Regione Mario Floris, leader
dell'UdS-Noi di Centro, e del coordinatore
regionale Antonio Nicolini.
«Avevamo condiviso l'alleanza politica e
programmatica del
centrodestra», sottolineano, «assumendo
reciproci impegni, diritti e
doveri che avevano alla base un progetto di cambiamento complessivo
della Regione e dei rapporti con lo Stato e l'Europa. Ma nessuno degli
obiettivi è stato centrato, la Sardegna e la nostra Autonomia sono state
letteralmente cancellate dall'agenda nazionale ed
europea».
***
La Nuova Sardegna
Il movimento sardo riduce i presidi, ma
prosegue con la mobilitazione. Il Governo non ferma la protesta dei camionisti
SASSARISi apre uno spiraglio: il Governo
prospetta delle soluzioni che
vengono incontro alle richieste del mondo
dell'autotrasporto,
strangolato dal caro carburante. Ma sembra
non bastare. Il
viceministro Bellanova e il ministro
Patuanelli promettono interventi
sulle accise. «Stiamo valutando il taglio
delle accise che non è
differibile a mio avviso. Così come
bisogna valutare altre tipologie
di Interventi non solo a livello nazionale
ma anche europeo - ha detto il ministro Patuanelli -.
Il decreto per ridurre il prezzo dei
carburanti sarà pronto sicuramente questa
settimana. Il tema è
riuscire a capire come reperire le risorse
necessarie per un
intervento che sia percepibile da imprese
e cittadini». Sulla stessa
linea, prima dell'incontro
sull'autotrasporto, si era espressa anche
la viceministra Bellanova: «Un intervento
sulle accise non è più
rinviabile: ne sono assolutamente
convinta. Il caro carburante rischia
di strozzare un segmento strategico per il
paese come quello
dell'autotrasporto, ripercuotendosi su
altri settori ugualmente
essenziali e di prima necessità. Serve
agire adesso, con coraggio e
determinazione.
Dopo sarebbe troppo tardi».In Sardegna,
dove il
movimento degli autotrasportatori è
slegato da organizzazioni e
associazioni di categoria, resta la linea
dura. Non bastano le
dichiarazioni del ministro Patuanelli
sulla valutazione di un
possibile taglio delle accise e del
decreto taglia carburante in
settimana: «Sino a quando non vedremo cambiare il prezzo del gasolio
-sulla colonnina - ha detto Daniele Fanni, uno dei referenti della
protesta davanti a porti e zone industriali - noi andremo avanti con i
presidi a oltranza».
Stesso effetto per quanto detto dalla
viceministra alle Infrastrutture e
Mobilità sostenibili Teresa
Bellanova: «Vogliamo risposte concrete»,
rispondono gli
autotrasportatori. «Abbiamo raggruppato
una parte eccezionale di
autotrasportatori, possiamo contare di più
- dice Franco Funedda, uno
dei rappresentanti del movimento - . Ci
troviamo di fronte a una
pentola a pressione che sta per esplodere.
Dobbiamo andare a parlare
con la committenza per un tavolo di
confronto. Il peso degli aumenti
non può gravare su di noi. Si stanno
unendo alla protesta pastori,
pescatori, il mondo dell'agroalimentare.
Una marea di persone che
rappresenta la base dell'economia in
Sardegna.
Molti non saranno
contenti delle risposte arrivate da Roma.
Ci dobbiamo consultare tra
noi. La protesta va avanti, ma sarà più
concentrata. Abbiamo chiuso
alcuni presidi perché qualcuno di noi non
ce la faceva più».Al Tavolo
sull'autotrasporto, la viceministra alle
Infrastrutture e mobilità
sostenibili, Teresa Bellanova, ha
presentato la proposta di Protocollo
d'intesa tra Governo e associazioni. Al
momento non c'è una risposta:
le associazioni hanno manifestato
l'esigenza di discutere l'intesa al
loro interno. Ma, secondo informazioni che
arrivano dal ministero «si
sono impegnate a scongiurare
contestualmente anche il fermo nazionale
dei servizi di autotrasporto a garanzia
della prosecuzione senza
soluzione di continuità delle attività».
Per la verità la nota di
Unatras (organizzazione di cui fanno parte
Confartigianato Trasporti,
Fita Cna, Fai Conftrasporto insieme ad
altre 5 Associazioni datoriali
del trasporto merci, Fiap, Sna
Casartigiani, Unitai, Lega delle
Cooperative e Confcooperative) ha una
sfumatura diversa: «Ad oggi dal ministero dei trasporti non ci sono proposte su
compensazioni per il caro carburanti.
Sulla questione gasolio la vice ministra
ci ha
annunciato che la risposta alla categoria
sarà data da un
provvedimento generale del governo di cui
non si conosce l'entità
effettiva».Secondo alcune fonti il
consiglio dei ministri di domani
discuterà una riduzione generale del costo
del gasolio di 15 cent.
Unatras chiede un intervento più ampio: «Per fermare la speculazione
in atto, abbiamo chiesto di attuare dei controlli serrati oltre a fissare
per decreto un tetto al prezzo del gasolio. Non abbiamo firmato alcun
accordo ma il tavolo resta aperto permanentemente». Le
manifestazioni di sabato sono confermate «anche per protestare contro
le speculazioni sul
prezzo e sulla carenza del canale extra rete».
Rassegna stampa del 16 Marzo 2022
-----------------
Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
Rassegna stampa del 16 Marzo 2022
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