mercoledì 16 marzo 2022

a Cagliari manifestazione contro l'aumento dei carburanti. - All'interno rassegna stampa sugli altri fatti della giornata.


 

L’Unione sarda.

 

«Non ci muoviamo da qui» L'assedio ai porti dell'Isola

 

Il camion frigo di prodotti alimentari freschi no, non l'hanno bloccato: «Sono destinati agli ospedali», spiegano gli autotrasportatori che presidiano il varco Dogana del porto in via Roma, «deve passare subito». Gli altri appena usciti dal cargo Grimaldi proveniente da Napoli, invece, hanno dovuto attendere a lungo: i manifestanti li hanno trattenuti per alcune ore, consentendo l'uscita di un mezzo ogni tanto. Gli autisti non hanno fatto molte storie davanti ai colleghi che bloccavano l'uscita, anzi: alcuni hanno anche aderito al presidio, di cui ignoravano l'esistenza perché gli autotrasportatori sardi si sono mossi prima rispetto alla mobilitazione nazionale della categoria contro la stangata sui carburanti. Peraltro, hanno anche incassato la solidarietà del Movimento pastori sardi: una rappresentanza è andata a trovarli al

porto.

 

Protesta regionale. Presidi anche negli altri scali portuali sardi, rallentamenti sulla Carlo Felice (uno dei quali a Villamar), ma nessun disordine: è stato finora il "marchio di fabbrica" di questa protesta spontanea, senza sigle, iniziata lunedì.

 

Incontro in Prefettura. Il prefetto di Cagliari, Gianfranco Tomao, ha ricevuto ieri una delegazione degli autotrasportatori che presidiano i due scali del Capoluogo (via Roma e Porto canale). Immancabile, per via del ruolo, uno "State buoni, se potete": il prefetto ha chiesto agli

autotrasportatori di continuare la loro protesta a oltranza nei modi più civili possibili, com'è stato finora. Tomao ha anche assicurato che avrebbe trasmesso al Governo centrale le rimostranze di padroncini

e autisti, alle prese con gli aumenti che lo stesso prefetto (peraltro, l'aveva già detto anche il mistro Cingolani) ha definito «ingiustificati»: non esiste infatti alcun legame tra il prezzo di benzina e gasolio e il conflitto in Ucraina.

 

Posizione comune. Al rappresentante del Governo nazionale, è stato consegnato anche un documento del Coordinamento trasporto sardo del quale fanno parte sia gli autotrasportatori sia le imprese del settore, che sono schierati insieme: il gasolio a una media di 2,35 euro al litro rende impossibile ottenere un margine di guadagno agli uni e agli altri. Per questo, si sono fermati. Nella nota letta al porto dall'imprenditore Pietro Saiu e indirizzata al prefetto, al presidente della Regione, Christian Solinas, e all'assessore ai Trasporti, Giorgio Todde, il Coordinamento scrive che «gli abnormi rincari del carburante non consentono più alle aziende dell'autotrasporto di onorare gli impegni assunti con i committenti».

 

Prezzo calmierato. La rivendicazione principale è però la nostalgia di novembre, quando il gasolio costava un euro e mezzo al litro: a quel prezzo, gli autotrasportatori "padroncini" e gli autisti (assieme alle aziende per cui lavorano) chiedono di tornare per poter avere una remunerazione che, dopo l'impennata dei prezzi del carburante, si è data alla latitanza. Tra le rivendicazioni, anche la riduzione dei "costi minimi di sicurezza" richiesti al settore dell'autotrasporto

 

Il presidio. È intanto trascorsa la seconda, fredda notte di presidi nei principali porti sardi. In quella tra lunedì e ieri, gli autotrasportatori impegnati nella protesta hanno acceso un fuoco e cucinato salsiccia,

accompagnata da un bicchiere di vino: «Niente dolce», sospira Andrea Mancosu di Monserrato, «abbiamo finito i soldi». E Simone Spiga, padroncino, aggiunge: «Tutti combattiamo una battaglia di tutti». Poi alcuni hanno dormito nelle cabine delle loro motrici, quelle che con un litro di gasolio (quando trainano un rimorchio) percorrono meno di tre chilometri, mentre gli altri hanno tenuto vivo il presidio davanti al varco del porto di via Roma. A metà nottata si sono dati il cambio, con la ferma convinzione di andare avanti a oltranza, rinnovando i permessi notte dopo notte. Finché il carburante sarà alle stelle, è sotto di loro che continueranno a dormire. Luigi Almiento

 

***

 

 Il commissario Borghi alla ricerca del Pd sardo «Qui per dare una

mano, non faccio io le liste»

«Nessuna operazione di neo colonizzazione del partito, semmai un

intervento sussidiario». Enrico Borghi – deputato, membro del Copasir

 e della segreteria nazionale del Pd - da quasi quattro mesi è

commissario per i congressi dem in Sardegna.

 

Ieri ha spiegato perché

la sua gestione rimarrà ad acta, nonostante il termine per la

celebrazione delle primarie sia slittato a fine estate. Tre settimane

fa ha detto che avrebbe fatto il commissario ancora per poco e venerdì

 scorso la segreteria nazionale ha deciso per la proroga. Cos'è

successo? «Ci sono due aspetti da considerare, uno politico e l'altro

legato alle procedure organizzative del Pd. Sul piano politico,

nonostante ci sia stata la disponibilità a una soluzione unitaria,

tuttavia questo punto di convergenza non è stato trovato. Ora,

inevitabilmente, bisogna mettere in campo quanto previsto dal nostro Statuto».

 

Cioè? «Per assicurare lo svolgimento dei congressi

regionale, provinciale e dei circoli serve un'anagrafe degli iscritti

funzionale alla selezione dei gruppi dirigenti, occorre dunque

allineare il tesseramento 2022 rispetto alle nuove modalità online

stabilite dalla direzione nazionale». Ci vuole così tanto per

regolarizzare i tesseramenti? «A livello nazionale si considera questa

fase quale momento di preparazione del partito alle elezioni politiche del 2023.

 

L'ho fatto presente anche in occasione della mia ultima

visita a Cagliari: utilizzeremo il tesseramento 2022 per un ampio

coinvolgimento e apertura sui temi, in modo che ci sia una

partecipazione larga e diffusa al processo di selezione del gruppo

dirigente sardo che sarà chiamato agli appuntamenti elettorali». La

sua competenza si estenderà fino alla formazione delle liste per le

comunali? «Io non faccio le liste, non le faccio a Oristano, né a

Selargius, né da nessun'altra parte. Non esiste alcun commissariamento

politico».

 

Nella comunicazione che ha ricevuto dalla segreteria c'è

però un riferimento preciso alle liste… «Ma nelle ultime righe. Cioè,

è evidente che c'è un membro della segreteria nazionale che fa il

commissario, questo significa che il partito nazionale aiuta,

sostiene, coopera a un percorso di rafforzamento, noi intendiamo le

liste come strumenti per poter vincere le elezioni e allargare il più

possibile il consenso». Non è un commissariamento politico, ma con lo

slittamento dei termini i suoi compiti si sono moltiplicati. «Gli

obiettivi che abbiamo davanti sono molto più complessi, considerati

anche i tempi che ci siamo dati rispetto al nuovo sistema delle regole

– l'introduzione della tessera online - che va nella direzione di un

partito aperto, trasparente, partecipato. Sottolineo anche che ho

nominato sub commissari i segretari provinciali, mi sembra di poter

dire che è stata una dimostrazione di attenzione e rispetto».

 

Quando è arrivato ha detto di aver trovato un buon gruppo dirigente.

 La pensa ancora così? «Sì. Il punto è cogliere la nuova fase che

 attraversiamo e rendersi conto che gli appuntamenti che costruiamo

 ora sono propedeutici al momento più importante che abbiamo di

 fronte: le elezioni politiche. Siamo negli spogliatoi della finale di

 Champions e non possiamo sbagliare».

 

Si insiste così tanto sulle candidature

condivise: ma se sono previste le primarie, che male c'è se due si

affrontano? «Nessun male, laddove non ci sono le condizioni per un

candidato unitario ci si conta perché in democrazia è normale. La cosa

 fondamentale è avere un quadro di regole chiaro e garantiste». Nei

 congressi regionali dell'Anci la ricerca di un nome condiviso tra i

sindaci è auspicabile; lei però si è esposto con l'uscente Emiliano

Deiana. «È un nome di alto profilo, del centrosinistra e del Pd, ha

lavorato bene in questi anni.

 

Poi, certo, esiste un sistema di regole

e siamo assolutamente rispettosi del voto dei sindaci e degli

amministratori. Ma se c'è l'indicazione di un uomo o una donna del

partito dobbiamo essere pronti solidalmente a sostenerli. Vale per

l'Anci, per le regionali, per le politiche, altrimenti viene meno la

solidarietà del gruppo dirigente, altrimenti non siamo più un partito

ma un'associazione di liberi pensatori».

 

Il Pd sardo non è stato solidale con Deiana?

«Direi proprio di no, altrimenti sarebbe stato

eletto al primo colpo» Quindi ritiene che debba ripresentarsi alla

prossima votazione? «Questo lo deve decidere lui, penso che Deiana

abbia le caratteristiche per far bene ma non mi sostituisco a

valutazioni che spettano ai sindaci e al centrosinistra» Le imputano

il fatto di essere stato in Sardegna soltanto due volte. «Chi mi

accusa di questo son gli stessi che mi accusano di ingerire troppo

nelle vicende della Sardegna, facessero un po' pace con se stessi»

Roberto Murgia

 

 «Solinas e le forze della maggioranza non hanno centrato nessun obiettivo»

 

«Mentre la Sardegna brucia dalle montagne al mare; mentre i pastori e

gli autotrasportatori occupano strade e porti e le categorie

produttive e le organizzazioni sindacali e sociali scendono in piazza

per difendere l'occupazione, il presidente della Regione Christian

Solinas avvia la cosiddetta "verifica" con i partiti che restano della

maggioranza, pensando solo a spartirsi il potere e le poltrone che

contano». Così l'ex presidente della Regione Mario Floris, leader

dell'UdS-Noi di Centro, e del coordinatore regionale Antonio Nicolini.

 

«Avevamo condiviso l'alleanza politica e programmatica del

centrodestra», sottolineano, «assumendo reciproci impegni, diritti e

doveri che avevano alla base un progetto di cambiamento complessivo

 della Regione e dei rapporti con lo Stato e l'Europa. Ma nessuno degli

 obiettivi è stato centrato, la Sardegna e la nostra Autonomia sono state

 letteralmente cancellate dall'agenda nazionale ed europea».

 

***

 

 

La Nuova Sardegna

 

Il movimento sardo riduce i presidi, ma prosegue con la mobilitazione. Il Governo non ferma la protesta dei camionisti

 

SASSARISi apre uno spiraglio: il Governo prospetta delle soluzioni che

vengono incontro alle richieste del mondo dell'autotrasporto,

strangolato dal caro carburante. Ma sembra non bastare. Il

viceministro Bellanova e il ministro Patuanelli promettono interventi

sulle accise. «Stiamo valutando il taglio delle accise che non è

differibile a mio avviso. Così come bisogna valutare altre tipologie

di Interventi non solo a livello nazionale ma anche europeo - ha detto il ministro Patuanelli -.

 

Il decreto per ridurre il prezzo dei

carburanti sarà pronto sicuramente questa settimana. Il tema è

riuscire a capire come reperire le risorse necessarie per un

intervento che sia percepibile da imprese e cittadini». Sulla stessa

linea, prima dell'incontro sull'autotrasporto, si era espressa anche

la viceministra Bellanova: «Un intervento sulle accise non è più

rinviabile: ne sono assolutamente convinta. Il caro carburante rischia

di strozzare un segmento strategico per il paese come quello

dell'autotrasporto, ripercuotendosi su altri settori ugualmente

essenziali e di prima necessità. Serve agire adesso, con coraggio e

determinazione.

 

Dopo sarebbe troppo tardi».In Sardegna, dove il

movimento degli autotrasportatori è slegato da organizzazioni e

associazioni di categoria, resta la linea dura. Non bastano le

dichiarazioni del ministro Patuanelli sulla valutazione di un

possibile taglio delle accise e del decreto taglia carburante in

settimana: «Sino a quando non vedremo cambiare il prezzo del gasolio

 -sulla colonnina - ha detto Daniele Fanni, uno dei referenti della

 protesta davanti a porti e zone industriali - noi andremo avanti con i

 presidi a oltranza».

 

Stesso effetto per quanto detto dalla

viceministra alle Infrastrutture e Mobilità sostenibili Teresa

Bellanova: «Vogliamo risposte concrete», rispondono gli

autotrasportatori. «Abbiamo raggruppato una parte eccezionale di

autotrasportatori, possiamo contare di più - dice Franco Funedda, uno

dei rappresentanti del movimento - . Ci troviamo di fronte a una

pentola a pressione che sta per esplodere. Dobbiamo andare a parlare

con la committenza per un tavolo di confronto. Il peso degli aumenti

non può gravare su di noi. Si stanno unendo alla protesta pastori,

pescatori, il mondo dell'agroalimentare. Una marea di persone che

rappresenta la base dell'economia in Sardegna.

 

Molti non saranno

contenti delle risposte arrivate da Roma. Ci dobbiamo consultare tra

noi. La protesta va avanti, ma sarà più concentrata. Abbiamo chiuso

alcuni presidi perché qualcuno di noi non ce la faceva più».Al Tavolo

sull'autotrasporto, la viceministra alle Infrastrutture e mobilità

sostenibili, Teresa Bellanova, ha presentato la proposta di Protocollo

d'intesa tra Governo e associazioni. Al momento non c'è una risposta:

le associazioni hanno manifestato l'esigenza di discutere l'intesa al

loro interno. Ma, secondo informazioni che arrivano dal ministero «si

sono impegnate a scongiurare contestualmente anche il fermo nazionale

dei servizi di autotrasporto a garanzia della prosecuzione senza

soluzione di continuità delle attività».

 

Per la verità la nota di

Unatras (organizzazione di cui fanno parte Confartigianato Trasporti,

Fita Cna, Fai Conftrasporto insieme ad altre 5 Associazioni datoriali

del trasporto merci, Fiap, Sna Casartigiani, Unitai, Lega delle

Cooperative e Confcooperative) ha una sfumatura diversa: «Ad oggi dal ministero dei trasporti non ci sono proposte su compensazioni per il caro carburanti.

 

Sulla questione gasolio la vice ministra ci ha

annunciato che la risposta alla categoria sarà data da un

provvedimento generale del governo di cui non si conosce l'entità

effettiva».Secondo alcune fonti il consiglio dei ministri di domani

discuterà una riduzione generale del costo del gasolio di 15 cent.

Unatras chiede un intervento più ampio: «Per fermare la speculazione

 in atto, abbiamo chiesto di attuare dei controlli serrati oltre a fissare

 per decreto un tetto al prezzo del gasolio. Non abbiamo firmato alcun

 accordo ma il tavolo resta aperto permanentemente». Le

 manifestazioni di sabato sono confermate «anche per protestare contro

 le speculazioni sul prezzo e sulla carenza del canale extra rete».

 

 

Rassegna stampa del 16 Marzo 2022

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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca

 

 

 

 

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