(16 Marzo 1968) Vietnam, villaggio di My Lay.
Dopo uno scontro a fuoco con guerriglieri Viet Cong, il tenente William Calley
ordina la rappresaglia sul villaggio. I soldati americani massacrano
504 civili inermi, in gran parte donne, vecchi e bambini. I militari si
abbandonarono anche alla tortura e allo stupro degli abitanti.
Sul fatto scrisse al “Time” Ron Haeberle, al
seguito del battaglione responsabile: "C'era un uomo con due bimbi al
seguito e un cestino in mano che andava incontro ai soldati, sul volto la
disperazione. Gridava 'No VC, No VC, No VC!'. Cercava di dire che loro non
erano vietcong. Uno dei militari, non fece una piega. Sparò a tutti e tre."
Come oggi sappiamo, a chi partiva per il fronte di quella che si rivelò una delle più logoranti e cruente guerre portate avanti dagli Usa dicevano "Andate e sparate, i vietnamiti non sono umani", racconta oggi al Time Ron Haeberle, testimone e fotografo di quella mattanza. Le immagini impresse sui suoi rullini servirono a svegliare un'America fino a quel momento intorpidita, che di fronte all'orrore fu costretta a interrogarsi e a guardare le sue mani sporche di sangue.
"Per me è stato
automatico continuare a fotografare anche in quella situazione. Come fotografo
il mio ruolo era catturare quel che stava accadendo durante l'operazione.
Sentivo che ero testimone di un fatto storico, soprattutto la carneficina.
Continuavo a pensare: Non è giusto". In un'immagine si vede anche il
riflesso di Haeberle che scatta una foto a un cadavere in un pozzo. "Mi
dissero che l'avevano buttato lì per avvelenare l'acqua". "Avevo una
sensazione di potenza, di distruzione... in Vietnam ti
rendevi conto che potevi violentare una donna e nessuno poteva dirti nulla",
dirà poi uno dei soldati (forse sarebbe più corretto utilizzare il termine “Macellai”)
che parteciparono alla carneficina
Il massacro fu
fermato dall'equipaggio di un elicottero statunitense in ricognizione, che
atterrò frapponendosi tra i soldati americani e i superstiti vietnamiti. Il
pilota, sottufficiale Hugh Thompson Jr., affrontò i capi delle truppe americane
e disse che avrebbe aperto il fuoco su di loro se non si fossero fermati.
Mentre due membri dell'equipaggio dell'elicottero stesso - Lawrence Colburn e
Glenn Andreotta - puntavano le loro armi pesanti contro i soldati che avevano
preso parte alle atrocità, Thompson diresse l'evacuazione del villaggio. I membri dell'equipaggio salvarono almeno 11 vite.
Trent'anni dopo, i tre
furono premiati con la Soldiers Medal,
l'onorificenza più alta dell'esercito statunitense per atti di coraggio che non
coinvolgano il nemico. Se ne avrà notizia solo un anno e mezzo dopo, quando il
giornalista indipendente Seymour Hersh scoprirà la storia e pubblicherà le foto
dell’orrore.
Colin Powell,
all'epoca giovane Maggiore dell'Esercito, fu incaricato delle investigazioni
sul massacro.
Powell scrisse: "A diretta refutazione di quanto ritratto, c'è il fatto
che le relazioni tra soldati americani e popolazione vietnamita sono eccellenti."
In seguito, l’obiezione di Powell sarebbe stata chiamata un atto di
"white-washing" (candeggiatura) delle notizie del vile e
intollerabile massacro, e la questione avrebbe continuato a restare nascosta.
In seguito lo stesso Powel fece una brillante carriera, e lo ricordiamo ancora
come segretario di Stato dal 2001 al 2005, quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq
(per la seconda volta) e l’ Afghanistan,
in seguito all’attentato alle torri gemelle nel 2001. Anche
in questo caso Powel asserì una smascherata menzogna, dichiarando a tutto il
mondo che l’Iraq di Saddam Hussein era in possesso di armi di distruzione di
massa, che gli osservatori internazionali non trovarono nemmeno dopo la
caduta del regime.
Un giornalista
investigativo indipendente, Seymour Hersh scoprì la storia di My Lai il 12
novembre 1969. Importanti testate come Life e Look rifiutarono però di
pubblicare i risultati della sua inchiesta, che divennero di pubblico dominio
solo quando Hersh riuscì a scrivere un articolo per la Associated Press, col
quale metteva in dubbio il numero reale dei morti e svelava l'accusa del
tribunale militare nei confronti del sottotenente Calley di avere ucciso più di
cento vietnamiti. Il 20 novembre il quotidiano di Cleveland, The Plain Dealer,
pubblicò fotografie esplicite dei cadaveri delle persone uccise a My Lai e la
storia fu ripubblicata su diverse testate come Time, Life e Newsweek. Il massacro di My Lai sarebbe passato sottaciuto se non fosse
stato per un altro soldato che inviò una lettera al suo rappresentante al
Congresso.
Sa
Babbaiola
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