Qualcosa non quadra. Lo denunciano da
tempo i titolari dei distributori di carburante e ora lo stanno capendo a caro
prezzo anche gli automobilisti sardi: le quotazioni del petrolio, dopo i picchi
delle settimane scorse, calano giorno dopo giorno e gli effetti della guerra
tra Russia e Ucraina non stanno ancora realmente condizionando le scorte
internazionali di greggio, eppure un
pieno di benzina costa sempre di
più e quello del diesel, da sempre più economico per via di accise meno pesanti, ha addirittura
sorpassato la "verde". Uno scenario
incomprensibile e indecifrabile anche per gli addetti ai lavori che sta
inevitabilmente spalancando le porte a chi sfoga la propria rabbia gridando
alla truffa legalizzata a danno di cittadini e imprese.
Le certezze «Siamo
mesi che cerchiamo di lanciare l'allarme, è in atto una speculazione che sta
andando avanti indisturbata pesando ogni giorno sui portafogli dei sardi – dice
Giuseppe Balia, presidente regionale dell'Angac, associazione di gestori di
carburante autonomi nata proprio in Sardegna e allargatasi a tutta l'Italia per
arginare lo strapotere delle grandi compagnie. «Non è
difficile da comprendere, le
speculazioni le fanno coloro che possiedono il prodotto, non chi lo distribuisce al consumatore. Noi siamo solo l'ultimo anello, quello più debole, della catena».
Secondo Balia, la questione carburanti era
una bomba a orologeria pronta a esplodere da mesi: «Nelle ultime settimane
benzina e diesel hanno registrato la metà dei rincari subiti negli ultimi 14
mesi. Una situazione insostenibile che potrebbe essere risolta solo dando il
potere agli esercenti. Il mercato non potrà infatti mai essere libero se gestito da
poche compagnie. La vera concorrenza
arriverebbe invece se il prezzo lo decidessero gli impianti. Ventimila gestori non potrebbero
mai fare cartello».
Il futuro non sorride. Vittorio Pelligra, docente di politica economica all'Università di Cagliari, cerca a fatica
di scrutare il futuro di una
questione internazionale intricatissima. «L'inflazione
stava in realtà aumentando anche prima che scoppiasse la polemica sui carburanti,
ma di certo la guerra russo-ucraina ha accelerato l'impennata dei prezzi. D'altronde l'incertezza assoluta che il conflitto ha creato non poteva che sconvolgere i mercati finanziari che si muovono proprio in base alle
aspettative sul futuro. Aspettative
oggi non rosee».
Insomma, puntare il dito sui colpevoli del
caro carburanti non è semplice: «C'è chi
di sicuro ne sta approfittando
– ammette il docente – i paesi arabi produttori di petrolio hanno infatti respinto le richieste
di aumentare le estrazioni,
innescando un inevitabile aumento dei prezzi». Prevedere
ciò che accadrà nel breve-medio periodo ai pieni di carburante dei sardi è
lavoro da chiromante: «Impossibile anticipare le dinamiche di un contesto così
complesso», conclude Pelligra. «L'economia mondiale tuttavia non potrà reggere
a lungo questo panorama, e di questo se n'è accorto anche il Governo che sta
correndo ai ripari con l'intenzione anche di individuare e punire possibili
fenomeni speculativi».
Furbetti e soluzioni. E se il futuro minaccia pessimismo, il presente di certo non sorride. «Stiamo vivendo una parentesi di crisi senza precedenti – ha detto il numero uno di Adiconsum Sardegna, Giorgio Vargiu – e come spesso succede, proprio in
questi momenti i furbi cercano
di guadagnarci. Per l'Isola, per di più la speculazione
è doppia, visto che al caro carburanti deve da sempre pagare il prezzo dell'insularità».
E allora cosa fare? «Imporre prezzi calmierati – afferma sicuro Vargiu, per sei
mesi o uno anno. Il tempo sufficiente per far sgonfiare la bolla speculativa».
Nel mentre il Governo potrebbe agire in tempi più brevi del previsto con un
primo pacchetto di misure anti-crisi. L'esecutivo sta infatti valutando la
possibilità di utilizzare l'extra gettito Iva incassato sui carburanti durante questi
mesi e intervenire sugli extra-profitti delle imprese di alcuni dei settori
interessati, preservando, assicurano da Palazzo Chigi, «la stabilità della
finanza pubblica».
Luca Mascia
Articolo “Unione Sarda” del 15.03.2022
Federico Marini
skype: federico1970ca
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