martedì 15 marzo 2022

Carburanti, prezzi impazziti «Fermate la speculazione»


 


Qualcosa non quadra. Lo denunciano da tempo i titolari dei distributori di carburante e ora lo stanno capendo a caro prezzo anche gli automobilisti sardi: le quotazioni del petrolio, dopo i picchi delle settimane scorse, calano giorno dopo giorno e gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina non stanno ancora realmente condizionando le scorte internazionali di greggio, eppure un pieno di benzina costa sempre di più e quello del diesel, da sempre più economico per via di accise meno pesanti, ha addirittura sorpassato la "verde". Uno scenario incomprensibile e indecifrabile anche per gli addetti ai lavori che sta inevitabilmente spalancando le porte a chi sfoga la propria rabbia gridando alla truffa legalizzata a danno di cittadini e imprese.

 

Le certezze «Siamo mesi che cerchiamo di lanciare l'allarme, è in atto una speculazione che sta andando avanti indisturbata pesando ogni giorno sui portafogli dei sardi – dice Giuseppe Balia, presidente regionale dell'Angac, associazione di gestori di carburante autonomi nata proprio in Sardegna e allargatasi a tutta l'Italia per arginare lo strapotere delle grandi compagnie. «Non è difficile da comprendere, le speculazioni le fanno coloro che possiedono il prodotto, non chi lo distribuisce al consumatore. Noi siamo solo l'ultimo anello, quello più debole, della catena».

 

Secondo Balia, la questione carburanti era una bomba a orologeria pronta a esplodere da mesi: «Nelle ultime settimane benzina e diesel hanno registrato la metà dei rincari subiti negli ultimi 14 mesi. Una situazione insostenibile che potrebbe essere risolta solo dando il potere agli esercenti. Il mercato non potrà infatti mai essere libero se gestito da poche compagnie. La vera concorrenza arriverebbe invece se il prezzo lo decidessero gli impianti. Ventimila gestori non potrebbero mai fare cartello».

 

Il futuro non sorride. Vittorio Pelligra, docente di politica economica all'Università di Cagliari, cerca a fatica di scrutare il futuro di una questione internazionale intricatissima. «L'inflazione stava in realtà aumentando anche prima che scoppiasse la polemica sui carburanti, ma di certo la guerra russo-ucraina ha accelerato l'impennata dei prezzi. D'altronde l'incertezza assoluta che il conflitto ha creato non poteva che sconvolgere i mercati finanziari che si muovono proprio in base alle aspettative sul futuro. Aspettative oggi non rosee».

 

Insomma, puntare il dito sui colpevoli del caro carburanti non è semplice: «C'è chi di sicuro ne sta approfittando – ammette il docente – i paesi arabi produttori di petrolio hanno infatti respinto le richieste di aumentare le estrazioni, innescando un inevitabile aumento dei prezzi». Prevedere ciò che accadrà nel breve-medio periodo ai pieni di carburante dei sardi è lavoro da chiromante: «Impossibile anticipare le dinamiche di un contesto così complesso», conclude Pelligra. «L'economia mondiale tuttavia non potrà reggere a lungo questo panorama, e di questo se n'è accorto anche il Governo che sta correndo ai ripari con l'intenzione anche di individuare e punire possibili fenomeni speculativi».

 

Furbetti e soluzioni. E se il futuro minaccia pessimismo, il presente di certo non sorride. «Stiamo vivendo una parentesi di crisi senza precedenti – ha detto il numero uno di Adiconsum Sardegna, Giorgio Vargiu – e come spesso succede, proprio in questi momenti i furbi cercano di guadagnarci. Per l'Isola, per di più la speculazione è doppia, visto che al caro carburanti deve da sempre pagare il prezzo dell'insularità». E allora cosa fare? «Imporre prezzi calmierati – afferma sicuro Vargiu, per sei mesi o uno anno. Il tempo sufficiente per far sgonfiare la bolla speculativa». Nel mentre il Governo potrebbe agire in tempi più brevi del previsto con un primo pacchetto di misure anti-crisi. L'esecutivo sta infatti valutando la possibilità di utilizzare l'extra gettito Iva incassato sui carburanti durante questi mesi e intervenire sugli extra-profitti delle imprese di alcuni dei settori interessati, preservando, assicurano da Palazzo Chigi, «la stabilità della finanza pubblica».

 

Luca Mascia

 

       Articolo “Unione Sarda” del 15.03.2022

Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

 

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