lunedì 29 agosto 2022

Muore il più grande torero di tutti i tempi


 

(29 Agosto 1947) E’ una morte spaventosa quella del torero spagnolo Manuel Rodriguez, che si consuma nella Plaza de Toros di Linares. Conosciuto come Manolero, il celebre toreador viene incornato dal toro Islaero, che gli recide due arterie. Morirà nel giro di poche ore. Il Paese intero, sotto choc per la fine di una grande protagonista, indice tre giorni di lutto nazionale. Ritenuto il più grande torero del mondo, inizia ad esibirsi già all’età di 13 anni. Nel 1939 divenne torero con la tradizionale cerimonia nella quale un torero autorizza un novillero (principiante) a diventare matador de toros. Nato a Cordova, il 4 luglio 1917, muore all’età di 30 anni.

Una vita predestinata, quella di Manolete. Manolete Terzo, si sarebbe dovuto chiamare, se i toreri fossero considerati, oltre che nella mente degli aficionados, stirpe regale. Era figlio e nipote di toreri: il prozio, Pepete, era stato anche lui ucciso, vedi destino, da un Miura. Suo padre Manuel Rodriguez era torero. Sua mamma, Angustias Sanchez, aveva avuto non uno ma due mariti matadores: il primo, Lagarttijo Chico, morto giovane di tubercolosi. Unico maschio, conteso da cinque sorelle, Manuel sarebbe nato il 4 luglio 1917 e cresciuto in un sobborgo di Cordova, el barrio de la Mercedes, in cui, ad aver talento, non si poteva sfuggire al destino del "toreo".

Dignitosamente povero, dopo la scomparsa del padre, i suoi primi contatti con i tori sono rappresentati da due teste impagliate appese in sala, Sardinero e Botinero, uccisi dal primo e dal secondo marito di mamma Angustias che, la si può capire, non favorirà certo la scelta del figlio. Intorno ai sei anni, i geni taurini si risvegliano alla vista di un' immagine di corrida, fatale al valenciano Manolo Granero. A scuola, Manuel non partecipa, come tutti, ai giochi di palla, calcio e pelota. Solo in un angolo, disegna, sempre più spesso, tori. Non tarderà a legarsi d' amicizia con un ragazzo più grande, Domingo Roca, che vuole diventare torero. Sinché, la povera scorata Angustias si troverà ad ascoltare la temuta frase: «Quiero ser torero», voglio essere torero.

Diventa ben presto una star delle arene del Paese, da Siviglia ad Alicante, da Bilbao a Barcellona. E dal 1945, la sua fama si estende anche all’estero, con viaggi in Messico, Perù, Venezuela, Columbia. Il 16 luglio del 1947 tenne il suo ultimo spettacolo a Madrid. Il 28 agosto La Plaza de toros di Linares può contenere diecimilacinquecento spettatori. Ce n' erano altrettanti fuori dall' arena, il 28 agosto del 1947, per una corrida che vedeva riuniti i più grandi matadores dei tempi - forse di tutti i tempi -: Gitanillo de Triana, il ventenne Luis Miguel Dominguin, e sovrattutti Manuel Rodriguez Sànchez, universalmente conosciuto con il soprannome di Manolete. Lo spettacolo - ma forse è meglio dire la cerimonia - ebbe inizio alle cinque e mezza de la tarde, del pomeriggio. I tori sono all' altezza dei toreri, provengono dal famoso allevamento Miura.

Manolete viene trasportato all' ospedale di Linares, mentre il corpo di Islero è già stato squartato, e venduto, carne da macello. Alle otto di sera, finalmente, il ferito riprenderà coscienza, l' arteria femorale lacerata, e aprirà bocca per lamentarsi del gran dolore. Dopo un' altra trasfusione, si addormenterà, per risvegliarsi nel mezzo della notte e domandare al suo agente: «Mi hanno dato le orecchie?». «Certo. E la coda». Dopo qualche minuto è il matador Rafael Ortega ad entrare, e a sentirsi dire: «Vedi come sono ridotto. Ho la forza di un neonato». Non riesce ad addormentarsi, Manolete. Gli concedono una sigaretta, lo informano che, fuori dalla stanza, attende licenza di entrare la sua amante, Lupe Sino. Dopo un attimo di incertezza, Manolete fa segno di no. Nel tentativo di lenirne le sofferenze e di dargli un poco di forza, i medici gli praticano una trasfusione di plasma. è scaduto, e concorrerà probabilmente a ucciderlo. La morte di Manolete lacerò profondamente l'opinione pubblica spagnola, e il Generalísimo Francisco Franco dichiarò tre giorni di lutto nazionale.

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