Non si potrà dire che non ci ha provato:
prima il tentativo di riunire tutte le forze alternative alla destra, ora una
campagna elettorale da globetrotter, condotta col piglio di chi è convinto che
la partita, anche se tutti dicono il contrario, sia ancora aperta. Enrico
Letta, segretario del Pd, si spende in una competizione proibitiva.
Onorevole Letta, la sua campagna
elettorale approda in Sardegna. Lei pochi giorni fa è stato in Veneto dove ha
detto che l’epoca Zaia sta per finire. Che pensa dell’epoca Solinas? «Intanto
mi permetta di utilizzare questa intervista con La Nuova Sardegna per dire che
il 7 sarò nell’isola, con tappe a Cagliari e a Sassari. Sono molto contento perché
la Sardegna sarà una delle Regioni più importanti in queste elezioni».
E la giunta Solinas? «I sondaggi ci dicono
che qui il centrodestra è in calo di consensi e quindi puntiamo molto su questa
regione dove c’è un forte disagio per un’amministrazione sulla quale c’erano
tante aspettative, ma dalla quale sono arrivati pochi risultati. La Sardegna
era una delle regioni che aveva sperato in Draghi. Questa aspettativa è stata
delusa dal fatto che coloro che oggi sostengono la giunta hanno fatto cadere
Draghi. Noi invece vogliamo rivendicare la nostra linearità, la nostra
coerenza».
Queste elezioni arrivano in un momento
difficile per l’occidente. Anche la Sardegna si trova nella bufera del prezzo
del gas, pur non avendo mai avuto il gas.
Non trova che sia un’ingiustizia? «La
contraddizione a cui lei fa cenno è clamorosa. In questo momento la questione
del caro bollette è prioritaria. Noi abbiamo una nostra proposta complessiva che
parte dal livello europeo con la previsione di un tetto al presso del gas. Poi
pensiamo alla possibilità di staccare il prezzo dell’energia prodotto con fonti
rinnovabili rispetto a quello dell’energia prodotta dal gas. Le rinnovabili
hanno un costo che viene trascinato in alto dall’attuale meccanismo. Si
abbasserebbe la bolletta. Terza misura: raddoppio del credito d’imposta per leimprese.
Quarta: introduzione della bolletta luce sociale che consentirebbe a famiglie
con redditi più bassi di evitare il peso degli aumenti. La quinta: l’attuazione
di un grande piano di risparmio energetico».
Ma come si finanziano questi interventi
che proponete? «Il punto di forza delle nostre proposte è che alcune non
costano, come quella che prevede una separazione tra tariffe dell’energia prodotta
da rinnovabili e gas. Limita i guadagni abnormi che stanno facendo i produttori
di rinnovabili sulle spalle famiglie e imprese. E su questo ritenitamo urgente
un intervento del governo». Non c’è solo l’energia: la Sardegna continua a
pagare il prezzo di un gap storico:
su trasporti e infrastrutture, ad esempio.
Le vostre idee? «Bisogna innanzitutto evitare che il Pnrr si
interrompa. Siamo molto preoccupati per una destra che parla di un Pnrr
rinegoziato, bloccato, ridiscusso. Dentro il Pnrr ci sono misure fondamentali
come la transizione digitale. È la questione principale: portare ovunque la banda
larga. Poi c’è la parte legata alle infrastrutture, decisiva per la Sardegna.
Crediamo che il Pnrr sia la missione fondamentale. Il nuovo governo, per i
prossimi 5 anni deve vivere per l’applicazione del Pnrr».
Campagna difficile per voi, visto lo
svantaggio che vi attribuiscono i sondaggi. Qual è il piano A e quale il B?
«Questa campagna elettorale è nata d’estate per una situazione assurda provocata
dalla caduta improvvisa del governo. Questa campagna deve ancora dire tutto: in
gran parte la gente non ha realizzato cosa vuol dire passare da un Governo
Draghi a un Governo della destra. Non c’è una completa consapevolezza rispetto
alla potenzialità che la campagna può ancora esprimere. In tutti i sondaggi
quasi la metà degli elettori
non si esprime. Sono tanti, stiamo
cercando di parlare con loro».
Pd e M5s oggi appaiono distanti. In
Sardegna si vota nel 2024: questo potrà essere un laboratorio? «Il rapporto con
i 5 stelle è stato complicato dalla loro scelta di far cadere il governo. La
conflittualità esiste e di certo non la voglio sottacere. Ma c’è in Sardegna la
delusione per queste contraddizioni della destra e noi possiamo infilarci e
lavorare molto su cose concrete, in particolare su grandi temi».
Non mancheranno gli argomenti, vista le
difficoltà della Sardegna... «È stato importante inserire il principio di
insularità in Costituzione. È una questione essenziale, un risultato importante
che deve trovare applicazione. Il nostro obiettivo è la creazione di un fondo
nazionale che sia in grado di compensare gli ostacoli dell’insularità. Accanto
a questo un intervento che modifichi alcune normative sul sistema dei
livelli di prestazioni essenziali e degli
aiuti di Stato».
All’atto pratico, in cosa potrebbe
consistere questo intervento? «Un intervento che tenga conto dell’indicazione
costituzionale, in modo che su molte questioni sia possibile aiutare la
Sardegna a superare ostacoli decisamente insopportabili. Con l’approvazione di
una serie di norme di applicazione del principio di insularità. Saranno una
questione chiave, uno dei temi principali della prossima legislatura.
Un altro grande tema è quello del progetto
Einstein telescope a Sos Enattos. Un intervento che può dare all’Isola una
prospettiva nuova, farne un baricentro della ricerca a livello europeo, sia
nella fase di costruzione che di attività di ricerca. Un investimento che può cambiare
la storia della Sardegna. Per questo c’è bisogno di un governo nazionale che
sia in grado di battere concorrenza dell’altro sito».
Candidature in Sardegna: qualche malumore,
prevedibile visto anche il taglio dei parlamentari. Si poteva fare meglio?
«Sono molto fiero e orgoglioso delle scelte che abbiamo fatto. Abbiamo voluto
fare un investimento, scegliendo solo candidati tutti sardi. Cosa che invece
non si può dire del centrodestra. In particolare, la candidatura di Marcello
Pera è la dimostrazione lampante di un atteggiamento molto diverso dal nostro.
Noi abbiamo investito su candidati sardi. Alcuni volti nuovi importanti come
Carla Bassu a Sassari e Maria Del Zompo a Cagliari. Insieme a questi, nomi importanti
che rappresentano una continuità significativa dell’attività del Pd in
Sardegna. Abbiamo fatto un grande sforzo per dare massima visibilità ai
candidati sardi». In un’intervista al nostro giornale il segretario leghista
Salvini ha detto per l’ambiente il centrodestra avrà “un approccio pragmatico e
non ideologico”.
Il tema è molto sentito qui da noi. Il
vostro approccio? «L’approccio di Salvini è come quello di Attila. Salvini e il
suo partito hanno votato contro tutte le misure a favore dell’ambiente adottate
in Europa. Insieme a Meloni insieme a Orban. A me spaventa una destra che non si
rende conto che la tutela dell’ambiente deve essere la principale preoccupazione.
Salvini e Meloni sull’ambiente sono dalla parte del nero fossile».
Altro punto dolente: la sanità. La ricetta
della Lega è stop al numero chiuso in medicina. La vostra? «Guardi, proprio
oggi
Forza Italia ha chiesto il
commissariamento della sanità sarda. La
crisi dimostra l’inadeguatezza della
Giunta. Per noi quello sulla
sanità, dopo la pandemia, è più grande
investimento che si possa fare.
Le nostre proposte? Togliere il tetto
nazionale alla spesa per il personale sanitario, fermo al 2004. Tutte le spese
sono salite, quelle per la sanità è ferma. Bisogna investire in particolare sui
medici di famiglia. È fondamentale per evitare di ingolfare gli ospedali e per garantire
un servizio di prossimità».
Quanto le ambizioni personali hanno
prevalso sulle visioni d’insieme nell’area alternativa alla destra? «Sono stato
accusato di aver cercato di rincorrere tutti. Io ho fatto il federatore, ho
lavorato per tenere unito il fronte. In alcuni casi ci sono riuscito, in altri
no come è accaduto con Conte e Calenda. Rispetto le loro scelte, non voglio
fare polemiche, ma rivendico al massimo quello che ho cercato di fare».
Citando il titolo del suo libro, per
ricostruire questo paese ci vuole più anima o più cacciavite? «Ci vuole molta
passione. Stiamo facendo questa campagna con grande passione, a volte
scontrandoci con limiti del nostro paese. Abbiamo deciso di usare un bus
elettrico per la nostra campagna, ma non riusciamo a farlo in tutte le tappe
perché l’Italia non è organizzata per farlo»
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