domenica 4 settembre 2022

LA NUOVA INTERVISTA A ENRICO LETTA «Nell’isola la partita è aperta tanti i delusi del centrodestra»


 


 

Non si potrà dire che non ci ha provato: prima il tentativo di riunire tutte le forze alternative alla destra, ora una campagna elettorale da globetrotter, condotta col piglio di chi è convinto che la partita, anche se tutti dicono il contrario, sia ancora aperta. Enrico Letta, segretario del Pd, si spende in una competizione proibitiva.

 

Onorevole Letta, la sua campagna elettorale approda in Sardegna. Lei pochi giorni fa è stato in Veneto dove ha detto che l’epoca Zaia sta per finire. Che pensa dell’epoca Solinas? «Intanto mi permetta di utilizzare questa intervista con La Nuova Sardegna per dire che il 7 sarò nell’isola, con tappe a Cagliari e a Sassari. Sono molto contento perché la Sardegna sarà una delle Regioni più importanti in queste elezioni».

 

E la giunta Solinas? «I sondaggi ci dicono che qui il centrodestra è in calo di consensi e quindi puntiamo molto su questa regione dove c’è un forte disagio per un’amministrazione sulla quale c’erano tante aspettative, ma dalla quale sono arrivati pochi risultati. La Sardegna era una delle regioni che aveva sperato in Draghi. Questa aspettativa è stata delusa dal fatto che coloro che oggi sostengono la giunta hanno fatto cadere Draghi. Noi invece vogliamo rivendicare la nostra linearità, la nostra coerenza».

 

Queste elezioni arrivano in un momento difficile per l’occidente. Anche la Sardegna si trova nella bufera del prezzo del gas, pur non avendo mai avuto il gas.

 

Non trova che sia un’ingiustizia? «La contraddizione a cui lei fa cenno è clamorosa. In questo momento la questione del caro bollette è prioritaria. Noi abbiamo una nostra proposta complessiva che parte dal livello europeo con la previsione di un tetto al presso del gas. Poi pensiamo alla possibilità di staccare il prezzo dell’energia prodotto con fonti rinnovabili rispetto a quello dell’energia prodotta dal gas. Le rinnovabili hanno un costo che viene trascinato in alto dall’attuale meccanismo. Si abbasserebbe la bolletta. Terza misura: raddoppio del credito d’imposta per leimprese. Quarta: introduzione della bolletta luce sociale che consentirebbe a famiglie con redditi più bassi di evitare il peso degli aumenti. La quinta: l’attuazione di un grande piano di risparmio energetico».

 

Ma come si finanziano questi interventi che proponete? «Il punto di forza delle nostre proposte è che alcune non costano, come quella che prevede una separazione tra tariffe dell’energia prodotta da rinnovabili e gas. Limita i guadagni abnormi che stanno facendo i produttori di rinnovabili sulle spalle famiglie e imprese. E su questo ritenitamo urgente un intervento del governo». Non c’è solo l’energia: la Sardegna continua a pagare il prezzo di un gap storico:

su trasporti e infrastrutture, ad esempio.

 

Le vostre idee?  «Bisogna innanzitutto evitare che il Pnrr si interrompa. Siamo molto preoccupati per una destra che parla di un Pnrr rinegoziato, bloccato, ridiscusso. Dentro il Pnrr ci sono misure fondamentali come la transizione digitale. È la questione principale: portare ovunque la banda larga. Poi c’è la parte legata alle infrastrutture, decisiva per la Sardegna. Crediamo che il Pnrr sia la missione fondamentale. Il nuovo governo, per i prossimi 5 anni deve vivere per l’applicazione del Pnrr».

 

Campagna difficile per voi, visto lo svantaggio che vi attribuiscono i sondaggi. Qual è il piano A e quale il B? «Questa campagna elettorale è nata d’estate per una situazione assurda provocata dalla caduta improvvisa del governo. Questa campagna deve ancora dire tutto: in gran parte la gente non ha realizzato cosa vuol dire passare da un Governo Draghi a un Governo della destra. Non c’è una completa consapevolezza rispetto alla potenzialità che la campagna può ancora esprimere. In tutti i sondaggi quasi la metà degli elettori

non si esprime. Sono tanti, stiamo cercando di parlare con loro».

 

Pd e M5s oggi appaiono distanti. In Sardegna si vota nel 2024: questo potrà essere un laboratorio? «Il rapporto con i 5 stelle è stato complicato dalla loro scelta di far cadere il governo. La conflittualità esiste e di certo non la voglio sottacere. Ma c’è in Sardegna la delusione per queste contraddizioni della destra e noi possiamo infilarci e lavorare molto su cose concrete, in particolare su grandi temi».

 

Non mancheranno gli argomenti, vista le difficoltà della Sardegna... «È stato importante inserire il principio di insularità in Costituzione. È una questione essenziale, un risultato importante che deve trovare applicazione. Il nostro obiettivo è la creazione di un fondo nazionale che sia in grado di compensare gli ostacoli dell’insularità. Accanto a questo un intervento che modifichi alcune normative sul sistema dei

livelli di prestazioni essenziali e degli aiuti di Stato».

 

All’atto pratico, in cosa potrebbe consistere questo intervento? «Un intervento che tenga conto dell’indicazione costituzionale, in modo che su molte questioni sia possibile aiutare la Sardegna a superare ostacoli decisamente insopportabili. Con l’approvazione di una serie di norme di applicazione del principio di insularità. Saranno una questione chiave, uno dei temi principali della prossima legislatura.

 

Un altro grande tema è quello del progetto Einstein telescope a Sos Enattos. Un intervento che può dare all’Isola una prospettiva nuova, farne un baricentro della ricerca a livello europeo, sia nella fase di costruzione che di attività di ricerca. Un investimento che può cambiare la storia della Sardegna. Per questo c’è bisogno di un governo nazionale che sia in grado di battere concorrenza dell’altro sito».

 

Candidature in Sardegna: qualche malumore, prevedibile visto anche il taglio dei parlamentari. Si poteva fare meglio? «Sono molto fiero e orgoglioso delle scelte che abbiamo fatto. Abbiamo voluto fare un investimento, scegliendo solo candidati tutti sardi. Cosa che invece non si può dire del centrodestra. In particolare, la candidatura di Marcello Pera è la dimostrazione lampante di un atteggiamento molto diverso dal nostro. Noi abbiamo investito su candidati sardi. Alcuni volti nuovi importanti come Carla Bassu a Sassari e Maria Del Zompo a Cagliari. Insieme a questi, nomi importanti che rappresentano una continuità significativa dell’attività del Pd in Sardegna. Abbiamo fatto un grande sforzo per dare massima visibilità ai candidati sardi». In un’intervista al nostro giornale il segretario leghista Salvini ha detto per l’ambiente il centrodestra avrà “un approccio pragmatico e non ideologico”.

 

Il tema è molto sentito qui da noi. Il vostro approccio? «L’approccio di Salvini è come quello di Attila. Salvini e il suo partito hanno votato contro tutte le misure a favore dell’ambiente adottate in Europa. Insieme a Meloni insieme a Orban. A me spaventa una destra che non si rende conto che la tutela dell’ambiente deve essere la principale preoccupazione. Salvini e Meloni sull’ambiente sono dalla parte del nero fossile».

 

Altro punto dolente: la sanità. La ricetta della Lega è stop al numero chiuso in medicina. La vostra? «Guardi, proprio oggi

Forza Italia ha chiesto il commissariamento della sanità sarda. La

crisi dimostra l’inadeguatezza della Giunta. Per noi quello sulla

sanità, dopo la pandemia, è più grande investimento che si possa fare.

 

Le nostre proposte? Togliere il tetto nazionale alla spesa per il personale sanitario, fermo al 2004. Tutte le spese sono salite, quelle per la sanità è ferma. Bisogna investire in particolare sui medici di famiglia. È fondamentale per evitare di ingolfare gli ospedali e per garantire un servizio di prossimità».

 

Quanto le ambizioni personali hanno prevalso sulle visioni d’insieme nell’area alternativa alla destra? «Sono stato accusato di aver cercato di rincorrere tutti. Io ho fatto il federatore, ho lavorato per tenere unito il fronte. In alcuni casi ci sono riuscito, in altri no come è accaduto con Conte e Calenda. Rispetto le loro scelte, non voglio fare polemiche, ma rivendico al massimo quello che ho cercato di fare».

 

Citando il titolo del suo libro, per ricostruire questo paese ci vuole più anima o più cacciavite? «Ci vuole molta passione. Stiamo facendo questa campagna con grande passione, a volte scontrandoci con limiti del nostro paese. Abbiamo deciso di usare un bus elettrico per la nostra campagna, ma non riusciamo a farlo in tutte le tappe perché l’Italia non è organizzata per farlo»

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