giovedì 21 dicembre 2023

Carlos lo sciacallo. Di Vincenzo Maria D’Ascanio.


 

(21 Dicembre 1975) Un commando di sei persone condotto dal terrorista e mercenario venezuelano Ilich Ramírez Sánchez, noto come Carlos (lo Sciacallo), fa irruzione nell'edificio del quartier generale dell’OPEC, a Vienna, e cattura sessanta ostaggi. Assoldato dal Fronte Popolare di liberazione della Palestina per uccidere due alti membri dell’OPEC, un ministro iraniano ed uno saudita, lo sciacallo non riesce a portare a termine con successo il progetto. Per lui viene emesso un mandato di cattura internazionale.

 

Carlos nasce il 12 ottobre 1949 a Caracas (Venezuela). Suo padre, un avvocato leninista, gli diede il nome Ilich traendolo dal patronimico di Lenin; i suoi fratelli si chiamano invece Vladimir e Lenin, le altre due componenti del nome completo del rivoluzionario sovietico. Studiò a Caracas e in seguito partecipò al movimento giovanile del Partido Comunista de Venezuela.

 

Nel 1959 Carlos avrebbe firmato il suo primo attentato nel 1973 a Londra, sparando contro il direttore di un grande magazzino. Carlos è considerato l'autore o l'ispiratore di vari attentati avvenuti in Europa negli anni 70’ e 80’. In particolare, nel 1982, organizza un attentato terroristico contro il treno Tolosa-Parigi sul quale avrebbe dovuto trovarsi l'allora sindaco di Parigi, Jacques Chirac. Il bilancio dell’azione sono cinque morti. Carlos fu soprannominato "Sciacallo" dalla stampa quando una copia del romanzo "Il giorno dello sciacallo" di Frederick Forsyth fu trovata tra i suoi beni personali.

Carlos sarebbe stato al centro di una rete terroristica internazionale e avrebbe avuto rapporti soprattutto con gruppi oltranzisti palestinesi e con gruppi terroristi tedeschi come la Raf. I suoi rifugi sono stati soprattutto in Siria e nello Yemen, ma la Kopp (la sua compagna) ha raccontato che anche la "Stasi" della Germania Est li ospitava.

 

 

Oltre al terrorismo, Carlos ha coltivato anche la sua romantica immagine di dandy vecchia maniera, affascinato dalle belle donne, gran bevitore, fumatore di sigari di qualità e nottambulo impenitente. Anche dopo il suo arresto ha avuto una love-story con la sua avvocatessa francese. Il 24 dicembre 1997 Carlos fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'assise di Parigi per il triplice omicidio della rue Toullier del 27 giugno 1975. Alla lettura della sentenza, Carlos ha alzato il pugno chiuso gridando: "Viva la rivoluzione". Il 23 giugno 1999 la Cassazione ha respinto il ricorso e la condanna al carcere a vita è diventata definitiva. In seguito la Francia ha respinto la richiesta di estradizione presentata dall'Austria per il sequestro dei ministri dei paesi Opec (Vienna 1975).

 

Nel giugno 2003, Ramírez Sánchez pubblicò una collezione di scritti dal carcere, col titolo di "Islam Rivoluzionario", dove cercò di spiegare e difendere le sue attività come parte di un conflitto di classe. Dal carcere parigino della Santé, Carlos ha rilasciato due interviste a quotidiani italiani in cui ha parlato del caso Moro, di Ustica e della strage di Bologna e ha detto anche di ritenere probabile una nuova azione delle Brigate rosse.

 

Nel 2004 la commissione bicamerale d'inchiesta sul caso Mitrokhin, istituita dal Parlamento italiano, si è recata a Parigi per acquisire carte sul terrorista in riferimento ai suoi rapporti con la rete dei servizi dell'Est. Nello stesso anno, inutile viaggio a Parigi del pm romano Franco Ionta per interrogare il terrorista venezuelano nell'ambito della nuova inchiesta sul sequestro e l'omicidio di Aldo Moro.

 

Il 2 agosto 2010, Carlos rilasciò un'intervista al quotidiano online AgoraVox riguardo alla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980: scagionando i neofascisti, egli parlò delle responsabilità della CIA nell’organizzazione dell’atto terroristico. Secondo la ricostruzione, "yankee, sionisti e strutture della Gladio" fecero brillare un ordigno al fine di distruggere un carico di armi trasportato da palestinesi o da esponenti dell'FPLP; lo scopo era quello di far ricadere su questi ultimi la responsabilità dell'attentato.

 

Vincenzo D’Ascanio

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