Ricordando
l'amico il
compagno di tante battaglie per una Sardegna più sarda, più libera, più prospera, più
bella. Ecco
la nota che scrissi in quella occasione
Ci ha lasciato Vincenzo Pillai: una vita sulle barricate. Vincenzo
Pillai, in una notte selargina insolitamente fredda, il 21 dicembre scorso,
alle 3, colpito da un infarto, ci ha lasciato. Due giorni dopo il 23, sempre a
Selargius,in una mattinata tersa e soleggiata, quasi a favorire la
partecipazione al suo fumerale, una folla di amici e compagni, lo
accompagnavano al cimitero, a due passi da casa sua. Moltissimi i giovani che,
pur nel rispetto di quel rito doloroso, ad intervalli regolari e ritmandolo
lanciavano lo slogan, affettuoso e battagliero insieme: Vincenzo
vive/e lotta insieme a noi/Le nostre idee non moriranno mai.
Pillai
era nato 75 anni fa a Ventimiglia, da padre sardo di Gergei, emigrato, e da
madre genovese che lo lascerà orfano, a soli 10 anni.. Dopo il liceo nella
cittadina ligure ritornava in Sardegna, a Cagliari dove concluderà l’Università
laureandosi in Storia e Filosofia.
Intanto parteciperà al
Movimento studentesco dove sarà un leader prestigioso e riconosciuto. Iinconfondibile nelle assemblee come nelle manifestazioni
del ’68, con le sue camicie a quadri rossi e neri, eschimo verde d’inverno,
fisico asciutto, capelli lunghi, con una barba fluente che riempiva un viso
altrimenti smunto. Barba e capelli con il tempo si ingrigiranno ma le sue
camicie saranno sempre le stesse.
Finito il ’68 e con esso esauritasi quell’ondata “rivoluzionaria”,
che pure avrebbe cambiato costumi e comportamenti, molti di quei protagonisti,
con il “riflusso”, si ritireranno.
Anzi, un’intera generazione di giovanotti, si sdraierà nei salotti del Potere,
un tempo criticato, contestato e aborrito. A rigirare fra le dita cartacce e
scartoffie o a mistificare storia e storie, elucubrando l’ideologia del
pentimento.
Pillai
invece continuerà, imperterrito e impenitente, per ben mezzo secolo: fino alla
sua morte. Non si adeguerà. Ne cederà al ripiegamento interiore, al vittimismo,
alla lamentazione sterile e generica o all’attesa passiva in cui consumarsi a
inghiottire il pianto.
La sua esistenza sarà integralmente e totalmente dedicata
all’attività sindacale e politica militante.
Senza compromessi. Instancabile e disinteressata. Senza cercare e tanto meno
pietire prebende. Fuori e contro le camarille di potere: di qualsiasi colore.
Sempre
in prima fila nella lotta e nella protesta, a fianco dei più deboli. Per una
Sardegna più bella. Libera. Contro le basi militari, e le scorie nucleari. Per
il lavoro, per la difesa e la valorizzazione della lingua sarda.
È stato un combattente senza sosta. Un guerriero nuragico. Un
comunista eretico. Scomodo, Sempre controcorrente. Coerente, Rigoroso. Generoso. Forse anche “irragionevole”. Ma di quella irragionevolezza
di cui parlava un caustico esponente della cultura europea del primo Novecento,
Bernard Shaw, quando affermava che l’uomo ragionevole si adatta al mondo,
l’uomo irragionevole vorrebbe adattare il mondo a se stesso: per questo ogni
progresso dipende dagli uomini irragionevoli.
Di
Francesco Casula.
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