giovedì 30 settembre 2021

Giornata avara: un libro di Michele Atzori (Al secolo Dr. Drer)


 

Quando le giornate non erano avare, eravamo giovanissimi di fronte a un’infinita distesa di possibilità e di nulla. Io rientravo a casa dopo otto ore di teatro, avrei dovuto studiare fisica e invece trovavo davanti al portone Michele con Tommaso o Franceschino. Se dovevo fare altro, all’epoca davo ripetizioni, si sedevano al tavolo fino a quando non avevo finito e allora prendevo la vecchia telecamera vhs, di quelle con le cassette giganti, e andavamo in giro.


Lo zio me lo diceva spesso: “tu risponderai davanti al tribunale degli dei per dissipazione di intelletto! Devi scegliere cosa vuoi diventare, la notte ti devi addormentare pensando: voglio fare la regista, oppure la fisica, la violoncellista.”


E dire che lo zio ne ha azzeccate parecchie di predizioni, qualche mese prima che scoppiasse la pandemia lo incontrai in piazza e gli dissi: “tempi bui”. Mi rispose: “godeteveli, i prossimi saranno peggiori”. Comunque, si vedrà con questo tribunale... per il momento, come scrive Michele: “Tutti quanti, da grandi, siamo diventati impiegati o operai, qualche partita iva, nessuno è diventato presidente di nessuna superpotenza”.


Giravamo corti demenziali, finte pubblicità improponibili, ma soprattutto interviste per strada: che cosa è secondo lei l’anarchia? Cosa ne pensate delle parole del papa “la donna ideale deve essere o vergine o madre? “Siamo d’accordo!” (Ci aveva risposto una coppia, entrambi semi nudi, che avevamo raggiunto appartata in spiaggia). Una delle più belle, quando mi ero imboscata al comizio di Fini in piazza del Carmine, ma questa la racconto un’altra volta.


E andavamo nei bar a chiedere agli avventori di descriverci la figura de is oreris, quando i veri oreris eravamo noi, Michele poi era un professionista, con il suo modo di essere provocava e suscitava sempre qualche reazione. Tutte quelle perdite di tempo, tutta quella dissennata stupida allegria in realtà è stata vissuta, osservata e adesso raccolta e raccontata nel suo libro “Giornata avara”.

 

Una raccolta di episodi vissuti, di persone, incontri, battaglie e riflessioni invisibili che adesso hanno trovato una forma. E come ne “Gli invisibili” di Balestrini la scrittura è spesso puro dialogo senza stacchi, senza troppa punteggiatura e con i congiuntivi sbagliati. Nel libro di Michele c’è davvero tanto: i movimenti politici antagonisti contro la guerra, contro le basi militari, contro lo sfruttamento distruttivo del nostro territorio, la repressione dei compagni e ancora la disoccupazione, l’emigrazione, la nostra terra, la nostra lingua, la nostra poesia e la nostra musica. “Che le parole da noi in Sardegna sono fondamentali, magiche e sacre. Proprio come l’acqua”.

Insomma leggetelo e venite alla presentazione

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