«Abbiamo
apprezzato il sostegno della Sardegna e sentiamo un'obbligazione storica nei
confronti della vostra lotta per l'autodeterminazione. Quando il popolo sardo
avrà bisogno della nostra solidarietà, i catalani non si tireranno indietro». Il tema dell'autodeterminazione
sarda era rimasto finora in sordina, negli interventi pubblici di Carles Puigdemont nell'isola, ed è facile capire il perché. L'ex presidente della
Catalogna vuole vincere la sua metaforica guerra per l'indipendenza sul piano europeo, e la diplomazia impone di non affrontare temi
scomodi per gli stati di cui si cerca il supporto.
All'assemblea degli amministratori e dei politici
indipendentisti, organizzata a Oristano dalla Corona de
Logu, il leader catalano però si sbottona:
«Dobbiamo rafforzare i legami fra i nostri movimenti, siamo realtà diverse con
un medesimo obiettivo. E abbiamo una cosa in comune: il tanto lavoro da fare».
Una benedizione che in tanti volevano, perché le differenze politiche
scompaiono per chi considera Puigdemont un eroe, e così può capitare di vedere
gli esponenti della sinistra radicale indipendentista scattarsi un selfie con
il leader catalano, che ha un retroterra politico liberale e centrista.
Due le parole d'ordine, lanciate da
Puigdemont e riprese nella gran parte degli interventi: Europa e nonviolenza. «Noi abbiamo rinunciato
a ogni forma di violenza e per questo la repressione della polizia spagnola a partire dal referendum
del 1 ottobre 2017 è stata una cosa che l'Unione europea non può accettare. La crisi catalana è una crisi che riguarda tutta l'Europa» ha
affermato e gli ha fatto eco poco dopo lo storico leader di Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu: «Catalogna e Scozia sono le teste di ponte per
scardinare l'Europa degli stati e costruire un'Europa dei popoli».
Un continente progressista e liberale,
quello tratteggiato da Puigdemont: «I nostri progetti nazionali devono essere al servizio
di un progetto europeo contro
l'ingiustizia e la povertà, in difesa dei popoli e della terra minacciata dal cambiamento climatico». I toni moderati dell'europarlamentare ben si conciliano con quelli del
padrone di casa, il sindaco di
Villanovaforru e presidente della Corona de Logu Maurizio Onnis: «Il compito degli amministratori indipendentisti non è diffondere la
nostra ideologia, ma governare bene. La Sardegna ha bisogno di
autodeterminazione per essere più ricca». Il
clima, anche a causa
dell'arresto e del rilascio di Puigdemont, è quello della festa.
E alle feste, si sa che si cerca di
mettere da parte antipatie e inimicizie. Il leader catalano è quel papa straniero
che mette d'accordo tutti: dalla sinistra radicale di Liberu e Caminera Noa, in
gran parte reduci dall'esperienza di A Manca pro s'Indipendentzia e non certo
in ottimi rapporti fra loro, ai più moderati Sardigna Libera e Rossomori, sino
al civismo di Sardegna Possibile e dell'Assemblea Nazionale Sarda che si ispira
proprio all'esperienza catalana, al centrismo liberale del Partito dei Sardi e
di A Innantis di Franciscu Sedda.
C'è anche Meris, il partito fondato da
Doddore Meloni, così come c'è Sardigna Natzione e non manca lo spazio per le
istanze femministe del Coordinamento Intersezionale Sardo. Sono seduti vicini i
rappresentanti di iRS e quelli di ProgReS, che dopo anni di faide si sono
riuniti in un progetto politico comune insieme al collettivo Torra di
Frantziscu Pala. C'è anche il Psd'Az, con Andrea Cocco, capo di gabinetto di
Quirico Sanna all'assessorato agli Enti locali e responsabile Esteri sardista,
che invoca l'unità: «Basta con gli steccati ideologici del Novecento, costruiamo gli stati generali indipendentisti al di là dei colori politici».
Poco prima era intervenuta Lidia Fancello,
fuoriuscita sardista in rottura con Solinas, che ha portato la voce
dell'Efa-Ale, il gruppo europeo da cui è stato espulso il Psd'Az a causa
dell'alleanza con la Lega e di cui fanno parte Puigdemont e il suo JuntsXCat. Un mondo frammentato e variegato, che fa prove di unità anche grazie al ruolo dei sindaci e degli amministratori della Corona de Logu, che dal canto loro puntano tutto sulla concretezza dell'azione
amministrativa, con lo scopo di guadagnarsi una credibilità elettorale che al
movimento indipendentista sardo è spesso mancata.
di Davide Pinna
“La Nuova Sardegna,” 27.09.2021
Federico Marini
skype: federico1970ca
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