È ormai una piaga, la scappatoia tentata
da no vax e indecisi dopo la stretta del green pass. Arrivano all'hub e ai
servizi di Igiene pubblica col certificato del medico curante, o il foglio
firmato da uno specialista dopo la visita a pagamento, per chiedere l'esonero dal vaccino, il lasciapassare che permette di
accedere ai servizi per i quali è obbligatoria la carta verde. Un boom di
richieste in tutta Italia, una tendenza crescente anche in Sardegna dove però i
certificati rilasciati sono più che rari.
«A Cagliari i richiedenti sono tantissimi, ma tra i vari hub e
l'Igiene pubblica abbiamo autorizzato
un solo esonero», racconta Gabriele Mereu, responsabile delle
vaccinazioni e della profilassi nel capoluogo regionale e nell'area sud
dell'Isola. «Si tratta di una persona con una particolare condizione clinica: è
esentata fino al 30 settembre, poi la sua situazione verrà rivalutata. Per il
resto, abbiamo autorizzato al massimo qualche rinvio, ma sempre limitato a
pochi giorni in attesa di predisporre la vaccinazione in ambiente protetto».
Cosa significa? «In ospedale, presente un rianimatore. A Cagliari lo si fa al
Binaghi e al Marino».
Ambiente protetto a parte, negli hub avete
mai registrato reazioni gravi dopo il vaccino? «Mai.
Va ricordato che in tutte
le sedi abbiamo squadre del 118 e nostro personale pronti a qualsiasi evenienza».
Se tanti si presentano col certificato,
perché non si dà corso in automatico all'esenzione dal vaccino? «Perché è il medico
vaccinatore che stabilisce se esonerare o meno il richiedente, ed eventualmente per quanto tempo».
L'esenzione in quali casi viene autorizzata? «In casi molto limitati, come ad esempio il rischio di una grave reazione allergica a una
componente del vaccino. In questo caso si valuta: la somministrazione può essere controindicata oppure da effettuare in ambiente protetto con
accanto il rianimatore».
L'obiettivo della copertura dell'80% della
popolazione sarà raggiunto a fine mese, ma pare non possa bastare… «È così, entro ottobre puntiamo a raggiungere il 90% di copertura degli ultrasessantenni, le fasce di anziani e fragili alle quali
dobbiamo garantire la più alta protezione. Oggi siamo oltre l'80% di vaccinati ma, con l'alta diffusibilità della variante Delta,
lasciare senza vaccino il 20% sarebbe un grosso rischio di sanità pubblica, soprattutto in previsione dell'autunno, quando con la
riapertura delle scuole e l'incremento
dei trasporti il virus potrebbe girare di più».
Se non hanno fatto il vaccino finora, come
pensate di convincerli? «Non si tratta di no vax bensì, come ci dicono i sindaci, di persone indecise, o semplicemente di grandi anziani e
fragili che non possono mettersi in macchina e raggiungere l'hub a 30, 40 chilometri dal paese. Quindi saremo noi a portare il vaccino sotto casa
grazie ai punti vaccinali mobili
e ai punti aperti nei comuni».
Poi ci sono le terze dosi… «Siamo pronti, partiremo non appena arriverà il via libera del Ministero e della Regione. Si inizierà con
gli immunodepressi e le persone
ad alta fragilità, poi coi grandi anziani e il personale sanitario, dando la precedenza a chi
lavora nei reparti Covid. In pratica sarà un richiamo, si andrà veloci».
Convincere i 50enni sarà ben più dura. «Il green pass sta facendo tanto, sotto questo profilo, per tutta la fascia meno protetta che va
dai 20 ai 59 anni. Sta facendo
leva sui dubbiosi ma anche sui contrari al vaccino, molti vengono e ci dicono: potendo non lo farei,
ma devo lavorare».
Un obbligo di legge mascherato, secondo no
vax e non solo. «Obbligo di legge non vuol dire che, se non ti
vaccini, vengono i carabinieri e ti trascinano all'hub. Semplicemente, e vale per il vaccino anti Covid
come per gli altri, ti vengono tolte
alcune possibilità: lavorare nel caso del personale sanitario, andare all'asilo
nel caso dei bambini, viaggiare in certi Paesi dell'Africa centrale, andare in
missione all'estero se sei un militare».
Piera Serusi
Articolo “Unione Sarda” del 13 settembre
2021
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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