venerdì 8 ottobre 2021

09 ottobre 1967. Muore il comandante Ernesto "Che" Guevara


 

Ernesto “Che” Guevara è morto tra le cinque e mezzo e le sei del mattino di lunedì 9 ottobre 1967. Pare assodato che le pallottole che lo colpirono durante il pomeriggio sulla Quebrada de Churo non erano mortali, e che se fosse stato trasportato in serata a Vallegrande forse sarebbe sopravvissuto. Tuttavia, Ernesto Guevara non è morto perché non curato adeguatamente, ma perché qualcuno gli ha sparato al cuore nell’alba di Lunedì.


Inizialmente la morte del “Che” doveva passare sotto silenzio, ma in breve, per volontà o errore, la notizia si diffuse rapidamente, e in breve è stata ricostruita la dinamica dei fatti. Il giornale della capitale “La Paz Presencia” aveva già descritto gli scontri avvenuti nel primo pomeriggio di domenica. Proprio in quel momento Ernesto Guevara era stato raggiunto da una raffica di mitra alle gambe che come detto non l’aveva ucciso, e quattro gendarmi lo catturarono, dopo aver ucciso il guerrigliero Willy, corso dal comandante per salvarlo.

 

Per primo fu il “New York Times” a sostenere che il comandante non fosse stato ucciso durante lo scontro a fuoco. Anche gi stessi medici di Vallegrande avevano opportunamente constato che nessun individuo sarebbe potuto sopravvivere a lungo, dopo essere stato sparato al cuore, cosa che invece avevano continuato ad affermare ostinatamente gli ufficiali boliviani.

 

Il fratello del Che, Roberto Guevara, era immediatamente partito per la Bolivia, perché intenzionato a recuperare, o forse solo vedere, il cadavere del fratello. A Roberto fu impedito di vedere il corpo, ma un giornalista argentino che aveva viaggiato con lui, era riuscito a parlare con uno dei gendarmi boliviani che avevano partecipato allo scontro a fuoco nei pressi di Higueras. Il soldato disse che “Ernesto Guevara morì l’indomani dalla sua cattura. Fu il capitano Prado che gli sparò al cuore.” L’identità di questo capitano Prado fu presto svelata: in realtà si trattava di Felix Rodriguez, un agente della CIA infiltrato nell’esercito boliviano.

 

Da altre fonti si seppe che nemmeno un’iniezione di morfina fu fatta sul corpo del comandante, che fu lasciato alla sofferenza delle ferite alle gambe, nonostante lui stesso, in prima persona, avesse curato alcuni militari boliviani caduti prigionieri. Fu lasciato disteso sulla nuda terra, con una coperta sul corpo. Quando a La Paz seppero che il Che era stato catturato, partì immediatamente l’ordine di ucciderlo.

 

Tuttavia durante quelle ore accaddero delle cose piuttosto insolite, del resto, il corpo che i boliviani avevano tra le mani era quello di un militare, un guerrigliero, temuto, onorato e già entrato nella leggenda. Quando arrivò l’ordine di uccidere il comandante, si dovette tirare a sorte perché nessuno voleva farlo. I soldati boliviani sapevano perché Che Guevara combattesse quella guerriglia, e i soldati sapevano del suo eroismo nella rivoluzione cubana. Insomma, sapevano bene che non si trattava di un comune prigioniero di guerra.

 

Infine ad essere estratto fu tal Mario Tèran, che non si sottrasse all’obbligo a sparò al cuore del Che. Tuttavia gli altri soldati presenti hanno parlato di un’altra versione dei fatti. Tèran si sarebbe infatti sottratto al sorteggio, ma dopo aver bevuto e sotto effetti di molti alcolici, di spalle, sparò una raffica di mitra che non copì il “Che.” Fu Rodriguez, un agente della CIA infiltrato, a sparare sul corpo Inerme di Ernesto Che Guevara.

 

In seguito Tèran fu intervistato sull’argomento. La versione cambiò ancora, nessuna raffica di mitra sbagliata, nessun agente della CIA a sparare. Tèran disse semplicemente che Ernesto “Che” Guevara morì per le ferite riportate durante la sparatoria.


La vita del "Che." 

"Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, solo, non vale nulla. Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario." (Ernesto "Che" Guevara)


(14 Giugno 1928) Nasce a Rosario, in Argentina, il leggendario rivoluzionario Ernesto Guevara. Primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine), Guevara era figlio di Ernesto Guevara Lynch (1901 – 1987), un imprenditore argentino di origini basche e irlandesi, e di Celia de la Serna (1906 – 1965), benestante borghese di remote origini spagnole, fervente cattolica poi convertitasi al liberalismo. In accordo con le norme della lingua spagnola, il nome legale di Ernesto Guevara verrà talvolta accompagnato da de la Serna e/o Lynch. La coppia era notevolmente colta e trasmise ai suoi figli spensieratezza, spirito di avventura e interesse per la letteratura, i quali caratterizzeranno Ernesto nel corso della sua vita. Nel maggio 1931 gli fu diagnosticata l'asma. Gli attacchi della malattia erano molto acuti e lo affliggeranno per tutta la vita.


Laureatosi in medicina, con l'amico Alberto Granado intraprende il suo famoso viaggio in motocicletta, chiamata "La poderosa II" nel continente latino americano, dove vedrà coi propri occhi la miseria imperante nei popoli latino americani. Cruciale fu l'arrivo al lebbrosario di Huambo, tenuto in pessime condizioni, dove Ernesto si offrì come medico. Dopo aver visto la povertà di massa ed essere stato influenzato dalle letture marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina. 


Verso la metà degli anni '50 diventa il braccio destro di Fidel Castro, un colto rivoluzionario che vuole rovesciare il regime corrotto, filoamericano e mafioso di Batista. Insieme, guidano la rivoluzione cubana. Negli ultimi giorni del dicembre 1958 Che Guevara diresse l'attacco della sua "squadra suicida" su Santa Clara. Fu una delle battaglie decisive della rivoluzione, anche se la serie di sanguinose imboscate, prima durante l'offensiva sulla Sierra Maestra ebbero una maggiore importanza militare. Batista, dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali stavano stipulando una pace separata con Castro, fuggì nella Repubblica Dominicana il 1º gennaio 1959.


Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'Assemblea Generale dell'ONU. In quell'occasione, apparve nel programma domenicale d'informazione "Face the Nation" sulla CBS e incontrò diverse personalità ed esponenti di gruppi politici. Tra loro, il senatore statunitense Eugene McCarthy, componenti del gruppo guidato da Malcolm X e dalla radicale canadese Michelle Duclos.


Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, fece l'ultima apparizione pubblica sul palcoscenico internazionale, intervenendo al "Secondo seminario economico sulla solidarietà afro-asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo." Dopo il 1965, Guevara, ormai noto in tutto il mondo, abbandona l’isola caraibica e il suo ruolo di ministro dell'industria per combattere altre battaglie per la liberazione dei popoli, prima nell’ex Congo Belga e poi in Bolivia. 


Il 9 ottobre 1967 fu ucciso per mano di un gruppo di militari governativi boliviani assistiti dai servizi segreti americani. La figura di Ernesto diventa un "mito", un'icona di livello internazionale per tutti quelli che si riconoscono nei suoi ideali rivoluzionari. Una sua foto scattata nel 1960 dal fotografo Alberto Korda e da questi regalata all'editore italiano Giangiacomo Feltrinelli è diventata una delle immagini più famose del Ventesimo secolo, la più riprodotta in assoluto della storia della fotografia.

 

Vincenzo Maria D’Ascanio

 

 





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