Ernesto “Che” Guevara è morto
tra le cinque e mezzo e le sei del mattino di lunedì 9 ottobre 1967. Pare assodato
che le pallottole che lo colpirono durante il pomeriggio sulla Quebrada de Churo non erano mortali, e che se fosse
stato trasportato in serata a Vallegrande forse sarebbe sopravvissuto.
Tuttavia, Ernesto Guevara non è morto perché non curato adeguatamente, ma
perché qualcuno gli ha sparato al cuore nell’alba di Lunedì.
Inizialmente la morte del “Che” doveva
passare sotto silenzio, ma in breve, per volontà o errore, la notizia si
diffuse rapidamente, e in breve è stata ricostruita la dinamica dei fatti. Il
giornale della capitale “La Paz Presencia” aveva già descritto gli scontri
avvenuti nel primo pomeriggio di domenica. Proprio in quel momento Ernesto Guevara era stato raggiunto da una raffica di mitra alle
gambe che come detto non l’aveva ucciso, e quattro gendarmi lo catturarono,
dopo aver ucciso il guerrigliero Willy, corso dal comandante per salvarlo.
Per primo fu il “New York Times” a sostenere
che il comandante non fosse stato ucciso durante lo scontro a fuoco. Anche gi stessi medici di Vallegrande avevano opportunamente constato
che nessun individuo sarebbe potuto sopravvivere a lungo, dopo essere stato
sparato al cuore, cosa che invece avevano continuato ad affermare ostinatamente
gli ufficiali boliviani.
Il fratello del Che, Roberto Guevara, era
immediatamente partito per la Bolivia, perché intenzionato a recuperare, o
forse solo vedere, il cadavere del fratello. A Roberto fu impedito di vedere il
corpo, ma un giornalista argentino che aveva viaggiato
con lui, era riuscito a parlare con uno dei gendarmi boliviani che avevano
partecipato allo scontro a fuoco nei pressi di Higueras. Il soldato
disse che “Ernesto Guevara morì l’indomani dalla sua cattura. Fu il capitano
Prado che gli sparò al cuore.” L’identità di questo capitano Prado fu presto
svelata: in realtà si trattava di Felix Rodriguez, un agente della CIA
infiltrato nell’esercito boliviano.
Da altre fonti si seppe che nemmeno un’iniezione
di morfina fu fatta sul corpo del comandante, che fu lasciato alla sofferenza
delle ferite alle gambe, nonostante lui stesso, in prima persona, avesse
curato alcuni militari boliviani caduti prigionieri. Fu lasciato disteso sulla
nuda terra, con una coperta sul corpo. Quando a La Paz seppero che il Che era
stato catturato, partì immediatamente l’ordine di ucciderlo.
Tuttavia durante quelle ore accaddero delle cose
piuttosto insolite, del resto, il corpo che i boliviani avevano tra le mani era
quello di un militare, un guerrigliero, temuto, onorato e già entrato nella
leggenda. Quando arrivò l’ordine di uccidere il comandante, si dovette tirare a
sorte perché nessuno voleva farlo. I soldati boliviani
sapevano perché Che Guevara combattesse quella guerriglia, e i soldati sapevano
del suo eroismo nella rivoluzione cubana. Insomma, sapevano bene che non
si trattava di un comune prigioniero di guerra.
Infine ad essere estratto fu tal Mario Tèran, che
non si sottrasse all’obbligo a sparò al cuore del Che. Tuttavia gli altri
soldati presenti hanno parlato di un’altra versione dei fatti. Tèran si sarebbe
infatti sottratto al sorteggio, ma dopo aver bevuto e sotto effetti di molti
alcolici, di spalle, sparò una raffica di mitra che non copì il “Che.” Fu Rodriguez, un agente della CIA infiltrato, a sparare sul
corpo Inerme di Ernesto Che Guevara.
In seguito Tèran fu intervistato sull’argomento.
La versione cambiò
ancora, nessuna raffica di mitra sbagliata, nessun agente della CIA a sparare.
Tèran disse semplicemente che Ernesto “Che” Guevara morì per le ferite
riportate durante la sparatoria.
La vita del "Che."
"Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare
la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è
la rivoluzione e che ognuno di noi, solo, non vale nulla. Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi
ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità
più bella di un rivoluzionario." (Ernesto "Che" Guevara)
(14 Giugno 1928) Nasce a Rosario, in
Argentina, il leggendario rivoluzionario Ernesto Guevara. Primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine),
Guevara era figlio di Ernesto Guevara Lynch (1901 – 1987), un imprenditore
argentino di origini basche e irlandesi, e di Celia de la Serna (1906 – 1965),
benestante borghese di remote origini spagnole, fervente cattolica poi
convertitasi al liberalismo. In accordo con le norme della lingua spagnola, il
nome legale di Ernesto Guevara verrà talvolta accompagnato da de la Serna e/o
Lynch. La coppia era notevolmente colta e trasmise ai suoi figli
spensieratezza, spirito di avventura e interesse per la letteratura, i quali
caratterizzeranno Ernesto nel corso della sua vita. Nel maggio 1931 gli fu
diagnosticata l'asma. Gli attacchi della malattia erano molto acuti e lo affliggeranno per
tutta la vita.
Laureatosi in medicina, con l'amico Alberto
Granado intraprende il suo famoso viaggio in motocicletta, chiamata "La poderosa II" nel continente
latino americano, dove vedrà coi propri occhi la miseria imperante nei
popoli latino americani. Cruciale fu l'arrivo al lebbrosario di
Huambo, tenuto in pessime condizioni,
dove Ernesto si offrì come medico. Dopo aver visto la povertà di massa ed
essere stato influenzato dalle letture marxiste, concluse che solo la
rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche
dell'America Latina.
Verso la metà degli anni '50 diventa il
braccio destro di Fidel Castro, un colto rivoluzionario che vuole rovesciare il
regime corrotto, filoamericano e mafioso di Batista. Insieme, guidano la rivoluzione cubana. Negli ultimi
giorni del dicembre 1958 Che Guevara diresse l'attacco della sua "squadra
suicida" su Santa Clara. Fu una delle battaglie decisive della
rivoluzione, anche se la serie di sanguinose imboscate, prima durante
l'offensiva sulla Sierra Maestra ebbero una maggiore importanza militare.
Batista, dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali stavano stipulando una
pace separata con Castro, fuggì nella Repubblica Dominicana il 1º gennaio 1959.
Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in
qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'Assemblea
Generale dell'ONU. In quell'occasione,
apparve nel programma domenicale d'informazione "Face the Nation"
sulla CBS e incontrò diverse personalità ed esponenti di gruppi politici. Tra
loro, il senatore statunitense Eugene McCarthy, componenti del gruppo guidato
da Malcolm X e dalla radicale canadese Michelle Duclos.
Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, fece l'ultima apparizione pubblica sul
palcoscenico internazionale, intervenendo al "Secondo seminario economico
sulla solidarietà afro-asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo
rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo." Dopo il 1965, Guevara, ormai noto in tutto il mondo,
abbandona l’isola caraibica e il suo ruolo di ministro dell'industria per
combattere altre battaglie per la liberazione dei popoli, prima nell’ex Congo
Belga e poi in Bolivia.
Il 9 ottobre 1967 fu ucciso per mano di un gruppo di militari governativi
boliviani assistiti dai servizi segreti americani. La figura di Ernesto diventa un "mito", un'icona di livello
internazionale per tutti quelli che si riconoscono nei suoi ideali
rivoluzionari. Una sua foto scattata
nel 1960 dal fotografo Alberto Korda e da questi regalata all'editore italiano
Giangiacomo Feltrinelli è diventata una delle immagini più famose del Ventesimo
secolo, la più riprodotta in assoluto della storia della fotografia.
Vincenzo Maria D’Ascanio
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