mercoledì 27 ottobre 2021

Civici e indipendentisti: il caso di Gabriele Littera, nuovo sindaco di Serramanna. Di Francesco Casula


 

Non conosco Gabriele Littera, il nuovo sindaco di Serramanna. Ma amici – di cui mi fido ciecamente – me lo descrivono come un eccellente professionista (fra l’altro è stato uno dei fondatori di Sardex) e una gran bella persona. La sua elezione a sindaco della cittadina del Medio Campidano – sbaragliando partiti e Coalizioni italiche – è dunque ben riposta e opportuna.

 

Mi hanno favorevolmente colpito, in una Intervista fattagli dall’Unione Sarda il 13 ottobre scorso, le sue risposte. In modo particolare una, in cui alla domanda: “Sarà un sindaco di centro sinistra” ha risposto:”No, sono un civico con un percorso politico nel mondo dell’indipendentismo”. Una risposta netta e inequivocabile. Absit a me iniuria verbis nei confronti della giornalista che gli ha fatto simil domanda, ma gli è che anche i Media sardi sono impigliati nel luogo comune e nel pregiudizio secondo il quale dovremmo schierarci, comunque, o con il centro-destra o con il centro-sinistra.

 

Rompere la prigione e l’incatenamento rispetto alle formule de Partiti italiani è invece una necessità e un presupposto essenziale per segnare in Sardegna una svolta nella politica indipendentista, per costruire, ad iniziare dai Comuni, un’alternativa “civica” e non di Partito o Partiti. Non limitandosi però ad agitare al vento facili slogan o discorsi puramente ideologici.

 

L’importante sarà fare le cose non limitarsi a denunciarle, sperimentare e non solo predicare, praticare l’obiettivo (ad iniziare dall’ambientalismo sociale), praticare scampoli di indipendenza (a livello economico come sul versante culturale e linguistico: per esempio praticando il bilinguismo) e non aspettare l’ora x in cui l’indipendenza di raggiungerebbe.

 

L’importante è incrociare e coinvolgere la gente, i lavoratori, i giovani, costruendo trame che organizzino e compattino i soggetti sui bisogni, gli interessi, la crescita economica sociale e culturale-identitaria della Comunità, favorendo l’autorganizzazione dei cittadini, il protagonismo sociale, i contropoteri popolari.

 

L’importante è “il fare” più che “il dire”: ma all’interno di una “visione”, una cultura alta e “altra”. Con la valorizzazione e l’esaltazione delle diversità, ovvero delle specifiche “Identità”: certo per aprirsi e guardare al futuro e non per rifugiarsi nostalgicamente in una civiltà che non c’è più; per intraprendere, come Comunità sarda, il recupero della nostra prospettiva esistenziale: la comunità e il comunitarismo e i suoi codici etici basati sulla solidarietà e sul dono, i valori dell’individuo/persona incentrati sulla valentia personale come coraggio e fedeltà alla parola e come via alla felicità. E insieme per percorrere una “via locale” alla prosperità e al benessere e partecipare così, nell’interdipendenza, agli scambi e ai rapporti economici e culturali.

 

 Francesco Casula

Storico e saggista della cultura sarda.

 

L’articolo è tratto dal blog Truncare sas cadenas

https://truncare.myblog.it/

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