Non
conosco Gabriele Littera, il nuovo sindaco di Serramanna. Ma amici – di cui mi
fido ciecamente – me lo descrivono come un eccellente professionista (fra
l’altro è stato uno dei fondatori di Sardex) e
una gran bella persona. La sua elezione a sindaco della cittadina del Medio
Campidano – sbaragliando partiti e Coalizioni italiche – è dunque ben riposta e
opportuna.
Mi
hanno favorevolmente colpito, in una Intervista fattagli dall’Unione Sarda il
13 ottobre scorso, le sue risposte. In modo particolare una, in cui alla
domanda: “Sarà un sindaco di centro sinistra” ha risposto:”No, sono un civico
con un percorso politico nel mondo dell’indipendentismo”. Una risposta netta e
inequivocabile. Absit a me iniuria verbis nei confronti della giornalista che
gli ha fatto simil domanda, ma gli è che anche i Media
sardi sono impigliati nel luogo comune e nel pregiudizio secondo il quale
dovremmo schierarci, comunque, o con il centro-destra o con il centro-sinistra.
Rompere la prigione e l’incatenamento rispetto alle formule de
Partiti italiani è invece una necessità e un presupposto essenziale per
segnare in Sardegna una svolta nella politica indipendentista, per costruire,
ad iniziare dai Comuni, un’alternativa “civica” e non di Partito o Partiti. Non
limitandosi però ad agitare al vento facili slogan o discorsi puramente
ideologici.
L’importante
sarà fare le cose non limitarsi a denunciarle, sperimentare e non solo
predicare, praticare l’obiettivo (ad iniziare dall’ambientalismo sociale),
praticare scampoli di indipendenza (a livello economico come sul versante
culturale e linguistico: per esempio praticando il bilinguismo) e non aspettare
l’ora x in cui l’indipendenza di raggiungerebbe.
L’importante è incrociare e coinvolgere la gente, i lavoratori, i
giovani, costruendo trame che organizzino e compattino i soggetti sui bisogni,
gli interessi, la crescita economica sociale e culturale-identitaria della
Comunità,
favorendo l’autorganizzazione dei cittadini, il protagonismo sociale, i
contropoteri popolari.
L’importante
è “il fare” più che “il dire”: ma all’interno di una “visione”, una cultura
alta e “altra”. Con la valorizzazione e l’esaltazione delle diversità, ovvero
delle specifiche “Identità”: certo per aprirsi e
guardare al futuro e non per rifugiarsi nostalgicamente in una civiltà che non
c’è più; per intraprendere, come Comunità sarda, il recupero della
nostra prospettiva esistenziale: la comunità e il comunitarismo e i suoi codici
etici basati sulla solidarietà e sul dono, i valori dell’individuo/persona
incentrati sulla valentia personale come coraggio e fedeltà alla parola e come
via alla felicità. E insieme per percorrere una “via locale” alla prosperità e
al benessere e partecipare così, nell’interdipendenza, agli scambi e ai
rapporti economici e culturali.
Francesco Casula
Storico
e saggista della cultura sarda.
L’articolo è tratto dal blog Truncare sas cadenas
https://truncare.myblog.it/
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