(06 ottobre 1928) Il leader del partito
nazionalista cinese, Chiang Kai-Shek, diventa Presidente della Repubblica
Cinese. La sua azione di governo intende annientare gli oppositori interni,
soprattutto i comunisti. E quando questi vincono la guerra civile, nel 1949, Chiang Kai-shek fugge a Taiwan,
fondando la “Repubblica di Cina,” più nota come Repubblica di Taiwan, e
guidando il governo dell’isola per venticinque anni.
Nonostante
la costituzione sia democratica, il Governo di Chiang Kai-shek è di fatto autoritario. Nel contesto della Guerra Fredda, gran parte del mondo occidentale
riconosce la Repubblica cinese di Taiwan come l’unica ad aver diritto di essere
rappresentata alle Nazioni Unite e in altre organizzazioni. Chiang Kai-shek
rimase presidente fino alla sua morte nel 1975.
Il 15 maggio
1948 Mao dava il via alla grande offensiva che doveva annientare le forze
nazionaliste e costringere fuori del territorio
continentale il governo di Chiang Kai-shek. Il 25 marzo 1949 Mao entrava a
Pechino e, subito dopo la presa di Nanchino e di Shanghai, veniva eletto
presidente del Governo centrale della Repubblica popolare cinese. Mao aveva teorizzato che in Cina, data la debolezza dei nuclei operai, la
rivoluzione comunista non avrebbe potuto seguire lo schema classico
dell’insegnamento marxiano; ma poteva
vincere solo facendo leva sulle grandi masse dei contadini poveri e scatenando
la lotta di classe nelle campagne. Agli inizi degli anni Trenta, diventò il
capo riconosciuto del partito.
Nell'ottobre
del 1934 il soviet della
provincia del Jiangxi non
era più in grado di fronteggiare l'accerchiamento del potente Kuomintang (il partito politico e militare di Chiang Kai-shek).
Dal 1927,
anno in cui il partito comunista era stato eliminato
dalle città, si formarono nelle aree rurali diversi soviet,
il più grande dei quali si trovava nello Jiangxi.
Dopo aver efficacemente contrastato quattro
accerchiamenti, al quinto la situazione sembrò priva di soluzione, se non
quella della ritirata (definita “La grande marcia”) in cui Mao guidò lo spostamento delle forze comuniste verso il nord ovest, creando
a Yan’an uno Stato comunista autonomo. L'esercito impiegò 370 giorni (dal 16
ottobre 1934 al 22 ottobre 1935) per passare dal Jiangxi allo Shaanxi e
per percorrere circa 12.000 km tra altopiani aridi, montagne prive di
strade, cime innevate e fiumi imponenti come il Chang Jiang,
il tutto continuando a combattere per aprirsi la strada.
Quando
nel 1937 il Giappone invase la Cina, Mao stabilì un’alleanza con i
nazionalisti, la quale però non sopravvisse alla fine della Seconda guerra
mondiale e sfociò nella guerra civile. I comandanti dell’Esercito di
liberazione Popolare (milizie comuniste) guidati da He Long, Xiao Ke, Xu Xiangqian e Fang Zhimin iniziarono
una serie di sfondamenti per distrarre l'attenzione del grosso delle truppe
del Kuomintang.
Fang Zhimin fu il primo a spezzare le linee nemiche, seguito in agosto da Xiao
Ke. In ottobre Mao Zedong e Zhu De,
al comando di 130.000 soldati, riuscirono a sfondare l'accerchiamento di
400.000 nemici.
Sul finire
del 1948 la posizione dei nazionalisti era ormai compromessa. L'esercito, benché riorganizzato, riarmato e rifornito dagli Usa, aveva
sulle spalle oltre dieci anni di guerra: prima contro i comunisti, poi contro i
giapponesi, poi nuovamente contro i comunisti, anni che ne avevano minato la
tenuta psicologica, mentre l'Esercito
di liberazione Popolare, proveniva, almeno per una parte dei
suoi effettivi, dalla guerra contro il Giappone e i suoi comandanti si erano
formati durante la Lunga Marcia,
contesti che ne avevano migliorato la compattezza e lo spirito combattivo. Il
risultato fu che le demoralizzate truppe nazionaliste non furono in grado di
fermare l'avanzata delle forze avversarie, malgrado la loro superiorità sia in
fatto di uomini che nell'armamento.
Anche la diffusa corruzione presente tra gli ufficiali non giovò
alla combattività dell'esercito del governo di Nanchino. Oltre ad un alto
numero di diserzioni individuali, vi fu anche un notevole fenomeno di
diserzione di intere unità dell'esercito nazionalista che, eliminati gli
ufficiali, passarono con tutte le armi nel campo comunista.
Sa
babbaiola
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