martedì 5 ottobre 2021

Perché questo blog. Di Francesco Casula.


 Questo blog è dedicato alla storia sarda: interrata dalla scuola, ufficiale. O comunque mistificata e persino falsificata. Segnatamente quella dei 226 anni di dominio sabaudo (1720-1946). Tutti possono scrivere, attenendosi però al tema storico. In modo particolare è dedicato alla storia di “Carlo Felice e i tiranni sabaudi”, che è anche il titolo del mio nuovo libro, nato anche su sollecitazione del Comitato sardo “Spostiamo la statua di Carlo Felice”, sorto su iniziativa del Professor cagliaritano Giuseppe Melis Giordano.

 

Ecco La richiesta-proposta del Comitato. Si chiede alla municipalità di Cagliari, nella figura del Sindaco e di tutto il Consiglio comunale, di farsi carico immediatamente: 1- della decisione di rivedere il posizionamento della statua di Carlo Felice, spostandola, anche attraverso donazione, in uno dei musei cittadini, corredandola di adeguata didascalia che permetta ad ogni visitatore del museo di prendere coscienza della storia di questo tiranno; 2- della decisione di rivedere la denominazione della strada “Largo Carlo Felice” con qualcosa che richiami un momento positivo della storia dell’Isola e della città, quale per esempio la data della cacciata dei Savoia e che il Popolo Sardo, attraverso l'Assemblea del Consiglio Regionale, ha deciso di celebrare con “Sa Die de Sa Sardigna”; 3- di sostituire la statua di Carlo Felice con altro monumento idoneo a ricordare invece un eroe della lotta per la liberazione del popolo sardo dalle vessazioni dei dominatori succedutisi nei secoli, quale per esempio, lo stesso Giovanni Maria Angioy i cui seguaci furono perseguitati da Carlo Felice; 4- di concordare con le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado della città iniziative di informazione e formazione degli studenti sulla storia della città di Cagliari così da favorire la conoscenza e la crescita del senso di identità che oggi appare debole, effimero e non consapevole.

 

Perché tale proposta Le statue dei tiranni, peraltro volute e innalzate da loro stessi o dai loro pretoriani ed ascari, ma certamente non dai popoli, si abbattono. Così è stato storicamente. Bene: che facciamo a fronte della statua di Carlo Felice, che ancora campeggia, in bella mostra, al centro di una Piazza della capitale della Sardegna' La lasciamo dove sta, perché ormai fa parte della storia e dell’architettura cagliaritana' Io penso di no.

 

Nella storia non c’è niente di irreversibile. Né di intoccabile. Anche perché la storia non è necessariamente un processo razionale, come pensava e teorizzava il grande filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel (ciò che è reale è razionale). Dunque oggi, se i cittadini cagliaritani e i suoi rappresentanti lo vogliono, si può decidere di “correggere” un ciclopico errore storico. Le statue i popoli le innalzano e le dedicano ai loro eroi, a sas feminas e a sos omines de gabale (alle donne e agli uomini di valore): non ai loro carnefici. Quella statua è un insulto, un offesa per l’intero popolo sardo ma soprattutto per le centinaia di vittime: di democratici sardi, impiccati, fucilati, condannati al carcere a vita, perseguitati.

 

Solo perché combattevano per la libertà. Contro l’odioso sistema feudale e la tirannide di Carlo Felice, il peggiore fra i sovrani sabaudi. Egli infatti da vicerè come da re fu crudele, feroce e sanguinario (in lingua sarda incainadu), famelico, gaudente e ottuso (in lingua sarda tostorrudu). E ancora: Più ottuso e reazionario d’ogni altro principe, oltre che dappocco, gaudente parassita, gretto come la sua amministrazione, lo definisce lo storico sardo Raimondo Carta Raspi. Mentre per un altro storico sardo contemporaneo, Aldo Accardo, – che si basa sulle valutazioni di Pietro Martini – è Un pigro imbecille. Scrive il Martini (peraltro storico filo monarchico e filo sabaudo):”Non sì tosto il governo passò in mani del duca del Genevese, la reazione levò più che per lo innanzi la testa; co­sicché i mesi che seguirono furono tempo di diffidenza, di allarme, di terrore pubblico”.

 

Rimuovere la statua di un tiranno significa dimenticare la storia. “Sconvolgere l’architettura di Cagliari” Noi del Comitato proponiamo di “rimuovere” la statua per collocarla in un Museo: non di abbatterla. La riteniamo infatti un “manufatto”, persino con elementi di “bene culturale”, architettonico, scultorio. E’ dunque giusto che venga conservato e non distrutto. Ma non esibito. Esposto in una pubblica Piazza. Come fosse un eroe da omaggiare e non un essere spregevole, oggetto di sprezzo e ludibrio.

 

Questo è l’indirizzo da cui si può accedere al sito:

 

blog.libero.it/wp/1945carlofeliceeitirannisabaudi

 

   Francesco Casula

Storico e saggista della cultura sarda.

 


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