La sua gestione doveva durare qualche
mese, giusto il tempo di provare a rimettere insieme i cocci del Pd in frantumi
dopo la grande debacle del partito a guida Renzi alle politiche e l'addio di
Cucca, poi emigrato a Italia viva. Dal 2018 sono passati tre anni ed Emanuele Cani
è ancora in sella al Pd. Ma per poco tempo. Il 12
dicembre – e non più
il 5 - il popolo delle primarie ritornerà ai gazebo per scegliere il nuovo segretario.
Per presentare le candidature c'è tempo fino
al 13 novembre, nomi ne circolano tanti ma non c'è alcuna ufficialità. Anzi, l'unica notizia ufficiale è che Cani
non sarà della partita. «Non mi ripropongo - dice - ma mi metto
già a disposizione per
organizzare un congresso che sia il più possibile unitario». Insomma, l'uscente prova a costruire
quello che non era riuscito al momento della sua elezione, quando i soriani non avevano partecipato al voto.
Cani, infatti, ottenne solo il via libera
dei Popolari riformisti di Cabras-Fadda, degli ex renziani oggi ribattezzati
Base riformista e degli ex Ds di Marrocu. Uno
scenario non dissimile da quello
di oggi, con il Pd diviso tra l'attuale maggioranza e i soriani-zingarettiani. Nel mezzo c'è la
proposta di rottura firmata da oltre 200 esponenti di spicco, capeggiati dalla deputata Romina Mura e dal presidente Anci, Emiliano Deiana, ma
basta scorrere l'elenco delle firme per scorgere molte personalità delle aree che si rifanno a Soru e Zingaretti. E dunque si fa sempre più probabile una sfida a due.
Dal canto suo, però, Cani continua a
spingere per arrivare a un candidato condiviso. A suo
avviso, mettendosi da parte, le varie anime del Pd potrebbero trovare una convergenza su un
nome unitario che avrà il compito
di guidare il partito alle regionali del 2024, che dovranno riscattare la debacle del 2019. Cani, in
veste di traghettatore, ha timonato il Pd in anni molto turbolenti: il flop delle regionali, la tenuta delle europee anche se con un
candidato non dem - il sindaco di Nuoro Andrea Soddu, che poi è stato riconfermato primo cittadino contro il candidato del Pd -, gli alti e
bassi alle amministrative tra le pesanti perdite di Cagliari e Sassari e la riconquista di Carbonia e Porto Torres. Una segreteria di
transizione che alla fine, causa pandemia, si è protratta per tre anni. «Ma a questo punto – conclude Cani - credo che la mia non candidatura
possa creare le condizioni per convergere verso un nome unitario».
La strada verso l'unità però è in salita,
anche se qualcosa si muove. Innanzitutto, è stata posticipata la data delle
primarie: dal 5 al 12 dicembre. E
slitta anche il termine
ultimo per la presentazione delle candidature, dall'11 al 13 novembre. Tempo, forse, utile per riuscire
a trovare una quadra tra le varie anime. Per ora, però, le posizioni delle correnti non sembrano conciliabili. E così si fa sempre più
probabile una sfida a due. Da un lato, l'attuale maggioranza di Popolari-riformisti, Base riformista ed ex Ds, che è la parte maggioritaria del
partito che esprime 8 consiglieri
regionali su 8 (nonché i sindaci di Iglesias e Carbonia, uniche città dell'isola rimaste a guida
Pd).
E il nome del candidato segretario potrebbe
uscire proprio da una rosa di consiglieri: si parla di Piero Comandini,
Giuseppe Meloni e Valter Piscedda. Dall'altro
lato, dovrebbe esserci una convergenza tra la proposta Mura-Deiana (firmata dall'ex governatore
Francesco Pigliaru) con soriani
e zingarettiani. E, infatti, i nomi che circolano sono, oltre Mura e Deiana, la sindaca di Pula, Carla
Medau (area Zingaretti) e i soriani Pietro Cocco e Davide Carta.
Articolo
“La Nuova Sardegna,” 05.11.2021
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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