venerdì 5 novembre 2021

Cani: «Non faccio il bis serve un nome unitario». L'uscente doveva essere un traghettatore ma ha guidato i dem per tre anni. L'accordo tra le correnti è in salita. Intanto le primarie slittano al 12 dicembre


 

La sua gestione doveva durare qualche mese, giusto il tempo di provare a rimettere insieme i cocci del Pd in frantumi dopo la grande debacle del partito a guida Renzi alle politiche e l'addio di Cucca, poi emigrato a Italia viva. Dal 2018 sono passati tre anni ed Emanuele Cani è ancora in sella al Pd. Ma per poco tempo. Il 12 dicembre – e non più il 5 - il popolo delle primarie ritornerà ai gazebo per scegliere il nuovo segretario.

 

Per presentare le candidature c'è tempo fino al 13 novembre, nomi ne circolano tanti ma non c'è alcuna ufficialità. Anzi, l'unica notizia ufficiale è che Cani non sarà della partita. «Non mi ripropongo - dice - ma mi metto già a disposizione per organizzare un congresso che sia il più possibile unitario». Insomma, l'uscente prova a costruire quello che non era riuscito al momento della sua elezione, quando i soriani non avevano partecipato al voto.

 

Cani, infatti, ottenne solo il via libera dei Popolari riformisti di Cabras-Fadda, degli ex renziani oggi ribattezzati Base riformista e degli ex Ds di Marrocu. Uno scenario non dissimile da quello di oggi, con il Pd diviso tra l'attuale maggioranza e i soriani-zingarettiani. Nel mezzo c'è la proposta di rottura firmata da oltre 200 esponenti di spicco, capeggiati dalla deputata Romina Mura e dal presidente Anci, Emiliano Deiana, ma basta scorrere l'elenco delle firme per scorgere molte personalità delle aree che si rifanno a Soru e Zingaretti. E dunque si fa sempre più probabile una sfida a due.

 

Dal canto suo, però, Cani continua a spingere per arrivare a un candidato condiviso. A suo avviso, mettendosi da parte, le varie anime del Pd potrebbero trovare una convergenza su un nome unitario che avrà il compito di guidare il partito alle regionali del 2024, che dovranno riscattare la debacle del 2019. Cani, in veste di traghettatore, ha timonato il Pd in anni molto turbolenti: il flop delle regionali, la tenuta delle europee anche se con un candidato non dem - il sindaco di Nuoro Andrea Soddu, che poi è stato riconfermato primo cittadino contro il candidato del Pd -, gli alti e bassi alle amministrative tra le pesanti perdite di Cagliari e Sassari e la riconquista di Carbonia e Porto Torres. Una segreteria di transizione che alla fine, causa pandemia, si è protratta per tre anni. «Ma a questo punto – conclude Cani - credo che la mia non candidatura possa creare le condizioni per convergere verso un nome unitario».

 

La strada verso l'unità però è in salita, anche se qualcosa si muove. Innanzitutto, è stata posticipata la data delle primarie: dal 5 al 12 dicembre. E slitta anche il termine ultimo per la presentazione delle candidature, dall'11 al 13 novembre. Tempo, forse, utile per riuscire a trovare una quadra tra le varie anime. Per ora, però, le posizioni delle correnti non sembrano conciliabili. E così si fa sempre più probabile una sfida a due. Da un lato, l'attuale maggioranza di Popolari-riformisti, Base riformista ed ex Ds, che è la parte maggioritaria del partito che esprime 8 consiglieri regionali su 8 (nonché i sindaci di Iglesias e Carbonia, uniche città dell'isola rimaste a guida Pd).

 

E il nome del candidato segretario potrebbe uscire proprio da una rosa di consiglieri: si parla di Piero Comandini, Giuseppe Meloni e Valter Piscedda. Dall'altro lato, dovrebbe esserci una convergenza tra la proposta Mura-Deiana (firmata dall'ex governatore Francesco Pigliaru) con soriani e zingarettiani. E, infatti, i nomi che circolano sono, oltre Mura e Deiana, la sindaca di Pula, Carla Medau (area Zingaretti) e i soriani Pietro Cocco e Davide Carta.

 

 

Articolo “La Nuova Sardegna,” 05.11.2021

Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

 

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