Troppi morti, anche dieci in un giorno. E
se nell'ultimo bollettino regionale – quello di ieri - c'è anche un trentottenne cagliaritano tra i sette deceduti, si
capisce quanto Omicron possa costituire una minaccia per i giovani non
vaccinati. Come l'uomo trovato morto nella sua
casa, a Selargius: forse era un no vax o forse no. Certo è che pochi in
famiglia sapevano che avesse il virus e che aveva fatto un tampone,
probabilmente dopo la comparsa dei sintomi. È stata l'autopsia a confermare la
causa della morte, il Covid, che aveva compromesso polmoni e trachea. Sembra
che non avesse problemi di salute, era solo un grande fumatore.
Il bollettino sardo. Dieci morti in un giorno, mai se n'erano
contati tanti in tutta la durata della pandemia in Sardegna, sempre sotto la decina, tranne il 10 gennaio 2021, undici decessi. Dodici mesi dopo, il
conteggio delle vittime del Covid ha ripreso a salire, segnando il record negli ultimi sette giorni per ben due volte, il 24 e il 26
gennaio. Ma i numeri volano alti in questo periodo, variando da un minimo di 4 (il 23 e 25) a un massimo di 8 decessi (il 21), fino ai 7 di
ieri. Un incremento di mortalità
che, oltre a colpire fasce sempre più giovani, giunge nel momento in cui l'Isola sta impegnando
tutte le armi nella battaglia al coronavirus, perlopiù in una fase in cui Omicron potrebbe avere già esaurito i suoi picchi. In totale negli ultimi sette giorni i morti sono 48 (21-27 gennaio), mentre
erano 26 sette giorni prima (14-20 gennaio). Risultato: sono ventidue in più.
I casi positivi Non si può prescindere dal dato sui contagi (ormai sull'ordine dei 1500 e
più al giorno) per capire cosa sta accadendo. «Più aumenta la bolla dei soggetti
positivi e più cresce, durante l'evoluzione temporale dell'epidemia, il numero
di morti», spiega l'epidemiologo Giovanni Sotgiu, docente di Statistica medica
all'Università di Sassari. «Non c'è una morte fulminante ma un processo
lungo e lento al termine del quale le cure sul paziente non si mostrano sufficienti e si muore: è l'esito più infausto che accade in alcuni individui, per la maggior parte
non vaccinati, quando il virus colpisce non solo i polmoni ma anche gli altri
organi». Di Covid si muore, anche dieci al giorno. Troppi? «Anche un solo morto è un insuccesso», sottolinea l'epidemiologo,
«lo stesso aumento del numero dei positivi è già in sé un fallimento: perciò è
inaccettabile ed eticamente grave dire infettiamoci, considerando le sofferenze
a cui si va incontro».
Il ruolo dei vaccini. L'ultimo report Iss sulla mortalità mette in evidenza due variabili importanti:
vaccinazioni e patologie concomitanti
al Covid. Aver ricevuto due dosi di vaccino più il booster
fa la differenza, riducendosi l'impatto sulle ospedalizzazioni e sui decessi,
per quanto una percentuale minima non si salvi neppure dopo un ciclo completo. Quanto allo stato di salute, lo studio ha rilevato che «un fattore prognostico negativo» aumenta la probabilità di morte, e il
rischio è maggiore in presenza di tre patologie concomitanti (68%), riducendosi
fino al 3% con zero patologie. Conclusioni: «L'età media dei deceduti e
positivi a Sars-Cov-2 in Italia
è di 80 anni, la maggior parte è stata ricoverata in ospedale ma non in terapia intensiva e i deceduti
vaccinati hanno un'età media più alta e più patologie preesistenti rispetto a quelli non vaccinati», scrive l'Iss.
La sorveglianza. «La tempestività è fondamentale nell'accertamento dei positivi», spiega
Sotgiu, riferendosi a un altro parametro importante nella gestione del Covid. «La
sorveglianza epidemiologica delle malattie e la tempestività delle comunicazioni
sono indispensabili per valutare il problema ed essere pronti per intervenire: più è lento il flusso informativo e più tardi si entra in azione. Tutte le regioni dovrebbe migliorare il
proprio sistema di sorveglianza».
Carla Raggio
Articolo “Unione Sarda”
del 28.01.2022
Federico Marini
skype: federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento