(25 Gennaio1998)
Con una messa celebrata in piazza della Rivoluzione, si conclude la storica
visita di Giovani Paolo II a Cuba. Alla celebrazione eucaristica
partecipa anche il leader maximo, Fidel Castro. Primo pontefice a recarsi in
visita sull’’isola, Wojtyla condannerà, il giorno successivo, l’embargo imposto
dagli Stati Uniti, definendola una misura discriminatoria che colpisce solo i
poveri.
L'embargo contro Cuba,
conosciuto anche come el bloqueo, è un embargo
commerciale, economico e finanziario imposto dagli Stati Uniti d'America contro
Cuba all'indomani della rivoluzione castrista. Il 17 dicembre 2014, il
presidente statunitense Barack Obama annuncia l'intenzione di porvi fine.
Tuttavia, per poter essere effettivamente rimosso, sarà necessario il voto
favorevole del congresso americano, controllato dal Partito Repubblicano che si
oppone alla Presidenza.
Tuttavia, qual’era la reale
posizione di Fidel Castro verso la religione cattolica, e quale posizione aveva
Giovanni Paolo II nei confronti del comunismo o, per meglio dire, del
socialismo reale? Sin dall’inizio la maggior parte del clero accolse con favore
la partenza del dittatore agli inizi del 1959, ma immediatamente cominciarono
anche gli attriti. Una prima prova di malcontento si manifestò in occasione
della riforma agraria che fu malvista da una
parte della popolazione cattolica, che la interpretò come una prova
dell’avanzata comunista; anche se i Vescovi Cubani
dichiararono che la riforma si muoveva nel senso di una giustizia sociale
cristiana.
Le tensioni ebbero
inizio quando Castro, in risposta alla politica degli Stati Uniti, iniziò ad
avvicinarsi all’Unione Sovietica, e ciò allarmò la Chiesa che
temeva l’espansione del socialismo reale nel Paese. Durante la convenzione
cattolica nazionale, a cui parteciparono circa un milione di fedeli, la folla
scandì lo slogan: «Noi vogliamo una Cuba Cattolica! Cuba sì, Russia no!». Anche
questa volta i Vescovi, tuttavia, vollero smorzare i
toni, specificando che «nessun Governo, da quando noi siamo presuli, ha mai
concesso tante facilitazioni alla Chiesa». Come sappiamo più tardi Cuba
si avvicinerà sempre maggiormente all’Unione Sovietica, anche perché la
pressione degli Stati Uniti per riavere il controllo su Cuba si fece molto
pressante (possiamo ricordare lo sbarco nella “Baia dei Porci,” dove gli esuli
cubani, facilitati dalla CIA, cercarono disastrosamente di riprendere il
potere).
Tuttavia le
intenzioni di papa Wojtyla non sono quelle d’abbattere l’ultimo avamposto del
socialismo reale in occidente. L’incontro è stato preparato nei minimi
dettagli, Fidel Castro è già stato in Vaticano e le possibili tensioni sono già
state allentate. Resta comunque una visita dall’importanza sicuramente storica
perché, come scrive l’Avvenire, “quando il papa si è recato in un qualsiasi
paese, più nulla è rimasto come prima.”
La visita di
Giovanni Paolo II durò alcuni giorni, ed ebbe il suo culmine durante l’omelia
che si svolse nella “Piazza della Rivoluzione,” la stessa in cui aveva
visto Fidel Castro protagonista mentre arringava i cubani contro l’imperialismo
americano. Il papa condannò apertamente l’embargo imposto sull’isola, che aveva
il solo effetto di abbattersi sui più poveri. Allo
stesso modo invitò i cubani ad aprirsi alle parole di Gesù Cristo, perché i
Vangeli non avevano creato problemi a nessuna struttura sociale.
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