Il traguardo è in vista. Dopo anni di
battaglie il principio di insularità rivendicato dai sardi potrebbe finalmente diventare parte integrante della Costituzione. Il
disegno di legge approvato lo scorso novembre dal Senato a marzo otterrà con
tutta probabilità anche l'ok della Camera: poi resterà solo la formalità della
seconda lettura dai due rami del Parlamento, e si potrà aprire un nuovo futuro
per l'Isola.
Quasi un sogno che si avvera per i
componenti del Comitato promotore che da anni lavorano affinché la lotta di una
regione abbracci il resto d'Italia e l'Europa. Missione
a conti fatti compiuta,
stando al sostegno unanime ricevuto fuori e dentro il Parlamento da tutti gli schieramenti
politici. Obiettivi comuni «Ci sono tutti i
presupposti perché questa importante partita vada in porto», conferma Michele
Cossa, consigliere regionale dei Riformatori e presidente della commissione speciale
sull'insularità. «Sì, la durata della legislatura è ancora un'incognita, ma
registriamo comunque un sostegno concorde da parte di tutti i parlamentari
sardi, come poche volte in passato».
Il sì alla Camera, sebbene senza una data
certa, arriverà fra due mesi e mezzo circa.
Quando poi si completerà
l'iter costituzionale, per l'Isola sarà il momento di passare dalle parole ai fatti. «Stiamo già
lavorando per realizzare le fondamenta della Sardegna del futuro», assicura Cossa. «Sul tavolo, oltre alle partite più importanti come i trasporti e
l'energia, c'è anche il gap infrastrutturale. Ci
serve più autonomia nella pianificazione
delle strutture scolastiche, sanitarie e giudiziarie. Le ricadute saranno enormi, da tradurre
però in pratica con atti di programmazione e legislativi».
Niente alibi. La
presidente del Comitato scientifico per l'insularità, Maria Antonietta Mongiu,
ribadisce: «Non ci sono più ostacoli. Il disegno di legge entrerà in aula con l'appoggio
di tutti i partiti, grazie anche al coinvolgimento di altre regioni su una
battaglia che non è solo sarda». Tuttavia, il momento di abbassare la guardia
non è ancora arrivato: «Stiamo percorrendo l'ultimo miglio verso il traguardo, momento storico che deve ancora una volta avere il sostegno compatto
della politica regionale e nazionale». In
realtà, forse, le sfide più impegnative per la Sardegna potrebbero arrivare dopo marzo.
«Una volta che avremo acquisito il principio
costituzionale dovremo essere in grado di metterlo in pratica», spiega Mongiu.
«Perché la rivoluzione sarà anche di approccio per un'Isola che non vivrà più
il concetto di insularità come sinonimo di penalizzazione, ma come diritto di rivendicare le stesse possibilità di tutti i cittadini europei». Ecco perché per la professoressa «una nuova classe dirigente regionale
sarà indispensabile per trasformare concretamente quello che abbiamo sognato
per anni. Quando la battaglia in Parlamento sarà finita non avremo più alibi da
scaricare sul governo. Avremo noi la responsabilità di svestire i panni di
cittadini di serie B e conquistare diritti negati per anni».
Luca Mascia
Articolo “L’Unione Sarda,” 17.01.2022
Federico Marini
skype: federico1970ca
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