Ho
appena visto il film su Bettino Craxi, e l’ho trovato davvero interessante. I film possono
servire anche a questo, per riportare alla memoria personaggi quasi
dimenticati, ma che sono stati di sicura importanza per la storia italiana.
Craxi è ricordato essenzialmente per il periodo di tangentopoli, per le
monetine che gli volavano addosso dinanzi all'hotel Raffael e per il famoso
discorso alla Camera, quello della "corresponsabilità" di tutti i
partiti nell'approfittare dei finanziamenti illeciti.
Tuttavia il
discorso deve essere esteso, perché in questo modo è incompleto e non considera
la caratura di un politico che, paragonato a quelli di oggi, può essere senza
esagerazioni considerato un “gigante.” Craxi infatti è
stato molto altro, con connotazioni positive e negative. In primo luogo,
essendo cittadino e poi politico milanese, si è sempre speso per la costruzione
di alloggi popolari in una metropoli di cui conosciamo la complessità, dando una gestione credibile all’organizzazione degli alloggi,
mentre oggi la gestione delle case popolari, nel capoluogo lombardo, sembra
essere nelle mani di organizzazioni oscure che lucrano su cose che naturalmente
non gli appartengono. Ha continuato a farlo anche da parlamentare, promuovendo leggi
sull'edilizia pubblica e attivandosi per coloro che vivevano ai margini.
A livello
internazionale, sulla sponda occidentale, è stato colui che ha sposato con
maggior convinzione la causa palestinese,
inoltre, è stato un convinto terzomondista,
chiedendo che il ricco occidente si occupasse di quei paesi che avevano
dissanguato durante gli anni del colonialismo e dell'imperialismo economico.
Tuttavia come
capita anche Craxi ha fatto degli errori o delle scelte non condivisibili, come l'aver cercato una stretta alleanza con la Democrazia
Cristiana, in un periodo storico in cui la DC era il baluardo degli
Stati Uniti in Italia (non è un caso, che proprio la DC si sfaldò in
contemporanea con la caduta dell'Unione Sovietica e della Cortina di Ferro. Scritto
più semplicemente, non era più necessaria al disegno imperialista dello zio
Sam). Poi, certo, molti parlano dei fatti di Sigonella, ma dobbiamo ammettere senz’ombra
di dubbio alcuno che quel PSI avesse smarrito o
snaturato la sua missione originaria.
Il
partito socialista di Craxi è dunque diventato l'ago della bilancia tra DC e PC
a livello nazionale,
e credo che proprio questo fatto, ovvero sentirsi il padrone incontrastato di
un partito (Craxi al congresso di Rimini fu rieletto segretario con una maggioranza
bulgara) e dell'Italia (in un periodo in cui il PCI subiva la sua alterazione
storica, e la DC era indebolita da faide interne) abbiano creato in Craxi un
sentimento di semi onnipotenza, che lo faceva sentire sopra la stessa legge, e
con lui tutta la dirigenza del PSI, sino ad arrivare alle sue diramazioni
periferiche.
Craxi
è stato condannato due volte, per altro in contumacia. Non ha
avuto il coraggio di farsi processare al contrario di Giulio Andreotti. Gli
italiani hanno giustamente percepito questo fatto come un’ammissione di
colpevolezza (che lui ha invece imputato sempre al sistema) e soprattutto come
individuo che fuggiva dalle sue malefatte, come un qualsiasi ladruncolo di
periferia. Naturalmente il fatto che i soldi fossero pubblici, ha innescato
negli italiani un sentimento di rivalsa e forse anche di caccia alle streghe, considerando che oggi le
malversazioni non sono terminate anzi, se consideriamo il caso della Lega,
hanno assunto proporzioni grottesche, ma al popolo oggi non sembra importare,
considerato che un noto evasore fiscale potrebbe essere considerato come il
politico ideale per essere nominato Presidente della Repubblica.
A
livello giuridico, piaccia o non piaccia, Craxi era un latitante. A mio
avviso il giudizio dei giudici non è dogma, ma in un ordinamento giuridico non
ci possono essere dubbi o retropensieri. Se fosse rimasto in Italia a discolparsi,
forse sarebbe riuscito a dimostrare che "quei soldi" non erano
destinati alle sue tasche, ma a rendere più forte il suo partito e sopratutto la
sua corrente. I soldi sono sempre importanti, e in politica lo sono in maniera
straordinaria, soprattutto in democrazie e società caotiche come la nostra, dove le uniche organizzazioni con delle regole certe restano
le grandi organizzazioni criminali, dove chi manca di osservarle è
immediatamente punito o riabilitato.
Anche se
condannato forse non avrebbe visto carcere, considerato che si trattava di un
uomo malato. Inoltre possiamo dire tutto, meno che le
condanne per i tangentisti siano state particolarmente dure. Ciò che li
fece tremare, era ritrovarsi dinanzi a delle responsabilità che mai avrebbero
preventivato. Un mafioso mette in conto il carcere per qualche anno. Tuttavia quei
politici, il cui sentimento di onnipotenza era spropositato, consideravano il
carcere come una fornace infernale, un'onta che talvolta poteva essere lavata
solo con la morte (in tanti, infatti, decisero drammaticamente di suicidarsi)
Infine, il famoso discorso della corresponsabilità. Non tutti
i partiti erano "correi", e nel dire questo non mi riferisco soltanto
al Partito Comunista, ma anche ai partiti postfascisti. Perché se devi
corrompere qualcuno, corrompi chi si trova vicino al potere, non chi ne viene
escluso perché considerato pericoloso dal sistema capitalistico o
impresentabile, per ragioni storiche, sociali ed economiche. Ad ogni modo,
forse è ancora presto per giudicare con completa chiarezza un'ondata che spazzò
un intero sistema politico senza riuscire a sostituirlo con uomini e
organizzazioni all’altezza.
Vincenzo Maria D’Ascanio
Nessun commento:
Posta un commento