“La vita ha quattro sensi:
amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta
vince. Ama molto, soffri poco, lotta tanto, vinci sempre! ” (Oriana Fallaci)
(29 Giugno 1929) Nasce a
Firenze la scrittrice e giornalista Oriana Fallaci, secondo alcuni la più
importante giornalista italiana del ‘900. Il padre è un attivo antifascista,
così convinto delle sue scelte e delle sue idee che addirittura coinvolge la
piccola Oriana - allora di soli dieci anni - nella lotta di resistenza, con
compiti di vedetta.
Divenuta un poco più grande
Oriana si unisce al movimento clandestino di resistenza della Toscana, sempre
guidato dal padre, diventando un membro del corpo dei volontari per la libertà.
E' un periodo assai duro per la giovane Oriana, e forse è da quegli avvenimenti
che si può far risalire la sua celebre tempra di donna di ferro, che poi la
contraddistinguerà negli anni della maturità.
Sempre durante gli anni
della Resistenza il padre è catturato, imprigionato e torturato dalle truppe
nazistefasciste (riuscendo fortunatamente a salvarsi), ma vedono anche la
futura scrittrice ricevere un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano per
il suo attivismo durante la guerra a soli quattordici anni.
Nel 1951 fu pubblicato il
suo primo articolo per L'Europeo, per il quale si occupava di modernità,
mondanità, ma anche di cronaca nera. Nel luglio 1956 Oriana Fallaci giunse per
la prima volta a New York per scrivere di divi e mondanità. Da quest'esperienza
fu tratto il suo primo libro, "I sette peccati di Hollywood", dove
racconta i retroscena della vita mondana di Los Angeles. La prefazione del
libro è scritta addirittura da Orson Welles, il regista de "Il quarto
potere", un film che ha fatto storia della cinematografia mondiale.
Nel 1967 si recò in qualità
di corrispondente di guerra per L'Europeo in Vietnam. Ritornerà nel paese
dell'Indocina dodici volte in sette anni raccontando la guerra criticando sia vietcong
e comunisti, sia statunitensi e sudvietnamiti, documentando menzogne e
atrocità, ma anche eroismi e umanità di un conflitto che la Fallaci definì una
sanguinosa follia.
Le esperienze di guerra
vissute in prima persona vennero raccolte nel libro "Niente e così
sia" pubblicato nel 1969. Il 22 agosto 1973 la giornalista fiorentina
conobbe Alexandros Panagulis, leader dell'opposizione greca al regime dei
Colonnelli, perseguitato, torturato e incarcerato a lungo. S'incontrarono il
giorno in cui egli uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla
morte di lui, avvenuta in un misterioso e inquietante incidente stradale il 1º
maggio 1976.
L'intervista con Khomeini fu
la più celebre: durante l'intervista la Fallaci gli rivolse domande dirette, lo
apostrofò come «tiranno» e si tolse il chador che era stata costretta a
indossare per essere ammessa alla sua presenza, dopo che l'ayatollah, alle
incalzanti domande sulla condizione della donna in Iran, disse che la veste
islamica era per donne "perbene." La giornalista non esitò a toglierlo:
le immagini fecero il giro del mondo.
Negli ultimi anni della sua
vita, segnata da un tumore, la Fallaci criticò aspramente la cultura islamica
dopo gli attentati dell'11 Settembre a New York, città in cui viveva. La
Fallaci riteneva che la crescente pressione esercitata negli ultimi anni
dall'immigrazione islamica verso l'Europa, e l'Italia in particolare, unita a
scelte politiche a suo parere inappropriate, e all'aumentare di atteggiamenti
di reciproca intolleranza, fosse la dimostrazione della veridicità delle sue
tesi.
Oriana Fallaci morì a
Firenze il 15 settembre 2006 a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue
condizioni di salute dovuto al cancro ai polmoni che da anni l'aveva colpita.
Era suo preciso desiderio morire nella città in cui era nata.
Vincenzo M. D'Ascanio.
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