(04 Luglio 1987) Klaus Barbie, comandante della Gestapo di Lione dal 1942
al 1944, è condannato al carcere a vita per crimini contro l’umanità. I nove
giurati popolari e i tre giudici togati della Corte d' Assise di Lione
riconoscono all’unanimità “il
Boia di Lione” colpevole di aver deportato verso i campi di sterminio 842 persone
e di averne ucciso 373, tra cui 52 bambini. Estradato dalla Bolivia nel 1982, Barbie e’ il primo imputato ad esser
perseguito e giudicato per crimini contro l’umanità in Francia.
Nominato
capo della Gestapo di Lione Barbie si distinse per la deportazione di centinaia
di ebrei e la tortura ed eliminazione fisica di altre centinaia di patrioti
francesi. I suoi sistemi erano crudeli. Aveva
stabilito il suo quartier generale all’Hotel Terminus di Lione che divenne il
luogo per le sue torture ai danni dei sospetti. Ma non soltanto le persone che
in qualche modo avevano legami con la resistenza costituivano le sue vittime.
Barbie aveva escogitato il sistema di rastrellare a caso i passanti per le
strade di Lione e di torturarli sino a che qualcuno stremato dal dolore non si
decideva a rivelare qualcosa. Fu Barbie che scovò quarantaquattro bambini ebrei
nascosti nel villaggio di Izieu e li deportò ad Auschwitz.
Il 7 giugno 1943 Barbie catturò un membro della Resistenza, René Hardy, e grazie
ai suoi metodi sanguinari riuscì a mettere le mani su Jean Moulin, uno dei principali
capi della Resistenza francese insieme ad altri due patrioti, Poerre
Brossolette e Charles Delestraint. Le sue tracce si persero con la liberazione
di Lione da parte delle truppe alleate.
Barbie
nel settembre 1944 all’avvicinarsi delle truppe americane bruciò tutti gli
archivi della Gestapo di Lione, e fece uccidere un centinaio di persone che
conoscevano la sua attività. Eliminò anche ventidue agenti che lavoravano per suo conto e che si erano
infiltrati nella Resistenza. Di ciò che fece Barbie negli ultimi dieci mesi di
guerra non sappiamo nulla: scompare letteralmente da ogni documento ed anche la
sua scheda personale nel registro delle SS non indica nulla. Scampato al processo di Norimberga, dopo la seconda
guerra mondiale ha partecipato ad attività di intelligence, lavorando per i
servizi segreti americani e nascondendosi, dal 1955, in Bolivia,
dove operò attivamente per i servizi boliviani sotto lo pseudonimo di Klaus
Altmann, venendo infine arrestato e processato negli anni ottanta.
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