martedì 16 gennaio 2024

Jan Palach, morto per la libertà. Di Vincenzo Maria D’Ascanio.


 

(16 Gennaio1969) Al centro di Praga, in Piazza San Venceslao, lo studente cecoslovacco, Jan Palach, decide di darsi fuoco come estremo gesto di protesta contro l’occupazione della Cecoslovacchia (il suo paese) da parte delle truppe sovietiche che stroncano il "socialismo del volto umano", inaugurato con le riforme della cosidetta "Primavera di Praga", la rivoluzione democratica reclamata dal popolo.

Ben presto tuttavia la stagione delle riforme viene brutalmente interrotta: il 21 agosto 1968 le truppe del patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia. Viene annullata la libertà di stampa, limitati il diritto di riunione e di sciopero. Tutte le manifestazioni antisovietiche sono duramente represse. Fallisce anche lo sciopero del CASP (Comitato d'azione studenti praghesi) del 18 novembre che non ottiene l'appoggio della maggioranza della popolazione, scoraggiata e impaurita.

"Non voglio suicidarmi, mi sono dato fuoco come fanno i buddisti in Vietnam, per protestare contro quel che succede qui, contro la mancanza di libertà di parola, di stampa e di tutto il resto". Queste sono le parole che Jan Palach ripete al personale dell'ospedale in cui viene ricoverato.

Palach, 21 anni non ancora compiuti, muore due giorni dopo per le ustioni riportate, in seguito ad immani sofferenze. L’opinione pubblica è sgomenta, mentre il nuovo governo filosovietico tenta una campagna diffamatoria verso lo studente per sminuirne l’atto estremo. Prima di morire, nei rari momenti di lucidità, chiede che gli leggano i giornali, per sapere se il governo abbia accettato qualcuna delle sue richieste.

La camera ardente, allestita nella facoltà di filosofia, diviene meta incessante del pellegrinaggio non solo dei praghesi, ma di tutta la nazione. Il 25 gennaio, giorno dei funerali, una marea silenziosa partecipa commossa all'ultimo saluto al giovane con cui ha condiviso il sogno di libertà. 

Dopo il crollo della "Cortina di Ferro" e la caduta del Muro di Berlino, la figura di Jan Palach fu naturalmente rivalutata: nel 1990 il presidente Havel gli dedicò una lapide per commemorare il suo sacrificio in nome della libertà, posta in piazza San Venceslao, a Praga. Nel 1989 gli venne intitolata la piazza nel centro di Praga fino ad allora dedicata all'Armata Rossa. Oggi molte associazioni studentesche, anche di sinistra, lo ricordano come una persona morta in nome dei suoi ideali, e non sono pochi i circoli giovanili dedicati a Jan Palach.

Di Vincenzo Maria DAscanio.

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