Condivido con piacere questa
riflessione di Mario Garzia che non conosco ma che ringrazio per la lucidità,
il garbo e la pacatezza delle sue argomentazioni. Cosa che, invece, a molti non
è piaciuta.Il suo post s’incentra su un tema del quale mi sento protagonista:
quello della revisione della toponomastica sabauda e della sostituzione della
statua di Carlo Felice posta
al centro della città di Cagliari, quale occasione per studiare la storia della
Sardegna.
Ora, so bene che nonostante
le tante precisazioni che faccio chi non è d'accordo strumentalizza tutto ciò
al solo scopo di non toccare nulla e di non permettere che sul tema ci possa
essere un ampio e partecipato dibattito, come democrazia vorrebbe. Certo, io
scrivo molto perchè per amore di verità cerco di non tralasciare alcun
dettaglio e, forse, taluni di coloro che leggono, fanno sintesi e si soffermano
solo su ciò che fa comodo.
Allora provo a essere
schematico:
1) Né io né
Francesco Casula pensiamo che la statua debba essere eliminata (cosa che
farebbe di noi degli iconoclasti) mentre ci limitiamo a chiederne,
democraticamente, lo spostamento (cosa che rientra nell'ambito
dell'organizzazione degli spazi pubblici che da sempre si è fatta e si continua
a fare).
2) Entrambi
siamo contro qualsiasi atto vandalico perpetrato ai danni di qualsiasi
monumento, compreso quello che, come ho già scritto e come dice anche Francesco
Casula nei suoi interventi, è un bene culturale che va tutelato e, anzi,
per quanto mi riguarda valorizzato attraverso una narrazione che ne illustri i
diversi aspetti artistici e simbolici.
Il motivo principale che
induce alla proposta di "riorganizzare" gli spazi pubblici, rivedendo
la toponomastica e il posizionamento di quella statua, deriva proprio dal fatto
che a cancellare una cultura è stata quella dinastia e chi l'ha sostenuta per
ottenere dalla stessa dei vantaggi. Chi ha voluto che noi sardi disimparassimo
a parlare in sardo per esprimerci solo in italiano? Perchè non si poteva imparare
l'italiano continuando a praticare il sardo? Perchè, come bene scrive Mario
Garzia, nel corso di quella dinastia sono state modificati i nomi di tante
strade della città per sostituirle con i nomi di quei re e dei loro
sostenitori?
E se a fare quelle azioni
sono stati gli Stamenti, espressione comunque di una minoranza della
popolazione rappresentante le caste ritenute importanti, per
quale ragione oggi i rappresentanti di una popolazione (il Consiglio Comunale)
non dovrebbe avere il potere di "risignificare", attraverso processi
di riorganizzazione, quegli spazi secondo simboli considerati più consoni ai
valori di una moderna società repubblicana?
Non è che dietro il dogma del "non si tocca nulla" o del "vogliono cancellare la storia", c'è una sottile nostalgia monarchica che si vuole perpetrare attraverso simboli che devono rimanere riferimenti subliminali per chi vive nel presente e vivrà nel futuro?
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