(10
gennaio 0049 A.C.) Caio Giulio Cesare, che sta
combattendo la Guerra di Gallia, viene dichiarato dal Senato nemico della
Repubblica a seguito del suo rifiuto di deporre il comando e rientrare a Roma
da privato cittadino. Invece di sciogliere
l’esercito e piegarsi a un ordine che ritiene iniquo,
Cesare decide di marciare verso Roma alla testa di una legione formata da cinquemila
fanti e trecento cavalieri.
Dopo qualche giorno di indecisione varca, con i suoi legionari
armati, il fiume Rubicone e pronuncia la storica frase "Alea iacta
est" ovvero "il dado è tratto".
Nessun romano, infatti, può oltrepassare in armi quel confine senza il permesso
della Repubblica: di qua dal fiume Cesare è un ribelle. È l’inizio della guerra
civile: il senato, di contro, si stringe attorno a Pompeo e, nel tentativo di difendere le istituzioni repubblicane, decide di dichiarare guerra a Cesare (49 a.C.). Gli storici non
concordano su ciò che Cesare disse nella traversata del Rubicone. Le due teorie più diffuse
sono Alea iacta est («Il dado è tratto»), e Si getti il dado! (un verso del poeta
greco Menandro, suo commediografo preferito). Svetonio ed altri autori
riportano «Iacta alea est»
Dopo alterne vicende, i due contendenti si affrontarono a Farsalo,
dove Cesare sconfisse irreparabilmente il rivale.
Pompeo tentò di raggiungere la provincia d’Africa,
dove si erano rifugiati molti optimates fra
cui Catone. Prima raggiunse Larissa, poi Anfipoli, Mitilene. Antiochia gli chiuse le porte, come pure Rodi. Infine il fuggiasco
rifugiò a Pelusio, in Egitto. Potino, il massimo consigliere del re Tolomeo XIII, suo vassallo, lo fece uccidere da Achilla scortato, per non far destare dubbi, dal tribuno Lucio Settimio (ex
centurione di Pompeo contro i pirati nel 67 a.C.). Pompeo morì il 28 settembre,
alla vigilia del suo cinquantottesimo compleanno
Anche Cesare si recò in Egitto, e lì rimase coinvolto nella contesa
dinastica scoppiata tra Cleopatra VII e il fratello Tolomeo XIII: In Egitto era in corso una contesa dinastica tra lo stesso Tolomeo XIII e la sorella Cleopatra VII. Cesare, nell'intento di punire il faraone per l'uccisione
di Pompeo, decise di riconoscere come sovrana del paese Cleopatra, con la quale
intrattenne una relazione amorosa ed ebbe un figlio, Tolomeo XV, meglio noto come Cesarione. La scelta di Cesare non fu ben accolta dalla popolazione di
Alessandria d'Egitto, che lo costrinse a rinchiudersi con Cleopatra nel palazzo
reale;
risolta
la situazione partì dunque per l'Africa,
dove i pompeiani si erano riorganizzati sotto il comando di Catone, e li
sconfisse a Tapso (46 a.C.). I superstiti trovarono rifugio in Spagna, dove
Cesare li raggiunse e li sconfisse, questa volta definitivamente, a Munda (45
a.C.). Questa guerra civile aprì la strada alla fine della Roma
repubblicana, a cui sarà dato il colpo di grazia
con la successiva guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio (terminata con la
battaglia di Azio del 31 a.C.).
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