mercoledì 10 gennaio 2024

Roma e la fine della Repubblica.


 

(10 gennaio 0049 A.C.) Caio Giulio Cesare, che sta combattendo la Guerra di Gallia, viene dichiarato dal Senato nemico della Repubblica a seguito del suo rifiuto di deporre il comando e rientrare a Roma da privato cittadino. Invece di sciogliere l’esercito e piegarsi a un ordine che ritiene iniquo, Cesare decide di marciare verso Roma alla testa di una legione formata da cinquemila fanti e trecento cavalieri.

 

Dopo qualche giorno di indecisione varca, con i suoi legionari armati, il fiume Rubicone e pronuncia la storica frase "Alea iacta est" ovvero "il dado è tratto". Nessun romano, infatti, può oltrepassare in armi quel confine senza il permesso della Repubblica: di qua dal fiume Cesare è un ribelle. È l’inizio della guerra civile: il senato, di contro, si stringe attorno a Pompeo e, nel tentativo di difendere le istituzioni repubblicane, decide di dichiarare guerra a Cesare (49 a.C.). Gli storici non concordano su ciò che Cesare disse nella traversata del Rubicone. Le due teorie più diffuse sono Alea iacta est («Il dado è tratto»), e Si getti il dado! (un verso del poeta greco Menandro, suo commediografo preferito). Svetonio ed altri autori riportano «Iacta alea est»

 

Dopo alterne vicende, i due contendenti si affrontarono a Farsalo, dove Cesare sconfisse irreparabilmente il rivale. Pompeo tentò di raggiungere la provincia d’Africa, dove si erano rifugiati molti optimates fra cui Catone. Prima raggiunse Larissa, poi AnfipoliMitilene. Antiochia gli chiuse le porte, come pure Rodi. Infine il fuggiasco rifugiò a Pelusio, in EgittoPotino, il massimo consigliere del re Tolomeo XIII, suo vassallo, lo fece uccidere da Achilla scortato, per non far destare dubbi, dal tribuno Lucio Settimio (ex centurione di Pompeo contro i pirati nel 67 a.C.). Pompeo morì il 28 settembre, alla vigilia del suo cinquantottesimo compleanno

 

Anche Cesare si recò in Egitto, e lì rimase coinvolto nella contesa dinastica scoppiata tra Cleopatra VII e il fratello Tolomeo XIII: In Egitto era in corso una contesa dinastica tra lo stesso Tolomeo XIII e la sorella Cleopatra VII. Cesare, nell'intento di punire il faraone per l'uccisione di Pompeo, decise di riconoscere come sovrana del paese Cleopatra, con la quale intrattenne una relazione amorosa ed ebbe un figlio, Tolomeo XV, meglio noto come Cesarione. La scelta di Cesare non fu ben accolta dalla popolazione di Alessandria d'Egitto, che lo costrinse a rinchiudersi con Cleopatra nel palazzo reale;

risolta la situazione partì  dunque per l'Africa, dove i pompeiani si erano riorganizzati sotto il comando di Catone, e li sconfisse a Tapso (46 a.C.). I superstiti trovarono rifugio in Spagna, dove Cesare li raggiunse e li sconfisse, questa volta definitivamente, a Munda (45 a.C.). Questa guerra civile aprì la strada alla fine della Roma repubblicana, a cui sarà dato il colpo di grazia con la successiva guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio (terminata con la battaglia di Azio del 31 a.C.).

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