lunedì 11 ottobre 2021

Torino piange Gigi Meroni, la farfalla granata.


(10 Ottobre 1967) Muore a 24 anni Gigi Meroni, la farfalla granata, investito da una Fiat 124. Il ragazzo semplice cresciuto a San Bartolomeo, il calciatore-beat, l'artista, viene travolto dall'auto di un diciannovenne appena patentato. Con il Toro allenato da Nereo Rocco, l'ala numero 7 si fa apprezzare per le sue giocate, i suoi dribbling e i suoi goal, ricordati nelle migliori cineteche del calcio. Tuttavia, Meroni è un idolo anche fuori dal campo.

Ascolta i Beatles e la musica jazz, dipinge quadri, legge e scrive poesie. Convive nella "mansarda di Piazza Vittorio" insieme a Cristiana, la "bella tra le belle," della quale si innamorò follemente tanto da presentarsi al matrimonio imposto dai genitori di lei per cercare di fermare la cerimonia.

"Mister mezzo miliardo." Così lo chiamano i giornalisti quando un giovane Gianni Agnelli cerca di portare l'ennesimo campione alla Juventus sborsando una cifra per quei tempi impensabile. Ma un’insurrezione dei tifosi del Toro impedisce il suo trasferimento. I giovani tifosi, infatti, si identificavano in Meroni, il loro "calimero" (soprannome che non ha mai amato) per via dei capelli lunghi e dei basettoni, un esempio da seguire in campo e nella vita degli anni che precedono il '68. Erano i tempi del calcio vero, quel calcio dove i soldi non potevano comprare tutto e tutti.

Quando Edmondo Fabbri lo convoca in nazionale gli impone la condizione di tagliarsi i capelli. Lui che disegna i vestiti che indossa sui modelli di quelli dei Beatles, che passeggia per Como portando al guinzaglio una gallina, che si traveste da giornalista e chiede alla gente cosa pensa di Meroni, la giovane ala destra del Torino, e ride se la risposta è che non lo conoscono, non avrebbe potuto rinnegare il suo ego e rifiuta la convocazione.

Amaro scherzo del destino. La Fiat 124 Coupé che lo investì era guidata da Attilio Romero, un diciannovenne neopatentato, di buona famiglia e figlio di un medico agiato. Dopo l'incidente, il ragazzo si presentò spontaneamente alla Polizia, che lo interrogò fino a tarda notte. Fu rilasciato e tornò a casa: abitava proprio in Corso Re Umberto, a soli 13 numeri civici di distanza dalla nuova abitazione di Meroni. Da notare inoltre che proprio lo stesso Romero nel giugno 2000 divenne presidente del Torino.

«La mia vita è sempre stata intrecciata con le vicende del Torino, nei momenti lieti e in quelli tragici. Meroni era per me un idolo, avevo la mia camera tappezzata dalle sue fotografie e quel giorno portavo una sua foto anche sulla mia auto», disse proprio Romeo appena diventato presidente del Torino, tra le proteste della tifoseria granata. Fatto increscioso, secondo Cristiana, la compagna di Meroni all’epoca dei fatti, con l’arrivo di Romero il Torino smise di mandare fiori sulla tomba del giocatore nel giorno del suo compleanno, una tradizione che resisteva da sempre.

Più di 20.000 persone parteciparono ai funerali di Meroni e il lutto scosse la città. Dal carcere Le Nuove di Torino alcuni detenuti fecero una colletta per mandare fiori. La stampa sembrò per un attimo perdonargli le bizzarrie ma la Diocesi di Torino si oppose al funerale religioso di un "peccatore pubblico" e criticò aspramente don Francesco Ferraudo, cappellano del Torino calcio, che lo celebrò comunque. Meroni infatti conviveva con Cristiana Uderstadt, una ragazza di origine polacca figlia di giostrai, che era ancora formalmente sposata con un regista romano, sebbene in attesa di annullamento del matrimonio da parte della Sacra Rota, in un'epoca in cui in Italia non era stato ancora introdotto il divorzio.

Sa Babbaiola

 


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