giovedì 9 dicembre 2021

Rapporto OCSE sull’età pensionabile: in Italia si dovrà lavorare sino ai 71 anni. Di Vincenzo Maria D’Ascanio.


 

Ha destato clamore il dossier dell’ OCSE sul la futura età pensionabile. Da quanto si può leggere, in Italia si andrà in pensione a 71 anni. In alcune nazioni la situazione sarà anche peggiore, infatti, sempre l’OCSE ha stabilito che in Danimarca si andrà a 74 anni, anche se la media dei paesi europei sarà di 66 anni, Questo accadrà perché le pensioni saranno adeguate alla crescita dell’aspettativa di vita. In breve, con l’idea non dimostrabile che certamente vivremmo di più, tutti andranno in pensione in età sempre più avanzata, come se a 71 anni una persona non sia già abbastanza logora per continuare il suo percorso lavorativo. Questa è una regola voluta dalla politica italiana, che insieme ad altri sette paesi dell’OCSE, legano l’età pensionabile alla speranza di vita.

 

Secondo l'Ocse, "la concessione di benefici relativamente alti a pensionati giovani fa sì che la spesa pensionistica pubblica dell'Italia si collochi al secondo posto tra le più alte dei Paesi dell'Ocse, pari al 15,4% del Pil nel 2019". Tuttavia dobbiamo ricordare che l’Italia ha un sistema pensionistico diverso dagli altri paesi europei. In Italia il peso finanziario delle pensioni e calcolato insieme alla spesa per l’assistenza, mentre negli altri sistemi, quest’ultima, ricade sulla fiscalità generale. Se non fosse conteggiata questa spesa, il sistema pensionistico italiano sarebbe identico a quello degli altri paesi europei, con una spesa del 12% del prodotto interno lordo (PIL).

 

Oggi la situazione dei lavoratori italiani non è diversa rispetto a quella prospettata dal rapporto: in Italia si va in pensione a 67 anni mentre la media degli altri paesi europei è di 63. Non dimentichiamo che questo squilibrio ha delle forti ripercussioni sul mercato del lavoro. Più si alzerà l’età pensionabile e maggiori saranno le difficoltà di entrata in un mercato del lavoro già ampiamente problematico. Detto in altri termini: quando lo studente concluderà il suo percorso di studi, dovrà mediamente attendere più tempo per subentrare al lavoratore pensionato.

 

Quota 100. Sempre secondo il dossier dell’OCSE, in Italia l’aumento progressivo dell’età pensionabile sarebbe dovuto anche alla presenza di alcune leggi che permettono di scegliere la pensione prima dei 67 anni previsti dalla legge. In questo senso possiamo considerare la legge sulla quota cento, che permette di andare in pensione a 62 anni, avendo versato 38 anni di contributi che si andranno a sommare all’età del lavoratore (38 + 62 = 100).

 

Se consideriamo la spesa pensionistica, possiamo leggere che in Italia è aumentata del 2,2% del PIL in un periodo che inizia nel 2000 e si conclude nel 2017. La spesa poteva essere maggiore, ma la tendenza dei lavoratori italiani ad avere carriere più lunghe, ha permesso di reggere la pressione del peso pensionistico naturalmente aumentato, essendo l’Italia un paese in cui è continuato a crescere l’invecchiamento demografico. Dunque, possiamo ritornare al discorso precedente. Affinché si possa reggere il peso pensionistico, è indispensabile che aumenti l’occupazione, ma come può l’occupazione aumentare se si alza l’età pensionabile dei lavoratori? (Aumento che sembrerebbe indispensabile non tanto per la crescita della speranza di vita, ma piuttosto per reggere il peso del sistema pensionistico).

 

In conclusione, il rapporto stilato dall’OCSE evidenzia un altro dato: ci saranno delle disparità di trattamento tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti. Gli autonomi avranno in media una pensione più bassa del 30% rispetto a un dipendente, nonostante la medesima età contributiva.

 

Vincenzo Maria D’Ascanio

Nessun commento:

Posta un commento

S’Istoria sarda in limba sarda. Di Francesco Casula.

  In unas cantas pimpirias, in televisione, apo contau s'istoria  sa literadura, sa poesia sarda.  - in sa de tres chistionende de s ...