Altri 1.562 nuovi positivi (su 5.824
test), tre vittime (un 51enne del Sud Sardegna, un 58enne e un 98enne della
provincia di Oristano) e 1.369 persone da ieri in isolamento domiciliare.
Sorvolando sul fatto che il confronto tra il numero dei contagiati e quello dei
rinchiusi in casa rivela ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, quali sono
le difficoltà del tracciamento in Sardegna, è il dato che arriva dagli ospedali
quello più preoccupante. Al netto dei nuovi ingressi e delle dimissioni, la bolla dei contagi è talmente
grande che comincia seriamente
a fare pressione sui servizi sanitari. E la
conseguenza immediata è che i posti letto via via riservati ai ricoverati col Covid
(per la maggior parte non vaccinati) vengono levati ai pazienti con altre patologie.
A Cagliari, per dire, il Santissima Trinità
dovrà presto trasferire altrove i degenti del reparto di Cardiologia: tutti i posti
letto servono per i positivi con sintomi da tenere sotto osservazione. Nel giro di qualche
settimana, insomma, l'ospedale che finalmente era uscito dalla rete Covid ha dovuto riconvertire le due terapie intensive, e i reparti di malattie
infettive, pneumologia, medicina,
nonché geriatria (assegnato alle pazienti contagiate di ostetricia e ginecologia).
La situazione peggiora in Sardegna. Secondo i dati del bollettino dell'unità di crisi, sono 22 i pazienti ricoverati
in terapia intensiva, ed è dunque già stata superata la soglia di rischio del
10% dei posti disponibili (204 quelli sulla carta) che segna il passaggio in
zona gialla (siamo quasi all'11%). In area medica i degenti Covid sono 180 (7
in più dell'altro ieri); un numero che può sembrare lontano dalla soglia di
rischio che scatta quando si superano 240 letti occupati sul totale dei posti
disponibili (ovvero il 15% di 1.602), ma se la curva sale ancora il pericolo è
che vengano colmati presto i quattro punti percentuale che ci separano dal gradino
di allerta.
L'assistenza erosa. Poco male, direbbe il lettore frettoloso e vaccinato (o guarito), tanto
con l'eventuale passaggio alla fascia gialla non cambia nulla in punto di
restrizioni. Vero, la mascherina anche all'aperto ormai dobbiamo indossarla
tutti pure in zona bianca, e col green pass rafforzato cade qualsiasi limite di
capienza a teatro e in ristorante. Se chi
non ha neanche una dose dovrà
abituarsi a vivere come in zona rossa; per
vaccinati e guariti, dunque, bianco o giallo fa lo stesso. Il problema però è
che man mano che cresce il numero dei letti occupati da pazienti Covid, cala di conseguenza il numero dei posti disponibili
per chi soffre di altre patologie. Un problema non da poco sul fronte dell'assistenza ospedaliera, della
diagnostica e della prevenzione, visto che già l'anno scorso sono state
milioni, in Sardegna, le prestazioni sanitarie rimandate o annullate a causa
del Covid.
La curva in ascesa. A Cagliari Sergio Marracini, direttore sanitario del presidio ospedaliero
unico, si prepara dunque a riconvertire a reparto Covid anche la Cardiologia
del Santissima Trinità. «La situazione purtroppo è questa – dice
–, dobbiamo fronteggiarla». C'è da considerare, aggiunge, «che stiamo vivendo
la fase più critica dopo le feste. Speriamo sia una valutazione corretta». E che la curva epidemica smetta di salire. Si vedrà.
I dati del Ministero In Italia. Il bollettino del ministero della Salute registra 108.304 nuovi contagi e
223 morti. Sono 32 i nuovi ingressi in terapia intensiva (1.499 i degenti in
totale), 764 nei reparti di area medica (14.591 in totale). Salgono ancora
l'indice di trasmissibilità Rt (da 1,18 della scorsa settimana a 1,43) e
l'incidenza che, al 6 gennaio, è pari a 1.669 casi su 100mila abitanti (era 783
la scorsa settimana). Sale anche il tasso di occupazione in terapia intensiva
ora al 15,4% contro il 12,9% di 7 giorni fa; in area medica va al 21,6% (da
17,1%). Gli ospedali, puntualizza il sottosegretario alla Salute Pierpaolo
Sileri, «sono in difficoltà».
Piera Serusi
Articolo “L’Unione Sarda,” 08.01.2022
Federico Marini
skype:
federico1970ca
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