Non è
mai successo in modo così perfetto e capillare che la società venisse indotta a sorvegliare sé stessa e che milioni di persone ogni giorno nella loro quotidianità fossero
obbligate a svolgere funzioni di vigilanza che normalmente dovrebbero essere
prerogativa delle forze repressive e di polizia. Quello che è stato messo in
atto è stato paragonato al meccanismo dei "crediti sociali" cinesi,
ma nel nostro caso non è solo lo stato autoritario a decidere se una persona
abbia più o meno diritti nella società, in base a quanto si avvicini all'ideale
del "cittadino modello".
Nella nostra
società democratica siamo noi stessi a dover svolgere attivamente il ruolo dei
controllori, verificando che gli altri abbiano
svolto il proprio dovere sociale della vaccinazione, arrivando fino a
"pretendere" che noi stessi veniamo controllati a nostra volta. Probabilmente
è necessario fare pressione sulle persone perché si vaccinino, ma è perversa
l'idea che i presidi debbano controllare gli insegnanti, che i datori di lavoro
debbano controllare i dipendenti e che i gestori dei locali debbano controllare
i clienti.
Questo
dovrebbe essere compito dello stato. La
perversione di questa pratica sta nel fatto che nutre una cultura della
delazione e ci fa abituare ad una sorveglianza reciproca di massa che è perfettamente funzionale ad una democrazia totalitaria capitalista,
basata sul consenso quasi indiscusso verso governi sempre più oligarchici.
Obbiettivamente
il green pass ha funzionato benissimo e la società ha collaborato senza quasi
nessuna resistenza. Difficilmente in futuro questo modello non verrà utilizzato
anche con altre motivazioni.
Di Luisi
Caria
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