Sono da
sempre un pacifista e combatto le guerre e le prepotenze dai tempi del Vietnam,
fino allo Yemen, passando per la Praga di Dubcek, il Cile di Allende e Sabra e
Chatila, ma sono sempre stato coerente con il pensiero gramsciano quando ci
ricorda che: “vivere vuol dire essere partigiani” e che “l’indifferenza è il
peso morto della storia”.
Perché
non basta dire di essere per la pace confondendola con la fine degli spari,
appagandosi della sola cessazione del conflitto; per essere
pace, nell’accezione piena del termine, occorre che all’assenza di
combattimento sia in opera anche la giustizia, altrimenti non è pace.
Ad
esempio, ogni volta che Israele (sotto protezione USA) con la sua politica imperialista,
colonizzatrice, di strapotere bellico, ha aggredito i territori palestinesi,
ammazzando migliaia di persone, distruggendo città e, da 70 anni, sottraendo
ogni volta un pezzo della loro terra; la cessazione del conflitto di volta in
volta imposta dall’ONU, il fatto che abbiano cessato di tuonare i cannoni non è
mai stata pace, perché Israele non solo non ha mai riconosciuto ai
palestinesi il diritto ad avere un loro Stato indipendente, ma non li ha mai
risarciti delle perdite umane e materiali, non ha restituito i territori
occupati. Quindi, ogni volta, è cessato il
conflitto ma non è stata data giustizia. Quindi non è pace.
Volevo
anche dire alle anime belle (quelle che si appagano con “l’aggressore è stato
provocato dalla Nato”, che è un po’ la via di mezzo tra il vetero
anti-atlantismo e la sindrome di Stoccolma; quelle che, essendo Nato e Usa
storicamente sterminatori, ciò in qualche modo giustifichi o attenui l’attuale
sterminio da parte di Putin) che, era il 1976, quando Berlinguer, sì, quell’Enrico Berlinguer da tanti riesumato ogni volta che sentono il
bisogno di significare identità e purezza rivoluzionaria, beh, nel 1976,
intervistato da Gianpaolo Pansa, alla domanda: “il Patto Atlantico può essere
anche uno scudo utile per costruire il socialismo nella libertà? Berlinguer
rispose: “Io voglio che l’Italia non esca dal Patto Atlantico «anche» per
questo, e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio
internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua…”.
Ieri è
stata pure la volta dell’ex presidente dell’ANPI, Carlo Smuraglia, che afferma:
“quella dell’Ucraina è Resistenza e va
aiutata anche con le armi”; che, come dice il giornalista
Sebastiano Messina, Smuraglia il partigiano lo ha fatto davvero, non è uno che
ha solo preso la tessera dell’ANPI. “La differenza è tutta qui”, scrive.
Che non
vuol dire avere voglia di fare la guerra, ma di "odiare
l'indifferenza".
Io so
dove aspettare le anime belle, mi troveranno ad attenderle al prossimo fatto di
cronaca, alla prossima aggressione e violenza verso una donna indifesa da parte
del bruto o del branco, quando sentenzieranno contro quelli che hanno fatto
finta di non sentire le invocazioni di aiuto di una vittima indifesa, aggredita
in un parco in pieno giorno o nella sua casa, e che per non trovarsi coinvolti
in un “allargamento della violenza” si saranno voltati dall’altra parte, e
altri faranno notare che, però, l’aggressore era stato provocato dalla gonna
troppo corta della vittima, che per giunta faceva gli occhi dolci a un altro e
non a lui, insomma, un po’ se l’era andata a cercare.
Si, sarò
lì a ricordare a molti la loro ipocrisia e il pacifismo di maniera, edulcorato
con manifestazioni postume di solidarietà alle vittime, prima di passare ad
un’altra finestra su cui affacciarsi. Chiedo a questi ipocriti di non smettere
di starmi alla larga!
Di Giovanni
(Mimia) Fresu
giornalista pubblicista presso Politiche sociali e
immigrazione
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