lunedì 21 marzo 2022

La pace non può essere slegata dalla giustizia, altrimenti non è vera pace. Di Giovanni (Mimia) Fresu.


 

Sono da sempre un pacifista e combatto le guerre e le prepotenze dai tempi del Vietnam, fino allo Yemen, passando per la Praga di Dubcek, il Cile di Allende e Sabra e Chatila, ma sono sempre stato coerente con il pensiero gramsciano quando ci ricorda che: “vivere vuol dire essere partigiani” e che “l’indifferenza è il peso morto della storia”.

 

Perché non basta dire di essere per la pace confondendola con la fine degli spari, appagandosi della sola cessazione del conflitto; per essere pace, nell’accezione piena del termine, occorre che all’assenza di combattimento sia in opera anche la giustizia, altrimenti non è pace.

 

Ad esempio, ogni volta che Israele (sotto protezione USA) con la sua politica imperialista, colonizzatrice, di strapotere bellico, ha aggredito i territori palestinesi, ammazzando migliaia di persone, distruggendo città e, da 70 anni, sottraendo ogni volta un pezzo della loro terra; la cessazione del conflitto di volta in volta imposta dall’ONU, il fatto che abbiano cessato di tuonare i cannoni non è mai stata pace, perché Israele non solo non ha mai riconosciuto ai palestinesi il diritto ad avere un loro Stato indipendente, ma non li ha mai risarciti delle perdite umane e materiali, non ha restituito i territori occupati. Quindi, ogni volta, è cessato il conflitto ma non è stata data giustizia. Quindi non è pace.

 

Volevo anche dire alle anime belle (quelle che si appagano con “l’aggressore è stato provocato dalla Nato”, che è un po’ la via di mezzo tra il vetero anti-atlantismo e la sindrome di Stoccolma; quelle che, essendo Nato e Usa storicamente sterminatori, ciò in qualche modo giustifichi o attenui l’attuale sterminio da parte di Putin) che, era il 1976, quando Berlinguer, sì, quell’Enrico Berlinguer da tanti riesumato ogni volta che sentono il bisogno di significare identità e purezza rivoluzionaria, beh, nel 1976, intervistato da Gianpaolo Pansa, alla domanda: “il Patto Atlantico può essere anche uno scudo utile per costruire il socialismo nella libertà? Berlinguer rispose: “Io voglio che l’Italia non esca dal Patto Atlantico «anche» per questo, e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua…”.

 

Ieri è stata pure la volta dell’ex presidente dell’ANPI, Carlo Smuraglia, che afferma: “quella dell’Ucraina è Resistenza e va aiutata anche con le armi”; che, come dice il giornalista Sebastiano Messina, Smuraglia il partigiano lo ha fatto davvero, non è uno che ha solo preso la tessera dell’ANPI. “La differenza è tutta qui”, scrive.

Che non vuol dire avere voglia di fare la guerra, ma di "odiare l'indifferenza".

 

Io so dove aspettare le anime belle, mi troveranno ad attenderle al prossimo fatto di cronaca, alla prossima aggressione e violenza verso una donna indifesa da parte del bruto o del branco, quando sentenzieranno contro quelli che hanno fatto finta di non sentire le invocazioni di aiuto di una vittima indifesa, aggredita in un parco in pieno giorno o nella sua casa, e che per non trovarsi coinvolti in un “allargamento della violenza” si saranno voltati dall’altra parte, e altri faranno notare che, però, l’aggressore era stato provocato dalla gonna troppo corta della vittima, che per giunta faceva gli occhi dolci a un altro e non a lui, insomma, un po’ se l’era andata a cercare.

 

Si, sarò lì a ricordare a molti la loro ipocrisia e il pacifismo di maniera, edulcorato con manifestazioni postume di solidarietà alle vittime, prima di passare ad un’altra finestra su cui affacciarsi. Chiedo a questi ipocriti di non smettere di starmi alla larga!

 

Di Giovanni (Mimia) Fresu

giornalista pubblicista presso Politiche sociali e immigrazione

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