«Scrivi: sono orgoglioso che della Pro
Loco di Cagliari facciano parte anche dei miei amici e conoscenti. Il fine dell'associazione
è nobile e tutti possono farne parte»: il messaggio whatsapp è di Valerio De
Giorgi, che una volta uscita grazie a un'interrogazione
del consigliere comunale Matteo Massa la
vicenda opaca della Pro Loco fondata per «raspare» fondi ovunque, detta al portaborse
Marco Pili le risposte da trasmettere ai giornalisti che chiedono spiegazioni.
La conversazione del dicembre 2020, allegata
agli atti dell'inchiesta della Procura di Cagliari - che ha condotto all'arresto
del consigliere di Sardegna Forte, di Pili e del costruttore Corrado Deiana con altri dodici indagati per voto di scambio - sembra estratta da un
manuale di supercazzole e almeno in apparenza non tiene conto delle possibili
conseguenze giudiziarie. De Giorgi non lesina suggerimenti: «Mi auguro di
vederla partecipare a tutti gli eventi futuri di cui si occuperà la Pro Loco di
Cagliari – è la frase da somministrare ai cronisti - io compatibilmente con gli
impegni istituzionali ci sarò». Il seguito della conversazione è esilarante:
«Siamo nell'era globale del copia-incolla - è la risposta numero tre, a chi
chiedeva come mai il progetto storico-ambientale per il quale la Pro Loco attendeva 650 mila euro dalla Regione fosse uguale ad altri raccattati sul web - non si scandalizzerà per questo
e comunque il fine è nobile, non vorrà proprio lei sminuire il progetto».
Pili risponde con uno stringatissimo
"ok" ma De Giorgi è un fiume in piena e vuole chiarire anche la
questione dei parenti arruolati nella Pro Loco fatta in casa: «Nessun parente,
solo amici e di quelli con la A maiuscola. Tutte persone perbene, non schierate
politicamente (fanno parte del suo giro elettorale, ndr) e disposte a impegnarsi
per gli altri. Non c'è fine di lucro, non ci sono emolumenti per l'attività
sociale». Pili prende atto e replica laconicamente: «Ok, ti contesteranno me,
posto che io lavoro con te ma non faccio anche politica».
De Giorgi: «La risposta è questa, Pili è la persona più impegnata sotto il profilo umanitario, sociale e di promozione
del territorio e fa volontariato da quando è nato. Cagliari, che l'ha adottato, deve fargli un monumento per tutto l'impegno e il cuore che ci mette». Nel
messaggio successivo De Giorgi aggiunge: «Tu non fai politica, pirla». E Pili: «Infatti, non faccio politica e sono anche discretamente
pirla».
De Giorgi chiude così la chat: «Poi ricordati, nessuno è mio parente! Rita amica! Antonietta amica! Walter
amico, Valerio amico, pensionato e amico e che le malelingue si sciolgano nella
merda!». In quello stesso giorno - il 16 dicembre
2020 alle 22.40 - il nome De Giorgi sparisce dalla chat whatsapp chiamata
"Cda Pro Loco Cagliari", il gruppo di cui il consigliere regionale
faceva parte fin dal 14 aprile 2020. E' il segnale che la nave affonda.
Malgrado le risposte, nelle intenzioni rassicuranti,
la vicenda viene raccontata su diversi media ma De Giorgi non si scompone: «Non
farlo girare - raccomanda il fido Pili all'onorevole finanziere - facciamo
finta di niente, non parlarne con nessuno». Sarà l'interrogazione del
consigliere Massa, saranno i servizi sui giornali, sarà che quel contributo appariva inopportuno ed esagerato, fatto sta che
il regalo da 650 mila euro a quel punto era già sfumato: la proposta firmata dal referendario Fabrizio Contu e inviata alla terza
commissione regionale programmazione, bilancio, contabilità, credito, finanza e
tributi e altro - presieduta proprio da De Giorgi - il 23 novembre aveva
bocciato il lucroso comma mirato sulla Pro Loco nel corso dell'esame della
manovra di assestamento di bilancio legata al Covid. Dai verbali risulta il disaccordo
dell'assessore al turismo Gianni Chessa, si esprimono per l'eliminazione del
comma sulla Pro Loco anche Cesare Moriconi, Massimo Zedda e Christian Solinas,
che chiede attenzione sui beneficiari del contributo.
Solo De Giorgi, presidente della commissione,
glissa sull'interesse personale e raccomanda di licenziare in fretta il disegno
di legge, che però passa senza il comma
sollecitato indirettamente dal finanziere. L'operazione è fallita. Il tentativo
di accaparrare denaro destinato alla lotta anti Covid, per quanto sfacciato,
sarebbe forse passato senza conseguenze giudiziarie se De Giorgi non si fosse
rivolto ai commilitoni della Guardia di Finanza per denunciare presunte minacce
ricevute via web e sui muri di Quartucciu: i testimoni sentiti dai finanzieri
mettono in luce le promesse elettorali di cui De Giorgi era prodigo in cambio
del consenso elettorale.
Parte l'indagine per voto di scambio, lo smartphone
dell'onorevole di Sardegna Forte finisce sotto sequestro e arrivano i guai. Il
contenuto della memoria è tutto negli atti dell'inchiesta che lo vede indagato
per tentata truffa, corruzione e voto di scambio. I messaggi aprono il sipario anche sulle inimicizie che dividono la Guardia
di Finanza di Cagliari, quelle che avrebbero portato al trasferimento
- virtuale, c'è il congedo elettorale - di De Giorgi dal capoluogo a Oristano.
Emergono interventi dell'onorevole sui
colleghi, richieste improprie di informazioni e un quadro d'insieme che
potrebbe contenere altri elementi d'interesse giudiziario. Per ora De Giorgi è
sotto procedimento disciplinare, ma una volta conclusa la custodia domiciliare
potrebbe tornare in consiglio regionale. Lunedì l'esame di garanzia per lui e
gli altri due arrestati.
Mauro Lissa
Nessun commento:
Posta un commento