La profezia è da brividi: «Fra pochi mesi
arriveremo a pagare un litro di benzina tre euro. È inevitabile». Giuseppe Balia non vuole indossare i panni del menagramo, ma non può certo
mettere da parte l'esperienza di oltre quaranta anni nella gestione delle pompe
di carburante. «Siamo davanti a una situazione drammatica che non sembra avere
soluzioni efficaci e tempestive», dice Balia nelle vesti anche di presidente
dell'Angac, l'associazione che riunisce nell'Isola centinaia di titolari
d'impianti.
«In un anno i carburanti sono aumentati di
60 centesimi di euro al litro e solo nell'ultima settimana di 20 centesimi. Ma come esercenti non abbiamo poteri sui prezzi. Decidono tutto le compagnie e a noi non rimane che accontentarsi di un misero 2% di
commissioni. Abbiamo le mani legate, ma possiamo comunque fare pressing sul Governo affinché diminuisca le accise e agisca sull'Iva, così da calmierare
il prezzo di benzina e diesel
fissando un valore proprio come è successo per le mascherine Fp3».
«Ormai è un disastro» Giovanni Zidda apre
ogni giorno il suo impianto a Sassari e osserva il salasso ai danni degli
automobilisti. «In molti hanno deciso di rifornirsi con meno frequenza e usare
l'auto con parsimonia», ammette. «Un doppio danno per noi che guadagniamo in base
ai consumi e che come ogni imprenditore paghiamo anche il caro bollette. La situazione è insostenibile e vista l'assenza del Governo forse sarebbe l'ora di iniziative clamorose
come incatenarsi davanti alle
raffinerie per protestare contro i rincari che
avvantaggiano solo produttori e intermediari».
Situazione difficile E se per le strade la situazione rischia di degenerare verso l'emergenza,
in mezzo al mare le cose non vanno meglio. «Il
gasolio ha raggiunto quotazioni stellari e i pescherecci hanno perciò deciso di diminuire le uscite», racconta Mauro Manca, responsabile di Coldiretti Pesca. «O peggio,
stanno preferendo di restare vicino alla costa per risparmiare carburante gettando
le reti perciò sempre nelle stesse aree con il rischio di impoverirle di
pesce». Il settore ittico è in un vicolo cieco: «Non possiamo non uscire per mare, ma neppure alzare troppi i prezzi del prodotto
per compensare le maggiori spese – aggiunge Manca –, altrimenti verremmo
schiacciati dai prodotti importati dall'estero».
Un futuro incerto La rabbia di benzinai, famiglie e imprese si trasforma in un'accusa verso
le compagnie petrolifere: «Siamo di fronte a una speculazione bella e buona»,
tuona Monica Satolli, numero uno in Sardegna dell'Unione consumatori. «I
rincari che stiamo subendo infatti si basano sulle paure nate dal conflitto
russo-ucraino e non da reali contraccolpi sugli approvvigionamenti di petrolio
che devono ancora verificarsi. Ecco perché non ci sarà da meravigliarsi se a quelli
attuali si aggiungeranno presto ulteriori aumenti di prezzo».
Andrea Moro, docente cagliaritano di
Economia, conferma le previsioni nefaste: «La situazione non migliorerà a
breve. Anzi, il taglio delle forniture di greggio russo
potrebbe spingere i Paesi concorrenti a mantenere l'attuale produzione e alzare
i prezzi, proprio perché l'offerta si è ristretta. Una
prospettiva che dovrebbe pesare anche sulle tasche dei sardi».
Luca Mascia
Articolo
“Unione Sarda” del 08.03.2022
Federico Marini
skype: federico1970ca
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