Il sindacalista Guido Rossa, operaio all’Italsider di Genova, viene
ucciso dalle Brigate Rosse mentre si trovava sulla sua macchina. È la prima volta che le BR uccidono un sindacalista, oltre
che militante del Partito Comunista.Veniamo
ai fatti. Pochi mesi prima, in azienda, Rossa
notò Francesco Berardi intento a nascondere alcuni volantini dietro un
distributore del caffè. Proprio il quel luogo erano stati ritrovati altri
volantini delle Brigate Rosse, per questo Berardi fu bloccato. Dopo un dibattito tra i lavoratori l'armadietto di
Berardi fu aperto ritrovandovi all'interno documenti brigatisti, volantini di rivendicazione di azioni compiute dalla BR e
fogli con targhe d'auto appuntate.
Berardi intanto cerca inutilmente di fuggire ma viene fermato dalla
vigilanza della stessa fabbrica; si
dichiara dunque "prigioniero politico" e viene consegnato ai
carabinieri e arrestato. Guido Rossa denuncia l'uomo (rispettando la
disposizione del Consiglio di fabbrica, che imponeva la denuncia del possibili
brigatisti) mentre gli altri due delegati si rifiutano, lasciandolo solo. Guido non ritira comunque la denuncia e testimonia
al processo, nel quale Berardi (intanto morto
"suicida" in carcere) viene condannato a quattro anni e mezzo di
reclusione. Temendo una vendetta dei brigatisti, il sindacato offre per alcuni
mesi a Rossa una scorta formata da operai volontari dell'Italsider, a cui lo
stesso Rossa in seguito rinuncia.
La denuncia e la testimonianza del sindacalista sono decisive per la
condanna di Berardi, ma decretano la sua condanna a morte. Il 24 gennaio 1979, al mattino, Rossa fu assassinato da un
commando brigatista composto da Vincenzo Guagliardo, Riccardo Dura e Lorenzo
Carpi. Successive indagini rivelarono che l’azione era stata progettata per
gambizzare la vittima, ma Dura decise di colpire al cuore la vittima.
Ai suoi funerali, in un'atmosfera particolarmente tesa, partecipano
circa 250.000 persone. Si svolsero nella grande “Piazza
De Ferrari”, famosa per essere stata al centro delle manifestazioni
antifasciste del 30 giugno 1960. Oltre al sindaco Fulvio Cerofolini erano
presenti anche il presidente della Repubblica Sandro Pertini, che concesse la
medaglia d’oro al valor civile, il segretario della CGIL Luciano Lama e il
segretario del PCI Enrico Berlinguer.
Dopo
la cerimonia Pertini chiede d'incontrare i “camalli” (gli scaricatori del porto
di Genova). Racconta Antonio Ghirelli, all'epoca portavoce del Quirinale, che
il Presidente era stato avvisato che tra quei lavoratori c'era chi simpatizzava
con le BR. Pertini rispose che proprio per quello li voleva incontrare. Il
Presidente entrò in un grande garage stracolmo di persone, salì sulla pedana e
con voce ferma disse: “Non vi parla il Presidente
della Repubblica, vi parla il compagno Pertini. Io le Brigate Rosse le ho
conosciute: hanno combattuto con me contro i fascisti, non contro i
democratici. Vergogna!”. Ci fu un momento di silenzio,
poi un lungo applauso. La salma di Rossa fu infine tumulata presso il Cimitero
monumentale di Staglieno.
Vincenzo
Maria D’Ascanio.
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