La leggenda metropolitana su Vasco
Rossi che parla male del Sud, serpeggia nell’aria da circa vent’anni. «L’ho
sentita», «Sì, io ho visto Vasco al Tg parlarne male», «Sì, come no, ha detto
che il Sud è un cesso». Una
leggenda così radicata in alcune coscienze che è diventata un fenomeno
all’inverso della comunicazione nel nostro Belpaese. In molti dicono di aver visto, sentito, ma nessuno
ha mai portato una vera prova e questo non per pigrizia, ma semplicemente
perché non esiste nulla. Ma ora cerchiamo di fare un po’ di
ordine sulla questione.
Dicerie e leggende
metropolitane. Non si tratta tanto di sapere se
Vasco abbia o meno parlato male del Sud, si tratta invece di comprendere quali
siano le coordinate prestabilite per l’esplosione di una leggenda
metropolitana. Nel caso specifico la leggenda nasce agli inizi degli anni ’90,
quando Vasco, arrivato all’apoteosi della sua carriera, essendo stato il primo
artista italiano a riempire “San Siro,”
e a battere negli incassi mostri sacri come Madonna e Rolling
Stones. Comincia intanto a dar
fastidio a tantissimi “uomini di musica”. Ogni sua uscita è forte, conforme
alla sua personalità.
Così succede che una leggenda prende
forma in poco tempo,
nel momento in cui Vasco è fermo discograficamente. «Vasco vota
la lega Nord». Poi il Blasco nazionale –
segue la leggenda – si reca a Roma dove dice che la capitale è una città di
merda, poi va in Sardegna e non contento dice agli abitanti del posto che sono
“caproni”. In Calabria succede lo stesso.
Qui, Vasco per molti è
l’artefice di «io vado al Sud perché ogni tanto al cesso bisogna andarci». Un putiferio. Questa frase si radica nelle menti calabresi
e meridionali in poco tempo. Si diffonde in tutte quelle coscienze che già non
vedevano di buon occhio un
personaggio scomodo come Vasco, etichettato come
un drogato da evitare. La diceria è inarrestabile: tutti han sentito senza
sentire nulla. Vasco convoca una
conferenza stampa e sorprendendo tutti riafferma inizialmente una sua scelta
politica. «È da vent’anni che voto i radicali.
Ho anche la tessera del partito radicale. Non so davvero da dove sia uscita
fuori questa storia: io che voto Lega, io che parlo male di Roma, del Sud,
spesso visitato nel corso della mia gioventù». Vasco lancia un monito forte.
«La mia verità sta nelle canzoni, se poi qualcuno vuole credere a questa
storia, lo faccia pure, ma che non venga ai
miei concerti ad applaudirmi».
I retroscena. Sta di fatto che nel 1993,
anno della massima esposizione di questa leggenda metropolitana, Vasco fa un
concerto a Catanzaro. Lo stadio è pieno in ogni ordine
di posto. La folla lo acclama come non mai. Così Vasco va avanti per la sua strada,
ma quella leggenda lo accompagna per tutti i suoi anni di carriera. Fino al
2004, quando Vasco organizza un concerto al Sud. La gente comincia a farsi una domanda. «Ma lo
farà perché si sente in colpa?»
Ecco che allora tutti aspettano la
dichiarazione fatale di Vasco. Nelle interviste i giornalisti cominciano a
chiedere. Vasco con la sua ironia pungente spiazza ogni volta tutti, ma per
molti non c’è niente da fare. I dubbi permangono.
Quando Vasco arriva nel retro palco per il concerto di Catanzaro, chiarisce.
«Sono molto felice di essere qui, al Sud è sempre più difficile fare dei
concerti ultimamente, ma io ci sto da Dio». Una frase chiara, chiarissima. È una frase che non spazza via ogni
dubbio, ma mette in moto un nuovo meccanismo.
«Vasco ha detto che al Sud deve andarci qualche volta, perché si deve pur pisciare da qualche parte».
Una frase così semplice,
strumentalizzata e modificata ad arte dai detrattori. La storia non finisce qui
però. Infatti, Vasco ritorna più volte al Sud. Sempre con tantissimo successo,
ma con l’alone di mistero della vecchia leggenda.
Nel 2007 c’è uno
spartiacque decisivo: Vasco è a Cosenza per un concerto del suo nuovo Tour. In
città serpeggiano voci incredibili.
«Gli tireremo di tutto in faccia. È meglio che non faccia il concerto questa
volta». La gente (parliamo sempre di una piccola
parte, è giusto che questo fenomeno sia lben limitata) non
vuol sentire ragioni. Anche se nessuno ha sentito, va avanti la battaglia di
“sputtanamento.”
Vista la situazione, Vasco
decide di scrivere una lettera alla “Provincia cosentina”, dove spiega tutto il
suo rapporto dettagliato con il Sud, un rapporto d’amore fortificato negli anni
anche attraverso la collaborazione del manager calabrese Dino Vitola. Una
storia fatta di tante gioie e poche delusioni. Tra queste, quella di non esser
stato chiamato più dalle città del Sud dopo la morte del suo amico Massimo
Riva. Forse il meridione era terrorizzato da un personaggio che, comunque fossero
andate le cose, era troppo vicino alla droga e dunque
in grado di traviare così i giovani.
Nel giro di pochi anni il rapporto
con il Sud, con Roma e la Sardegna è tornato su binari più conformi alla
normalità. Vasco ha continuato a fare concerti, ad andare in vacanza al Sud, ad
aprire i suoi tour in Sardegna. Intanto,
se avete tempo, leggete i link sottostanti, dove la bufala che “Vasco odia il sud”
è ben chiarita (ne ho scritto qualcuno, ma sono decine e decine, dove Vasco sottolinea
che denuncerà chiunque affermerà questa diceria).
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