(01 dicembre 1949) Nasceva Pablo Escobar: è
stato un criminale colombiano, il più noto e ricco trafficante di cocaina di tutti
i tempi. Conosciuto come Il Re della cocaina, è considerato il criminale più
ricco della storia, con un patrimonio stimato di oltre 30 miliardi di dollari
nei primi anni novanta.
Quando il
suo impero raggiunse la massima espansione, la rivista Forbes stimava che fosse
il settimo uomo più ricco del mondo,
controllando l'80% della cocaina del mondo e il 30% delle armi illecitamente
circolanti. La sua organizzazione possedeva flotte di aerei, navi, veicoli
costosi, così come ricche proprietà e vasti appezzamenti di terreno: le stime indicano che il cartello di Medellín incassasse 25
miliardi di dollari l'anno all’apice della sua potenza (circa 60 milioni di
dollari al giorno). Ciononostante Escobar era considerato un eroe per
molti abitanti di Medellín, si trovava a suo agio nelle relazioni con il
pubblico e riuscì ad accreditarsi la fama di benefattore dei poveri al fine di
ottenere consenso politico.
Fanatico
degli sport, fece costruire stadi di calcio sponsorizzando squadre locali, ma
anche scuole e ospedali, tutto per coltivare la sua immagine anche nella veste
di "Robin Hood" distribuendo talvolta denaro ai poveri in cambio di
fedeltà.
Il suo vero
volto si poté vedere il 29 Agosto 1989. Un camion-bomba, riempito con mezza
tonnellata di dinamite, esplode nel centro di Bogotà, demolendo un edificio di
cinque piani e provocando morte e distruzione su un'ampia zona. La responsabilità della bomba (che provocherà 65 morti e più
di mille feriti) è imputata immediatamente ai principi del narcotraffico,
mentre le FARC (formazioni marxiste – leniniste) l’M19 (socialismo
rivoluzionario), sono immediatamente scagionate dal fatto, per altro senza
un’inchiesta approfondita.
Sotto la
presidenza Betancur è stata addirittura paventata la possibilità della
legalizzazione del mercato della droga, e della partecipazione dei boss del
narcotraffico alla vita sociale, politica ed economica del Paese. In questa
atmosfera nascono partiti politici guidati da narcotrafficanti, come il
Movimiento Latino Nacional di Carlos Lehder e Civismo en Marcha di Pablo
Escobar, eletto alla Camera dei Rappresentanti.
Il loro progetto non ha però successo a causa dell'opposizione dei partiti
tradizionali. Il mese successivo sicari del Cartello di Medellin uccidono il
Ministro della Giustizia Rodrigo Lara Bonilla.
Il
governo reagisce proclamando lo stato di assedio a tutto il Paese. Viene
inoltre varata una nuova legislazione sugli stupefacenti che dà il via alla
prima guerra del governo contro il narcotraffico, con sequestri di beni,
aumenti di pene ed espansione del codice penale militare ai delitti legati al
traffico di droga. In tutto questo ha un’importanza fondamentale l’intervento degli
Stati Uniti.
Il
gruppo narcotrafficanti che da questo momento porta avanti una guerra contro lo
Stato, avrà come suo leader proprio Escobar. Nel 1987 viene estradato Carlos
Lehder Rivas, uno dei principali boss del Cartello di Medellín. Nel mese di
novembre viene invece catturato Jorge Luis Ochoa, ulteriore alleato di Escobar.
Gli Estradabili (così si fanno chiamare i signori della guerra e della droga)
ritengono la cattura conseguenza di una soffiata da parte del Cartello di Cali.
Benché Ochoa venga in seguito liberato, a partire da questo momento gli
Estradabili portano avanti una doppia guerra: da un lato contro lo Stato per
ottenere il divieto di estradizione, e dall'altro contro il Cartello di Cali e
del suo boss Hélmer "Pacho" Herrera.
Tutto
questo avviene in una situazione sociale già esplosiva. A metà degli anni Ottanta la Colombia conosce un esponenziale aumento
della criminalità e della violenza: bande di narcotrafficanti e di
criminali comuni controllano interi quartieri delle principali città e il tasso
di omicidi cresce vertiginosamente. La risposta violenta della polizia non fa
che aggravare il problema. Un imponente serie di
attentati di estende per tutta la Colombia: da Medellin a Bogotà
esplodono centinaia di bombe presso locali, banche, sedi governative e delle
forza amate. Sono tristemente famose le foto scattate
dopo l’attentato del 29 Agosto 1989. Un fiume si sangue inonda la
strada, con arti sparsi in tutta la piazza e col conteggio di quasi 70 morti e
centinaia di feriti.
Dopo
intense trattative, allo scopo di evitare l'estradizione richiesta dagli
U.S.A., Escobar decide di consegnarsi spontaneamente alle autorità colombiane. Da quel
momento viene “incarcerato,” Premio per essersi costituito senza spargimenti si
sangue, ottiene “La Catedral,” una residenza di lusso in cui dovrà restare
confinato per cinque anni.
Naturalmente,
la sua prigione non è tale. Non solo perché egli vive in una fortezza con tutti
i comfort, ma sopratutto perché Escobar continua a dirigere i suoi traffici,
proseguendo la sua lussuosa vita mondana. Nel 1992, contravvenendo ai patti, il
governo colombiano decide di trasferirlo in una prigione meno lussuosa e più
convenzionale. Venuto a sapere di tale intenzione, Escobar si dà alla fuga. Per
la sua cattura vengono impiegati addirittura i Delta Force, il reparto speciale
dell'esercito americano, e i Navy Seal, cioè la Marina statunitense.
Pablo
Escobar muore il 2 dicembre del 1993 a Medellìn, all'età di 44 anni, quando
viene localizzato in un quartiere borghese della sua città. Al
termine di un inseguimento viene ucciso in una sparatoria, nella quale rimane
colpito alla schiena, a una gamba e dietro l'orecchio. “Per me cambia poco come
sia morto.” Dirà il figlio, Sebastián Marroquín Escobar, “ma i familiari delle
vittime del narcotraffico hanno il diritto di conoscere la verità. Mio padre mi
ha sempre detto di aver 15 proiettili nella sua Sig Sauer: 14 per i suoi nemici
e uno per sé. Quindi quando ha capito di essere spacciato ha deciso di spararsi
all'orecchio destro. Nel rapporto, in cui si parla di un colpo "nella
parte superiore del padiglione auricolare destro, con foro di uscita a livello
dell'orecchio inferiore sinistro" non viene specificato il calibro del
proiettile. Io sono certo che quel colpo è stato sparato da mio padre.”
Sa
Babbaiola
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