Ho
dovuto attendere due giorni per dare il tempo a Fazio di riarrotolare la
lingua, prima di scriverne. Perché la puntata
con papa Francesco non è stata un’intervista ma un atto di sfacciato servilismo. E no, non ho voglia di parlare di ciò che ha detto o non detto il signor
Bergoglio, nel senso che lui è lui, segue la sua linea religiosa e politica ed
esprime le sue posizioni, ad alcuni piacciono, ad altri no. Pace.
Ma su
uno che fa credere di fare interviste su una rete pubblica di cui (mio
malgrado) anche io sono finanziatore, sì, posso dire. Un’ora di
domande spudoratamente comode, di argomenti evitati, di questioni tabù per lasciare spazio a un’intervista che sa più di operazione di propaganda
(nel senso letterale di “da propagare”) delle proprie idee.
Eppure in
teoria il papa avrebbe potuto rispondere alle domande, come fanno tutti, anche
su argomenti scomodi, e magari proprio su argomenti di cui
si parla e la cui coperta è proprio troppo corta, dagli scandali pedofilia,
alla questione LGBT+, ai legami con l’alta finanza, al celibato dei preti,
all’aborto, al ruolo della donna, alle ingerenze nella politica...
Tutti
argomenti di cui era più che lecito chiedere e su cui aveva tutto il diritto di
rispondere, qualunque fosse stata la risposta, indipendentemente dal fatto che
ad alcuni possa piacere e ad altri no. Il papa fa il papa, e ha diritto di
rispondere su ciò che pensa un papa. Il conduttore invece non fa un’intervista
ma procede all'autocensura, senza neanche essere censurato: fa tutto da solo. Perciò alla fine abbiamo assistito ad un mero atto di pubblicità per un
capo religioso sulle reti pubbliche. Lecito
anche questo, sotto certi aspetti, ma nient’altro che questo.
Ma allora adesso, per par condicio, per rispetto dei tantissimi contribuenti di altro orientamento, che si proceda anche con i capi delle altre religioni e – ovviamente – anche con importanti esponenti dell’ateismo e dell’agnosticismo. Sarebbe bello. Sarebbe giusto. Ma se in tutto il mondo si dice che l’Italia è completamente sottomessa all’influenza del Vaticano, un motivo ci dovrà pur essere. E Fazio lo spiega bene, con i fatti.
Pier Franco Devias
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