giovedì 30 settembre 2021

30 Settembre 1955: in un'incidente d'auto muore James Dean


 

(30 Settembre 1955) In California muore a soli 24 anni, in un incidente stradale sulla statale 466, l’attore statunitense James Dean. Mentre era alla guida della sua Porsche 550 Spyder vicino a Cholame, una macchina guidata da un certo Donald Turnupseed svoltò a sinistra e gli tagliò la strada. Le sue ultime parole poco prima dell'impatto, dopo che il suo meccanico Wütherich gli disse disse di rallentare, furono «Quel ragazzo dovrà pur fermarsi... Ci vedrà!» Soltanto dopo qualche ora, la notizia cominciò a circolare in tutto il mondo, tra l'incredulità' e lo sgomento generali.

 

James Byron Dean nacque l'8 febbraio del 1931 a Marion, nell'Indiana, in quello che allora era uno tra gli stati americani più depressi e rurali. La sua prima infanzia fu segnata dalla prematura scomparsa della madre e dal difficile rapporto con il padre. Fu amorevolmente educato dagli zii (in una famiglia di "quaccheri") e, appassionatosi sin da giovane al teatro, cominciò a sviluppare una personalità inquieta ed eccentrica, che sarebbe rimasta carica di conflitti adolescenziali mai risolti.

 

Alcuni anni dopo, furono soprattutto queste sue caratteristiche a convincere il regista Elia Kazan che il ventitreenne James (che aveva studiato recitazione presso gli "Actors Studio" già alle spalle diverse esperienze teatrali, ma anche radiofoniche e televisive) - possedesse la personalità più adatta per interpretare il difficile personaggio di Cal Trask nel film La valle dell'Eden ("East of Eden", 1955), tratto dall'omonimo romanzo di Steinbeck.

 

Per il ruolo, egli fu preferito sia a Marlon Brando, sia a Montgomery Clift: gli altri due più anziani "ribelli di Hollywood", entrambi modelli di riferimento per il giovane James Dean, non possedevano a parere di Kazan la stessa carica emotiva, lo stesso risentimento nei confronti della figura paterna, la stessa giovanile irruenza, la medesima profonda infelicità.

 

Dean decise d’improvvisare in diverse scene del film, come accade nel suo ballo nei campi di fagioli o la posizione fetale che assume sul treno (dopo aver cercato la madre in una città vicina). L'improvvisazione più famosa di Dean nel film è quella in cui il padre di Cal rifiuta il dono da parte del figlio di 5000 dollari (donatigli dopo il fallimento economico della sua azienda).

 

Invece di seguire il copione e fuggire da suo padre, James Dean istintivamente si volta verso Massey e, piangendo, lo abbraccia. Kazan apprezzò la scena e la reazione sorpresa di Massey, e decise di inserirla nel film. Al fm seguirono le interpretazioni ne "Gioventù Bruciata" e "Il Gigante", che consegnarono il giovane attore alla storia del cinema mondiale.

 

Quel 30 settembre del '55, l'America dei giovani - e non solo - si ritrovò in lacrime per la perdita di un mito, una leggenda, un grande attore; si assistette a scene di delirio tragico paragonabili solo a quelle che, trent'anni prima, avevano accompagnato la scomparsa di Rudolph Valentino. Dalla metà degli anni 50 ai nostri giorni, James Dean è stato oggetto di un vero e proprio culto: per decenni, migliaia e migliaia di fan lo hanno venerato e imitato, ne hanno commemorato la morte, ne hanno visitato la tomba, ne hanno collezionato cimeli e oggetti, alcuni hanno persino partecipato a competizioni in suo ricordo.

 

La sua immagine è stata abbondantemente utilizzata e rielaborata - in modo più o meno diretto - dall'industria del cinema, della televisione e della moda. Si può anche dire che nessuno abbia contribuito quanto lui a definire quello che è ancora oggi il look più diffuso nei giovani di tutto il mondo: jeans e t-shirt, indumenti ormai considerati propri del look di tutti i giovani.

 

Sa babbaiola.

 

Giornata avara: un libro di Michele Atzori (Al secolo Dr. Drer)


 

Quando le giornate non erano avare, eravamo giovanissimi di fronte a un’infinita distesa di possibilità e di nulla. Io rientravo a casa dopo otto ore di teatro, avrei dovuto studiare fisica e invece trovavo davanti al portone Michele con Tommaso o Franceschino. Se dovevo fare altro, all’epoca davo ripetizioni, si sedevano al tavolo fino a quando non avevo finito e allora prendevo la vecchia telecamera vhs, di quelle con le cassette giganti, e andavamo in giro.


Lo zio me lo diceva spesso: “tu risponderai davanti al tribunale degli dei per dissipazione di intelletto! Devi scegliere cosa vuoi diventare, la notte ti devi addormentare pensando: voglio fare la regista, oppure la fisica, la violoncellista.”


E dire che lo zio ne ha azzeccate parecchie di predizioni, qualche mese prima che scoppiasse la pandemia lo incontrai in piazza e gli dissi: “tempi bui”. Mi rispose: “godeteveli, i prossimi saranno peggiori”. Comunque, si vedrà con questo tribunale... per il momento, come scrive Michele: “Tutti quanti, da grandi, siamo diventati impiegati o operai, qualche partita iva, nessuno è diventato presidente di nessuna superpotenza”.


Giravamo corti demenziali, finte pubblicità improponibili, ma soprattutto interviste per strada: che cosa è secondo lei l’anarchia? Cosa ne pensate delle parole del papa “la donna ideale deve essere o vergine o madre? “Siamo d’accordo!” (Ci aveva risposto una coppia, entrambi semi nudi, che avevamo raggiunto appartata in spiaggia). Una delle più belle, quando mi ero imboscata al comizio di Fini in piazza del Carmine, ma questa la racconto un’altra volta.


E andavamo nei bar a chiedere agli avventori di descriverci la figura de is oreris, quando i veri oreris eravamo noi, Michele poi era un professionista, con il suo modo di essere provocava e suscitava sempre qualche reazione. Tutte quelle perdite di tempo, tutta quella dissennata stupida allegria in realtà è stata vissuta, osservata e adesso raccolta e raccontata nel suo libro “Giornata avara”.

 

Una raccolta di episodi vissuti, di persone, incontri, battaglie e riflessioni invisibili che adesso hanno trovato una forma. E come ne “Gli invisibili” di Balestrini la scrittura è spesso puro dialogo senza stacchi, senza troppa punteggiatura e con i congiuntivi sbagliati. Nel libro di Michele c’è davvero tanto: i movimenti politici antagonisti contro la guerra, contro le basi militari, contro lo sfruttamento distruttivo del nostro territorio, la repressione dei compagni e ancora la disoccupazione, l’emigrazione, la nostra terra, la nostra lingua, la nostra poesia e la nostra musica. “Che le parole da noi in Sardegna sono fondamentali, magiche e sacre. Proprio come l’acqua”.

Insomma leggetelo e venite alla presentazione

mercoledì 29 settembre 2021

Sul lavoro non si muore per fatalità. Di Giovannimaria – Mimmia - Fresu



Ieri sul lavoro sono morte sei persone, dall’inizio dell’anno sono stati 677, una media di 2,5 decessi al giorno. Gli infortuni sul lavoro sono oltre 1.500 ogni giorno, quasi una media costante negli anni, non sono una ineluttabilità di un destino crudele, ma sono il risultato di una imprenditoria criminale che misura la capacità di profitto in proporzione alla diminuzione del costo del lavoro, dei diritti contrattuali e della sicurezza sul lavoro.

 

A ciò si aggiunge il ruolo colpevole della politica che rende più agevoli le forme di pirateria e rapacità imprenditoriali e la fuga dalle responsabilità delle aziende. Infatti il numero degli ispettori preposti ai controlli dei luoghi di lavoro sono in esaurimento, perché quelli che vanno in pensione non vengono sostituiti; al punto tale che in Italia ci sono interi territori senza vigilanza, e ciò significa lasciare mano libera agli evasori, al lavoro nero, allo sfruttamento della manodopera, all’assenza delle norme basilari di sicurezza sul lavoro.

 

Problema che si è accentuato dopo l’entrata in vigore del Jobs Act di Renzi, di cui la Legge delega n. 183 del 2014, all’interno della quale era prevista l’Agenzia unica della Vigilanza, che per altro blocca ogni assunzione per i corpi ispettivi dell’Inps e dell’Inail; riforma del lavoro che ha istituzionalizzato il precariato, indebolito gli strumenti di controllo dell’attività delle imprese e che, nonostante i danni prodotti, è ancora in vigore.

 

Per parte sua, la Asl, dispone di 2.500 ispettori, una sciocchezza rispetto al fabbisogno, ora dovrebbero assumerne altri 2000, ma le Asl dipendono dalle regioni e sulla loro attività decide la politica regionale, i cui effetti sulla salute dei cittadini l'abbiamo vista all'opera nelle privatizzazioni della Sanità pubblica e la corruzione accertata nel settore, nella gestione preda delle logiche spartitorie tra i partiti, di manager che rispondono alle segreterie e non ai bisogni sanitari dei territori; sanità, come si osserva costantemente, dove mancano i medici, gli infermieri, i reparti e le terapie intensive. No, sul lavoro non si muore per fatalità.

 

Di Giovannimaria – Mimmia - Fresu

giornalista pubblicista presso Politiche sociali e immigrazione

 

Coro di dissenso al seminario organizzato via streaming dalla Sogin, parere positivo solo da un docente di fisica. «No alle scorie, le tenga chi le produce»


 

Gli argomenti sono quelli: il deposito nazionale delle scorie nucleari in Sardegna costituirebbe un rischio ambientale, nuocerebbe all'immagine turistica dell'isola, sarebbe un danno per il patrimonio storico e archeologico cui andrebbero aggiunti i pericoli del trasporto via nave, con l'incognita terrorismo e la certezza di aver ampiamente pagato allo Stato un prezzo altissimo con la massiccia presenza militare.

 

L'altra faccia della questione, già sbrigata con un referendum popolare in cui il 98 per cento dei sardi ha detto no, sono i vantaggi economici garantiti in cambio di un assenso per la Sogin privo di sorprese: l'impianto, ha spiegato il direttore del deposito nazionale e parco tecnologico Fabio Chiaravalli, è del tutto passivo, non produce fumi, rumore, emissioni, rilasci e non insidierebbe la salute e le ricchezze del territorio sardo, indicato nel Cnapi - carta nazionale dei siti potenzialmente idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari – ma probabilmente fuori dal giro del Cnai, la carta che stabilirà quali sono i siti idonei.

 

C'è tempo per decidere: «Siamo ancora lontani dall'aver individuato il sito» ha ribadito Chiaravalli. Un richiamo che non sembra destinato a spegnere il dibattito su un tema molto sentito dell'isola, come la partecipazione via streaming di 17 stakeholder al Seminario nazionale dedicato ieri all'ascolto della Sardegna e le 122 osservazioni piovute sulle scrivanie dei tecnici Sogin - il 38% del totale nazionale - testimoniano. Al seminario si sono sentite solo voci contro tranne una, quella del docente di fisica Paolo Randaccio: «Pensateci bene, la politica ha informato male i cittadini sardi e li ha condizionati con opinioni a senso unico. Sono 150 ettari da vendere, quattromila posti di lavoro e poi altri 700, un polo di attrazione per la comunità scientifica e occasioni per i laureati. Dicano almeno una cosa, devono decidere i Comuni oppure la Regione?».

 

Un'opinione contro corrente, pesantemente rintuzzata dal presidente dell'Anci Emiliano Deiana: «Non ha deciso la politica, ma siamo di fronte a una sequenza di pronunciamenti popolari liberi, col rinnovato sospetto che le aree più fragili e abbandonate non siano state indicate a caso».Un "no" unanime è arrivato da sindaci e rappresentanti di associazioni, intervenuti per confermare la linea di netta opposizione espressa ancora una volta ieri dal presidente Christian Solinas in una nota e illustrate al seminario da Gianluca Atzori: «La Sardegna - ha ripetuto Solinas - si è già espressa con un referendum, è un no irrevocabile al deposito nazionale».

 

Fra gli altri sono intervenuti Alessandro Arru, di Isde-medici per l'ambiente («andremmo incontro a un carico radiologico ingiustificato rispetto alla penisola, dove vengono prodotte le scorie»), Giorgio Querzoli di Legambiente («manca del tutto un'analisi dei rischi idrogeologici»), Bustiano Cumpostu («la Sardegna è il più grande museo archeologico all'aperto del mondo, non possiamo metterlo a rischio»).

 

La massima contrarietà al progetto è stata espressa anche dai sindaci Paola Casula (Guasila), Maria Cristina Ciccone (Mogorella), Martino Picchedda (Turri), Andrea Soriga (Unione comuni Marmilla) e Manuela Pintus (Arborea), mentre per il comitato No Scorie hanno parlato anche Giorgio Canetto, Marco Marrocu, Lino Zedda, Sara Nicole Cancedda, Sandro Marchi e Giulio Porcu.

 

di Mauro Lissia (La Nuova Sardegna, 29.09.2021)

martedì 28 settembre 2021

Stadi e teatri, aumenta la capienza



Non è ancora il "tutto esaurito" ma teatri, cinema, stadi e palazzetti dello sport potrebbero tornare a riempirsi al di là del 50% (all'aperto) finora concesso (25% al chiuso). Il Comitato tecnico-scientifico si è riunito ieri sera per discutere sull'aumento delle capienze: sul tavolo anche l'istanza sulla possibilità di riaprire le discoteche. Già nel prossimo Consiglio dei ministri in programma domani le indicazioni degli esperti potrebbero tradursi in un provvedimento di legge. E sono possibili anche alcune novità sulla quarantena.

 

Scadenza e ipotesi. Il decreto sul Green pass prevedeva che il Cts licenziasse entro il 30 settembre un parere «sulle misure di distanziamento, capienza e protezione nei luoghi nei quali si svolgono attività culturali, sportive, sociali e ricreative» in vista «dell'adozione di successivi provvedimenti». Tra le ipotesi allo studio del Cts, ovviamente con il Green pass obbligatorio, l'aumento all'80% della capienza di musei, cinema e teatri, al 75% degli stadi, al 50% dei palazzetti; controverso il capitolo discoteche, considerato un ambiente che non offre garanzie di sicurezza.

 

Quarantena. Altro punto su cui potrebbe esserci a breve una valutazione da parte degli esperti del Comitato è la riduzione della quarantena per i vaccinati. «Credo che arriveremo a togliere la quarantena ai vaccinati passando per un'ulteriore riduzione. E' un momento di transizione questo, le cose stanno andando molto bene, osserviamo ciò che accadrà nelle prossime settimane come i contagi dopo aver riaperto tutto, comprese le scuole. Poi penso che sia auspicabile e di buonsenso liberare chi è vaccinato dalle quarantene», ha sottolineato ieri il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri.

 

Sport. Più tifosi negli spalti, sia al chiuso che all'aperto. «Ci stiamo impegnando per garantire l'aumento graduale della capienza. I campionati di calcio sono iniziati fra il 22 e il 29 agosto, prima c'è stata la Coppa, con i controlli all'ingresso ed il Green pass la curva dei contagi è scesa drasticamente, evidentemente quella sorta di assembramento nelle curve, senza distanziamenti, non genera effetti negativi», ha affermato il presidente della Figc, Gabriele Gravina.

 

Tra gli studenti. Il discorso "quarantena" riguarda ovviamente anche il mondo scolastico. A oggi per i ragazzi o i prof vaccinati che entrano in contatto con un positivo l'isolamento è obbligatorio per 7 giorni se si è vaccinati, 10 se non si ha nemmeno una dose. Al termine della quarantena è necessario sottoporsi a un tampone. Chi rifiuta il test deve restare in casa per 14 giorni. Parlando delle quarantene a scuola, Sileri aggiunge: «Dipenderà dal tipo di classe. In quelle piccole è più facile che si verifichi un contatto e quindi è più difficile poter gestire delle quarantene ristrette, mentre nelle classi in cui ci sono soggetti un po' più grandi è chiaro che è tutto più semplice perché i contatti sono più limitati», conclude Sileri.

 

Le ipotesi su cui lavora il Cts sono: ridurre la quarantena a 5 giorni per tutti e mandare in quarantena gli alunni della stessa fila di banchi dell'alunno contagiato, di quella davanti e di quella dietro. Discoteche Un parere sulla riapertura delle discoteche. E' il quesito rivolto dal ministero dello Sviluppo economico, su indicazione del ministro Giancarlo Giorgetti, al Comitato tecnico scientifico. L'auspicio è che il Cts «si esprima sulla possibilità di superare l'attuale regime di assoluta sospensione delle attività di sale da ballo, discoteche e locali assimilati, prevedendone l'apertura» subordinata «al rispetto di misure di prevenzione, fra cui l'accesso esclusivamente con Green pass, e l'individuazione di limiti di capienza massimi» come quelli per gli altri spettacoli dal vivo e il rispetto di protocolli. (m. m.)


lunedì 27 settembre 2021

(27 Settembre 1964) Vengono pubblicati i risultati dell’indagine della Commissione Warren


 

(27 Settembre 1964) Vengono pubblicati i risultati dell’indagine governativa realizzata dalla Commissione Warren sull’assassinio del presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. La commissione stabilisce che il presidente è stato ucciso dalla mano di Lee Harvey Oswald. Lo scetticismo con cui l’opinione pubblica mondiale accoglie i risultati, costringono il presidente Gerald Ford a nominare una seconda commissione nel 1976, la United States Select House Committee on assasinations, la quale ipotizzerà che Oswald abbia fatto parte di una più vasta cospirazione i cui membri tuttavia non furono identificati.

 

Dopo il suo arresto, il 24 novembre, nei sotterranei della centrale di polizia di Dallas, mentre veniva trasferito alla prigione della contea Lee Harvey Oswald fu ucciso da Jack Ruby, che dichiarò di aver agito per vendicare la morte di Kennedy. Tuttavia Ruby era membro della mafia italoamericana, e ciò diede adito alla teoria del complotto, secondo cui era necessario zittire Oswald, che in realtà sarebbe stato un agente segreto con ruoli riconosciuti anche nell'IDEA, poi richiamato in patria per infiltrarsi tra gli esuli cubani, che accusavano NFL di non aver intrapreso l'operazione "Mangusta". In realtà, questa fu bloccata in seguito agli accordi scaturiti dalla crisi dei missili.

 

In due interviste, nel 1994 a Bob Vernon e nel 2003 a Jim Marrs e Wim Dankbaar, un certo James Files, mafioso informatore della CIA, rivelò di essere il vero cecchino dell'attentato a Kennedy insieme a Charles Nicoletti, un altro mafioso italo-americano. Lui era appostato sulla collinetta di Grassy Knoll in Dealey Plaza e sparò con una pistola Remington XP-100 "Fireball" caricata con un proiettile con l'ogiva rivestita di mercurio, mentre Nicoletti era al quinto piano del Dal-Tex Building (il deposito di libri da dove sparò Oswald). L'operazione Kennedy sarebbe stata pianificata dalla CIA e dal boss della malavita di Chicago Sam Giancana. Lee Harvey Oswald faceva parte del progetto, ma come capro espiatorio.

 

Nel 2004 arrivarono altre due testimonianze: quella E. Howard Hunt e quella di Madeleine Duncan Brown. Il primo registrò un nastro audio e la seconda un video che combaciano su molti punti e avvalorerebbero la tesi complottista. Howard Hunt, un agente della CIA, imputato anche nel caso Watergate, fece la sua confessione al figlio in punto di morte facendogli ritrovare la sua testimonianza in una traccia audio.

 

Nelle sue rivelazioni l'ex agente segreto fa i nomi di Mary Pinchot Meyer e nomi di numerosi individui con legami diretti o indiretti con la CIA. Tutti avrebbero avuto un ruolo nell'omicidio Kennedy: addirittura il vicepresidente (poi eletto presidente) Lyndon B. Johnson, futuro Presidente USA. Questo non approvava la decisione di Kennedy, di voler ritirare le truppe del fango del Vetnam, anche perché questa decisione avrebbe compromesso i suoi affari nell'industria delle armi. Ad avvalorare le dichiarazioni di Hunt (e, quindi, la sua presenza in Dealey Plaza il giorno dell'assassinio di Kennedy), è la stretta somiglianza con uno dei tre vagabondi fermati subito dopo l'omicidio di Kennedy e poi rilasciati.

 

Sempre recentemente, l'ex amante di Lyndon Johnson, Madeleine Duncan Brown, in una intervista video ha rivelato di aver saputo del complotto il giorno precedente al delitto e che Johnson ne faceva parte. Una seria indagine fu quella del procuratore di New Orleans Jim Garrison, che contestò il verdetto della commissione Warren (La sua storia fu oraccontata da O. Stone nel film JFK, un caso ancora aperto).

 

Harrison dimostrò che tutti i componenti della Commissione Warren erano legati alla CIA ed agli ambienti militari. Dimostrò con certezza che gli spari su Kennedy giunsero da tre posizioni diverse, è sopratutto che E.L. Oswald non poteva colpire il presidente da quella distanza, anche perché coperto degli alberi.

 

Indubbiamente la morte di Kennedy faceva comodo a molti, alla CIA, alla mafia, a chi voleva bloccare la sua politica antirazziale, all'FBI, ai ricchi produttori di armi. È certo, comunque, che il successore di Kennedy cambiò radicalmente linea politica, continuando il lavorio anti Fidel Castro, interrompendo qualsiasi dialogo con l'URSS, continuando la guerra in Vietnam, lasciando in pace la CIA e i banchieri statunitensi.

 

Quando lo "spettro" di un nuovo Kennedy, Bob, si riaffacciò sulla scena della carica presidenziale, un nuovo omicidio chiuse la vicenda. Ritornano alla mente le parole pronunciate da John Kennedy in un incontro pubblico: "Chi ha cercato stupidamente di ottenere il potere cavalcando la tigre ha finito per esserne divorato." E JFK, che cercò di domare quelle tigri che volevano conservare il proprio potere, finì sbranato.

 

Sa Babbaiola

04 Ottobre Oltre il Senso - Festival Spaziomusica



Dalle ore 21:00 alle ore 23:00

Evento di Spaziomusica Project

Teatro Massimo

Pubblico  · Chiunque su Facebook o fuori Facebook

 

L’attività dell’Associazione Spaziomusica si articola nel 2021 su una proposta di produzione e diffusione di prodotti artistici legati alla musica contemporanea e alle arti performative di eventi multimediali, concerti e performance, rilanciando la sperimentazione e l’esplorazione sulla relazione intrinseca tra pubblico e spettatore. Esplorazione che, a partire dal segno della scrittura e dal gesto dell’improvvisazione, si allarga fino a includere il paesaggio sociale in cui viviamo, generando, tramite tecnologie multimediali interattive e immersive, una visione fantastica del nostro abitare il mondo.

SAVE THE DATE
4 Ottobre
TEATRO MASSIMO, sala M2
Ore 21.00
Inire (Krzysztof Pawlik e Ma
łgorzata Dancewicz), Rhizome, performance audiovisuale (Polonia)
Ore 21.30
Krzysztof Pawlik (Polonia), dimensions performance audiovisuale
The proje
ct was implemented as part of the scholarship of the Ministry of Culture, National Heritage and Sports of the Republic of Poland.
Ore 22.00
VIRAIM (Teresa Virginia Salis, Raimondo Gaviano) (Italia), KONIEC
ŚWIATA di Dorota Kędzierzawska (Polonia), performance audiovisuale

5 Ottobre:
TEATRO MASSIMO, sala M2
ore 21.00
Hybrid Ensemble (Italia), Enrico Di Felice, flauto, Raffaele Bertolini, clarinetto, Fabrizio Casti e Roberto Zanata live electronics
Musiche di Andrea Talmelli, Franco Donatoni, Gianfranco Messina, Gianluca Podio, Andrea Nicoli, Fabrizio Casti e Mauro Porro
ore 22.00
Ensemble Scisma (Italia)
Gaia Aloisi, voce; Giulia Lallai, Manuela Loddo, Pietro Nonnis, flauto; Alessia Dessì, Paola Lilliu, clarinetto; Davide Collu, Cinzia Curridori, percussioni; Anna Maria Fiore, Camilla Mar-rocu, Maria Clarissa Melis, violino; Omar Leone, violoncello; Melania Bertolo, Francesco Ghiglieri, Matteo Atzori, pianoforte; Marco Caredda, direttore
Musiche di Morton Feldman, Gaia Aloisi, Giacomo Manzoni, Domenico Lavena, Henry Cole, e Luciano Berio

6 Ottobre:
TEATRO MASSIMO, sala M2
Ore 21.00
Giuseppe Greco (Italia), pianoforte
Musiche di Sandro Mungianu, Claudia Mura, Nicola Monopoli e Luisa Valeria Carpignano
Ore 22.00
Marco Ferrazza live set plus Svart1 (Raimondo Gaviano) al live Visuals (Italia)
Una Wunderkammer minore, performance audiovisuale

7 Ottobre:
TEATRO MASSIMO, sala M2
Ore 21.00
Elio Martusciello, Fabrizio Casti, Roberto Zanata (Italia), Chimera
Ore 22.00
Cesare Saldicco (Italia), live set improring

8 Ottobre:
TEATRO MASSIMO, sala M2
Ore 21.00
Giulio Colangelo e Valerio De Bonis (Italia), [RE]BO[U]NDS ~ expanded media
Ore 22.00
Monica Benvenuti, voce, Francesco Giomi, elettronica (Italia)
Musiche di Silvano Bussotti

9 Ottobre:
TEATRO MASSIMO, sala M2
Ore 19.00
Felicita Brusoni (Italia), soprano lirico leggero - Ecolalìe
Musiche di Antonio Agostini, Domenico De Simone, Andrea Nicoli, Silvia Pepe e Massimiliano Viel
Ore 22.30
Brigata Stirner (Italia), Credo, performance audiovisuale

10 Ottobre:
TEATRO MASSIMO, sala M2
Ore 17.30
PianoLAB
Nicola Vandenbroele, Cristiana Mastrantonio, Nicola Vandenbroele, Daniela Gonzalez e Andrea Ivaldi, pianoforte
Laura Murineddu, Agostino Giannotti, Federico Raspa, Luigi Curreli, Walter Cianciusi e Giancarlo Grandi, live electronics
Musiche di Marco Lizzeri, Federico Raspa, Dario Sanna, Jacopo Tore, Gabriele Verdinelli, Giancarlo Grandi e Walter Cianciusi
Ore 21.00
Duo Dubois (Italia) (Federico Tramontana, percussioni, Alberto Cavallaro, sassofono)
Musiche di Justina Repe
čkaitė, Maja Bosnic, Stanislas Pili, Simone Corti e Tommaso Settimi

15 Ottobre:
Spazio OSC /Domosc (via Newton 12 Cagliari)
Ore 21.00
Joan Martí-Frasquier, baritone saxophone (Lussemburgo)
Albena Petrovic Vratchanska, piano (Lussemburgo)
Musiche di Gustavo Britos, Ian Wilson, Albena Petrovic e Fernando Lerman

16 Ottobre:
SPAZIO OSC /DOMOSC(via Newton 12 Cagliari)
Ore 21.00
Un Proyecto De Ensemble D'arts
Miriam Valero Y Drian Hernández (Spagna), musica, movimento, video, luci

18 Novembre:
CONSERVATORIO DI MUSICA, AULA MAGNA
Ore 9.30/13.00 – 15.30/19.00
Franco Oppo: innovazione e tradizione - Giornata di studi - Interventi di: Antonio Doro, Alessandro Milia, Luca Befera, Lucio Garau, Francesco Bachis, Duilio Caocci, Riccardo Leone, Enrico Di Felice

TEATRO MASSIMO, SALA M2
Ore 21.00
Enrico Di Felice, Giulia Lallai, flauto; Giulia Marongiu, clarinetto basso; Silvia Congia, violino; Omar Leone, violoncello; Cinzia Curridori, Roberto Migoni, percussioni; Marcello Calabrò, pianoforte; Giacomo Medas, direttore
Musiche di Franco Oppo

19 Novembre:
CONSERVATORIO DI MUSICA, AULA MAGNA
Ore 9.30/13.00 – 15.30/19.00
Franco Oppo: innovazione e tradizione - Giornata di studi - Interventi di: Gian Carlo Grandi, Marco Cosci, Mario Carraro, Stefano Melis, Francisco Rocca, Gian Nicola Spanu, Marco Lutzu, Angela Carone, Fabrizio Marchionni, Francesca Deriu, Andrea Bini

TEATRO MASSIMO, SALA M2
Ore 21.00
Icarus vs Muzak (Italia)
Riccardo Barbarisi, violoncello; Francesco Pedrazzini, percussioni e performer; Giorgio Genta, chitarra elettrica e performer; Diego Petrella, pianoforte e performer; Gilda Gianolio, performer
Musiche di Jakob TV e Alexander Schubert

24 Novembre:
Ore 19.30
TSuono, Performance sonoro-musicale interattiva per oggetti sonori e pubblico partecipante.
Progetto di A. Seggi, F. R.Motzo e S.A.
Russo. Evento gratuito su prenotazione.

26 Novembre:
SPAZIO OSC /DOMOSC (via Newton 12 Cagliari)
Ore 21.00
Marco Donnarumma (Italia/Germania), Corpus Nil

I BIGLIETTI SONO IN VENDITA ALLA BIGLIETTERIA DEL TEATRO MASSIMO
PER ASSISTERE AGLI EVENTI È OBBLIGATORIO IL GREENPASS

  

L'ex presidente catalano: «Quando il vostro popolo chiamerà noi ci saremo» Indipendentisti sardi uniti nel nome di Puigdemont


 

«Abbiamo apprezzato il sostegno della Sardegna e sentiamo un'obbligazione storica nei confronti della vostra lotta per l'autodeterminazione. Quando il popolo sardo avrà bisogno della nostra solidarietà, i catalani non si tireranno indietro». Il tema dell'autodeterminazione sarda era rimasto finora in sordina, negli interventi pubblici di Carles Puigdemont nell'isola, ed è facile capire il perché. L'ex presidente della Catalogna vuole vincere la sua metaforica guerra per l'indipendenza sul piano europeo, e la diplomazia impone di non affrontare temi scomodi per gli stati di cui si cerca il supporto.

 

All'assemblea degli amministratori e dei politici indipendentisti, organizzata a Oristano dalla Corona de Logu, il leader catalano però si sbottona: «Dobbiamo rafforzare i legami fra i nostri movimenti, siamo realtà diverse con un medesimo obiettivo. E abbiamo una cosa in comune: il tanto lavoro da fare». Una benedizione che in tanti volevano, perché le differenze politiche scompaiono per chi considera Puigdemont un eroe, e così può capitare di vedere gli esponenti della sinistra radicale indipendentista scattarsi un selfie con il leader catalano, che ha un retroterra politico liberale e centrista.

 

Due le parole d'ordine, lanciate da Puigdemont e riprese nella gran parte degli interventi: Europa e nonviolenza. «Noi abbiamo rinunciato a ogni forma di violenza e per questo la repressione della polizia spagnola a partire dal referendum del 1 ottobre 2017 è stata una cosa che l'Unione europea non può accettare. La crisi catalana è una crisi che riguarda tutta l'Europa» ha affermato e gli ha fatto eco poco dopo lo storico leader di Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu: «Catalogna e Scozia sono le teste di ponte per scardinare l'Europa degli stati e costruire un'Europa dei popoli».

 

Un continente progressista e liberale, quello tratteggiato da Puigdemont: «I nostri progetti nazionali devono essere al servizio di un progetto europeo contro l'ingiustizia e la povertà, in difesa dei popoli e della terra minacciata dal cambiamento climatico». I toni moderati dell'europarlamentare ben si conciliano con quelli del padrone di casa,  il sindaco di Villanovaforru e presidente della Corona de Logu Maurizio Onnis: «Il compito degli amministratori indipendentisti non è diffondere la nostra ideologia, ma governare bene. La Sardegna ha bisogno di autodeterminazione per essere più ricca». Il clima, anche a causa dell'arresto e del rilascio di Puigdemont, è quello della festa.

 

E alle feste, si sa che si cerca di mettere da parte antipatie e inimicizie. Il leader catalano è quel papa straniero che mette d'accordo tutti: dalla sinistra radicale di Liberu e Caminera Noa, in gran parte reduci dall'esperienza di A Manca pro s'Indipendentzia e non certo in ottimi rapporti fra loro, ai più moderati Sardigna Libera e Rossomori, sino al civismo di Sardegna Possibile e dell'Assemblea Nazionale Sarda che si ispira proprio all'esperienza catalana, al centrismo liberale del Partito dei Sardi e di A Innantis di Franciscu Sedda.

 

C'è anche Meris, il partito fondato da Doddore Meloni, così come c'è Sardigna Natzione e non manca lo spazio per le istanze femministe del Coordinamento Intersezionale Sardo. Sono seduti vicini i rappresentanti di iRS e quelli di ProgReS, che dopo anni di faide si sono riuniti in un progetto politico comune insieme al collettivo Torra di Frantziscu Pala. C'è anche il Psd'Az, con Andrea Cocco, capo di gabinetto di Quirico Sanna all'assessorato agli Enti locali e responsabile Esteri sardista, che invoca l'unità: «Basta con gli steccati ideologici del Novecento, costruiamo gli stati generali indipendentisti al di là dei colori politici».

 

Poco prima era intervenuta Lidia Fancello, fuoriuscita sardista in rottura con Solinas, che ha portato la voce dell'Efa-Ale, il gruppo europeo da cui è stato espulso il Psd'Az a causa dell'alleanza con la Lega e di cui fanno parte Puigdemont e il suo JuntsXCat. Un mondo frammentato e variegato, che fa prove di unità anche grazie al ruolo dei sindaci e degli amministratori della Corona de Logu, che dal canto loro puntano tutto sulla concretezza dell'azione amministrativa, con lo scopo di guadagnarsi una credibilità elettorale che al movimento indipendentista sardo è spesso mancata.

 

di Davide Pinna

 

“La Nuova Sardegna,” 27.09.2021

Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca

 


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